Economia
I dazi di Trump zavorrano la crescita in Ue, tagliate anche le stime sul Pil dell'Italia: +0,7% nel 2025
Le politiche economiche di Donald Trump stanno mettendo in grande difficoltà l'Unione europea. Le stime

Ue, i dazi fanno paura: previsioni di crescita riviste al ribasso
Le politiche economiche di Donald Trump stanno mettendo in grande difficoltà l'Unione europea. A causa dei dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti e solo momentaneamente sospesi infatti, la Commissione europea è stata costretta a rivedere al ribasso i dati relativi alla crescita. Naturalmente su queste previsioni di primavera pesano anche le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e l'incertezza generale a livello geopolitico.
Per il 2025 per l’eurozona, la crescita prevista è ora dello 0,9%, in calo rispetto all’1,3% stimato lo scorso autunno. Anche per il 2026 la previsione è stata ridotta all’1,4% (da 1,6%). Analogamente, nell’UE si prevede una crescita dell’1,1% nel 2025 (contro l’1,5% precedente) e dell’1,5% nel 2026, in calo rispetto all’1,8% indicato in precedenza. A livello globale, la Commissione ha abbassato le previsioni di crescita economica per il 2025 e il 2026 dal 3,5% al 3,3%. Per quanto riguarda l’inflazione, le stime per l’eurozona nel 2025 restano ferme al 2,1%, mentre per il 2026 sono state riviste al ribasso all’1,7% rispetto all’1,9% precedente. Anche il tasso di disoccupazione previsto per il 2025 rimane invariato al 6,3%.
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La situazione della Germania
Nelle previsioni economiche di primavera la Commissione europea taglia con decisione le stime di crescita della Germania con un Pil atteso invariato quest'anno (allo 0%, dopo il calo dello 0,2% nel 2024) e in aumento dell'1,1% nel 2026. Nelle precedenti stime era atteso crescere dello 0,7% quest'anno e dell'1,3% il prossimo. Pesano esportazioni in calo, consumi deboli, incertezza globale e condizioni finanziarie sfavorevoli. Tra le altre grandi economie Ue, la Francia è vista crescere ora dello 0,6% e dell'1,3% nel 2026. La Spagna del 2,6% e del 2% nel 2026. Quest'anno correranno più degli altri Malta (+4,1%) e Irlanda (+3,4%).
"L'economia tedesca ha continuato a incontrare difficoltà per tutto il 2024. Il Pil reale si è contratto dello 0,2%, dopo un calo dello 0,3% nel 2023", spiega la Commissione. Questo "riflette forti perdite di quote di mercato delle esportazioni, soprattutto verso la Cina, ma anche verso gli Stati Uniti. L'elevata incertezza e le rigide condizioni di finanziamento hanno pesato sugli investimenti in attrezzature. I consumi privati ;;hanno fornito un supporto limitato alla crescita economica, poiché il sentiment dei consumatori è rimasto basso e il tasso di risparmio delle famiglie è aumentato". "I dazi e l'elevata incertezza contribuiscono al declino strutturale dei principali settori esportatori e il mercato statunitense non fornirà più un cuscinetto parziale contro la rapida contrazione delle esportazioni verso la Cina", aggiunge l'esecutivo. "Dopo una leggera contrazione per due anni consecutivi, si prevede che l'attività economica ristagnerà sostanzialmente nel 2025 - aggiunge la Commissione -. Le tensioni commerciali sono destinate a pesare significativamente sulle esportazioni, sebbene si preveda una leggera espansione dei consumi privati ;;nel 2025, sostenuti dall'aumento del potere d'acquisto e dai tassi di interesse più bassi. Si prevede che gli investimenti ristagneranno quest'anno, frenati da condizioni di finanziamento più restrittive e da un sentiment economico più debole, entrambi correlati all'elevata incertezza".
L'Ue taglia le stime del Pil Italia, +0,7% in 2025, +0,9% in 2026
La Commissione europea nelle previsioni di primavera ha tagliato le attese di crescita del Pil italiano allo 0,7% nel 2025 e allo 0,9% nel 2026. Nelle previsioni di autunno stimava una crescita dell'1% per quest'anno e dell'1,2% per il prossimo. La Commissione prevede che il deficit italiano continui a scendere dal 3,4% del Pil nel 2024 al 3,3% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. Il rapporto del debito sul Pil è invece destinato ad aumentare secondo Bruxelles, trainato dall'impatto ritardato dai bonus casa accumulati nel disavanzo fino al 2023, per salire dal 135,3% del 2024 al 136,7% nel 2025 e al 138,2% nel 2026.