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Economia
Il dollaro vince la guerra in Ucraina: il biglietto verde sempre più forte

Il dollaro è sempre più forte

Non che ci fossero molti dubbi, ma i numeri non mentono mai: chi sta guadagnando dal conflitto tra Russia e Ucraina non è l’Europa, che si è ritrovata una guerra entro i propri confini a distanza di 75 anni dall’ultima volta. No, sono gli Stati Uniti, che non hanno problemi di vicinanza con Kiev e che hanno potuto contare su un dollaro sempre più forte. Tant’è che il Dollar Index, che misura il valore del biglietto verde rispetto a sei valute straniere, è aumentato del 6,8% dall’inizio dell’anno. Nello specifico, da gennaio si sono riscontrati i seguenti valori: 8,2% contro l’euro e il franco svizzero, 9,7% contro la sterlina e 13,1% contro lo yen giapponese.

Non ci sono alternative

Ci troviamo in uno scenario in cui il dollaro americano rimane leader del mercato con poche alternative per i commercianti in cerca di paradisi sicuri: il franco svizzero non è l’opzione migliore a causa degli interventi regolari della Banca Nazionale Svizzera (quasi 4,2 miliardi di franchi sono stati impegnati nelle ultime settimane per sostenere il tasso di cambio della valuta). Lo Yen giapponese non risulta invece un problema dal momento che la Banca del Giappone ha mantenuto una politica monetaria ultra-accomodante,

Rublo sempre più debole

Quello del rublo non è più un mercato libero. Dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, la banca centrale russa è intervenuta pesantemente per sostenere la valuta nazionale, introducendo diverse misure per costringere le società locali a vendere i loro dollari ed euro per acquistare rubli. “In considerazione di ciò, il fatto che società energetiche come Eni siano pronte a effettuare pagamenti in rubli dovrebbe avere un grande impatto sulla valuta russa – spiega Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst in Italia -. La rigida gestione dei cambi attuata dalla banca centrale continuerà, a nostro avviso, nel breve e nel medio termine. Il rublo non si sta evolvendo liberamente sul mercato FX. Possiamo anche chiederci se sia liberamente convertibile”.

Il futuro delle sanzioni

È molto improbabile che l'Europa si opponga bloccando i conti correnti delle società che effettuano pagamenti in rubli. C'è una divisione crescente tra i leader dell'Ue per quanto riguarda il costo economico della guerra (in pratica, inflazione più alta per tutti). “Sappiamo che l'Italia, ma anche la Germania, sono riluttanti a intensificare le tensioni che comprimerebbero i margini delle imprese europee e il potere d'acquisto delle famiglie – chiosa Sansone -. Dobbiamo aspettarci che l'Europa se ne stia alla larga da questo problema lasciando ai paesi membri il compito di decidere, caso per caso, quale approccio adottare”.

Cresce il real brasiliano

Il real brasiliano potrebbe essere una delle valute emergenti vincenti. Siamo entrati in un nuovo superciclo delle materie prime, il che significa un lungo periodo di prezzi elevati derivanti da diversi fattori, come l'impatto della transizione green e anni di sottoinvestimento nelle infrastrutture dell'energia fossile, per fare qualche esempio.  

“Ciò darà supporto alle valute delle materie prime – aggiunge Sansone - nel lungo periodo, incluso il real brasiliano. Le prossime elezioni generali del 2 ottobre dovrebbero portare una maggiore volatilità. Ma l'impatto sarà piuttosto limitato sul tasso di cambio del real nel medio termine, a nostro avviso. Né Lula Bolsonaro si atterranno alla regola fiscale brasiliana che limita i massimali di spesa e richiede che gli aumenti permanenti della spesa obbligatoria siano compensati da disposizioni per incrementare le entrate o ridurre la spesa altrove. Gli investitori stranieri ne sono ben consapevoli e non sembrano preoccupati, al momento. Sulla base del lavoro dell'Institute of International Finance, stimiamo che il valore equo dell'USD/BRL sia di circa 4,50 (contro 5,08 dell'8 maggio 2022)”.

 


 

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