Economia
Istat: è record occupazione a marzo. Ma il 24,5% dei giovani è senza lavoro

Tasso di disoccupazione giù all'8,3%. Boom dei dipendenti a termine che raggiungono i 3 milioni 150 mila, il valore più alto dal 1977
Lavoro, l'occupazione rimane sostanzialmente stabile tra gli uomini, mentre diminuisce tra gli autonomi e i più giovani (15-24 anni)
Scende il numero di persone in cerca di lavoro, il tasso di disoccupazione scende all’8,3% nel complesso, ma sale al 24,5% tra i giovani: all’indomani del primo maggio l’Istat fotografa l’andamento dell’occupazione in Italia, registrando un aumento del livello dello 0,6% pari a 133mila occupati in più rispetto all’anno precedente.
L'aumento dell'occupazione (+0,4 per cento, pari a +81mila) coinvolge le donne, i dipendenti e le persone con più di 24 anni di età; l'occupazione rimane sostanzialmente stabile tra gli uomini, mentre diminuisce tra gli autonomi e i più giovani (15-24 anni). Il calo del numero di persone in cerca di lavoro (-2,3 per cento, pari a -48mila unità rispetto a febbraio) si osserva per le donne e nelle classi d'età centrali.
Il tasso di disoccupazione scende all'8,3 per cento nel complesso (-0,2 punti) e sale al 24,5 per cento tra i giovani (+0,3 punti). Il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce (-0,6 per cento, pari a -72mila unita') per gli uomini, le donne e per tutte le classi di eta'. Il tasso di inattivita' scende al 34,5 per cento (-0,2 punti).
Confrontando il primo trimestre 2022 con quello precedente si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6 per cento, per un totale di 133mila occupati in più La crescita dell'occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione sia delle persone in cerca di lavoro (-6,0 per cento, pari a -136mila unita') sia degli inattivi (-0,4 per cento, pari a -54mila unita').
Il numero di occupati a marzo 2022 è superiore a quello di marzo 2021 del 3,6 per cento (+804mila unita'); l'aumento e' trasversale per genere, eta' e posizione professionale. Il tasso di occupazione e' piu' elevato di 2,8 punti percentuali. Rispetto a marzo 2021, diminuisce il numero di persone in cerca di lavoro (-16,6 per cento, pari a -412mila unita') e il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-5,5 per cento, pari a -747mila).
Bene anche per i contratti dipendenti: la crescita del numero di occupati è pari a 800 mila unità, in oltre la metà dei casi riguarda i dipendenti a termine, la cui stima raggiunge i 3 milioni 150 mila, il valore più alto dal 1977. Nel dettaglio a marzo, la crescita congiunturale degli occupati e' il risultato dell'aumento dei dipendenti permanenti (+0,7%) e a termine (+0,6%) e della diminuzione degli autonomi (-0,8%). Nell'arco dei dodici mesi l'occupazione risulta in crescita grazie ai dipendenti permanenti (+2,1%) e soprattutto a termine (+15,7%); l'aumento si registra anche per gli autonomi (+1,3%).
Immediati i commenti delle sigle sindacali sui dati eleborati dall'Istat sul mondo del lavoro. La segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti ha messo in evidenza che "può apparire una buona notizia la crescita, anche se lenta, dell'occupazione, ma nasconde un dato gravissimo per il nostro mercato del lavoro i contratti a termine registrano un nuovo record arrivando a marzo a oltre 3,1 milioni, una quota che non si raggiungeva dal 1977".
"Pur in presenza di un calo dell'indice di disoccupazione e di inattività, sottolinea Sacchetti, il dato più eclatante è che la ripresa dell'occupazione si fonda sostanzialmente sull'esplosione dei contratti a termine, oramai quasi il 20% dei contratti di lavoro dipendente, segno che non sono più uno strumento per affrontare esigenze temporanee e limitate, ma una caratteristica strutturale''. Per questo, chiede la Cgil, sono indispensabili e non più rinviabili investimenti pubblici e privati per far crescere con maggior forza l'occupazione, in particolare fra i giovani e le donne.
"Inoltre, occorre avviare una riforma del mercato del lavoro con l'obiettivo di assicurare una prospettiva di stabilità e di crescita dei redditi: non è più accettabile che questo sia fondato sulla precarietà e su un modello di sviluppo economico e produttivo incentrato sulla compressione di costi e diritti'', prosegue Scacchetti che ha ricordato le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella sul lavoro. "per questo le priorità devono essere il contrasto alla precarietà e la crescita dei salari''.