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Economia, un 2023 complicato a rischio di una recessione moderata

Economia, un 2023 più complicato del previsto

Le previsioni economiche sono, da sempre, le più difficili da azzeccare. E’ così anche per il 2023. Ma il mix di inflazione, rialzo dei tassi, debolezza dell'economia cinese e geopolitica in rapida evoluzione hanno, per gli analisti internazionali, un 60% di diventare recessione. Una recessione che, per alcuni esperti meno pessimisti, potrebbe persino non accadere o avvenire in forma non devastante. Il 2022 avrebbe dovuto essere l'anno della ripresa dopo la pandemia. E’ invece diventato l'anno della guerra, dell'inflazione, dei prezzi senza controllo di energia e materie prime, di eventi climatici estremi. Ed è stato pure l’anno in cui le banche centrali, per attaccare l’inflazione, hanno cancellato al denaro il costo zero. L’opinione più ricorrente tra gli analisti economici è che il 2022 sia  stato un anno difficile e il 2023 lo sarà ancora di più. La domanda frequente fatta da molti è se, nel prossimo anno, le banche centrali saranno capaci di ridurre l'inflazione ma non non al concordato 2% ma a livelli più accettabili senza provocare una recessione.

Economia, un'inflazione duratura e a due cifre

Dopo aver insistito detto per mesi che l'inflazione fosse solo “di passaggio”(come ripetuto dallo stesso Joe Biden) le banche centrali, visti i prezzi alti,  hanno reagito con rialzi dei tassi che non si vedevano da 40 anni. Il costo del denaro è cresciuto. Negli Stati Uniti si è passati dallo 0,25% di marzo al 4,5%. In Europa dallo 0% al 2,5% tra luglio e dicembre. E’ facile auspicare che il trend rialzista degli istituti bancari possa continuare fino a quando l'inflazione non si avvicinerà al 2%. Negli Stati Uniti la curva ha cominciato a raffreddarsi ma in Europa ancora molti paesi (Spagna, Germania, Regno Unito e Italia) la vedono ancora a doppia cifra. Molti altri esperti invece sono convinti che i tassi scenderanno nei prossimi mesi per il raffreddamento dei  prezzi energetici ed alimentari. Ma lo sviluppo di tutto questo scenario è ancora dipendente dalla guerra in Ucraina. Senza dimenticare anche gli effetti “ritardati” delle politiche di sostegno in Europa, come gli aiuti tedeschi da 200 miliardi e la maggior parte dei fondi Next Generation.

Economia, molti fattori mantengono l'inflazione "viva"

Identica cosa sta succedendo negli Usa. Gli stimoli per le famiglie, i sussidi di disoccupazione, i risparmi dei cittadini sono cresciuti , secondo Bloomberg, dai mille miliardi di dollari prima del Covid ai 4,7 trilioni nel secondo trimestre di quest'anno. Ma anche altri fattori potrebbero mantenere l’inflazione ben viva: aumenti salariali, la frammentazione dell'economia globale e i cambiamenti climatici. Diversi cali di produzione regiatrati nell'anno hanno provocato un calo del Pil nell'eurozona e un notevole rallentamento negli Usa. Tra i più recenti dati positivi la decisione cinese di porre fine alla politica zero Covid, anche se i contagi sembrano non finire. Fino ad ora le economie più sviluppate, anche se con difficoltà, hanno tenuto. Ma l'aumento dei costi di finanziamento e il generale calo del reddito disponibile rappresentano un evidente freno. Meno utili societari, meno investimenti sono altri dati di fatto che contribuiscono a prevedere una prossima recessione, anche se non pesante. Fitch ha confermato che per gli Stati Uniti e l'area dell'euro, ogni punto percentuale di aumento dei tassi di interesse riduce il PIL di mezzo punto. La BCE ha già alzato i tassi di 2,5 punti percentuali e la Federal Reserve di 4,25 punti. Le previsioni differiscono, a secondo delle diverse agenzie di analisi, ma indicano che la recessione negli Stati Uniti potrebbe essere intorno al -0,5%, mentre in Europa e Regno Unito tra -1,5% e -2 %.

Economia, niente recessione in Cina, ma crescita rallentata

Niente recessione in Cina, secondo la maggior parte degli analisti, ma crescita contenuta ai livelli di metà 2021 entro il 2023. Primo semestre in crescita lenta e poi rimbalzo. La vera novità è che, secondo la maggioranza degli esperti, la Cina per i prossimi trenta anni non supererà gli Usa come prima potenza economica. Gli analisti meno ottimisti scommettono su un PIL mondiale del 2,2% nel 2023. Altri solo dell’1,2% nel prossimo anno. I due paesi "osservati speciali" nel prossimo anno saranno l’Italia,  con il suo debito “monstre” del 150%, e il Brasile, con il nuovo governo. Altre preoccupazioni, più di tipo politico, valutano delicata la situazione Usa con la Camera dei Rappresentanti ora in mano repubblicane che potrebbe fomentare spinte populiste e i cambi di in Medio Oriente, con la Cina come nuovo attore insieme all’Arabia Saudita Dopo quanto successo negli ultimi anni non ci sono limiti a quello che si può immaginare accadrà nel 2023. L'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad) prevedono che la forza mostrata dal commercio mondiale quest'anno rallenterà nel 2023.  Il commercio crescerà dell'1% , dopo il 3,5% previsto per quest'anno. Tuttavia, i cambiamenti più importanti sono legati alla guerra in Ucraina. Senza l’Europa la Russia sta offrendo gas a India e Cina. Quest’ultima, secondo S&P, comprerà oltre il 25% delle esportazioni russe, rispetto al 12% del 2018. E poi Turchia, Bielorussia, Kazakistan e Corea del Sud. Insomma nel 2023 potremmo entrare in un mondo economicamente e politicamente molto diverso da quello di prima della pandemia. Meglio o peggio lo si potrà vedere solo nel medio termine.

 

 

 

 

 

 

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