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Economia
Ita, la crisi di governo congela la trattativa con Msc-Lufthansa

Ita, la caduta del governo Draghi un intralcio all'offerta Msc-Lufthansa

Con la crisi di governo c’è la possibilità che il dossier Ita venga congelato? La domanda gira freneticamente in queste ore. Come riporta Il Sole 24 Ore, il via alla trattativa privata dovrebbe essere considerato atto di ordinaria amministrazione. Una circolare emanata ier dal premier al Consiglio dei Ministri al punto 1 spiega quale sarà l'attività di governo: "Dovrà in ogni caso essere assicurata la continuità dell'azione amministrativa" si legge. Su queste parole si basa la convinzione che il dossier Ita rientri nell'azione amministrativa. E dunque vale quanto stabilito in precedenza: il Mef ha dato parere positivo sull’offerta di Msc-Lufthansa (circa 800 milioni per l’80% del capitale, mentre il restante 20 rimarrebbe in capo al Mef con una valutazione preordinata in base ai risultati) e ha quindi inoltrato la pratica al presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il quale, appunto, avrebbe dovuto solo firmare per fare partire la procedura di trattativa esclusiva tra Ita e la cordata svizzero-tedesca. Solo che la crisi di governo prima e lo scioglimento delle Camere poi hanno fatto finire nel dimenticatoio questa partita.

Di più: secondo quanto può riferire Affaritaliani.it da fonti qualificate, l’ex compagnia di bandiera – come ogni volta – diventerà oggetto di campagna elettorale ed è facile pensare che i vari partiti vorranno dire la loro. Le strade sono diverse: se il nuovo esecutivo che si insedierà dopo le elezioni del 25 settembre vorrà confermare il parere del ministro Daniele Franco e del consigliere di Draghi Francesco Giavazzi, la cordata Msc-Lufthansa avrà la strada spianata. Diverso il discorso se si decidesse di cambiare le carte in tavola. C’è un paletto fondamentale, che è il 31 dicembre prossimo. Entro quella data Ita dovrà essere privatizzata perché altrimenti il prestito da 1,35 miliardi (in tre tranche) concesso dal governo si configurerà come aiuto di stato. Esponendosi, oltretutto, al rischio che le altre compagnie che operano sul territorio italiano (e non solo) alzino il dito facendo notare le disparità di trattamento tra l’ex-Alitalia e le altre. 

Dunque, se Draghi fosse rimasto al suo posto fino alla naturale scadenza della legislatura, non ci sarebbe neanche discorso da fare: Msc-Lufthansa, che ha il gradimento anche del presidente esecutivo Alfredo Altavilla, sarebbe già il nuovo proprietario in pectore di Ita. Tra l’altro, quando il manager ex-braccio destro di Sergio Marchionne sosteneva che si brucia valore a mano a mano che passa il tempo lo fa a ragion veduta: il costo del carburante per tonnellata è raddoppiato negli ultimi sei mesi. Tanto che Msc-Lufthansa avrebbe progressivamente abbassato l’offerta: una manifestazione d’interesse da 1,2-1,4 miliardi a gennaio di quest’anno, un miliardo per l’80% lo scorso 23 maggio e ora, secondo gli analisti, un’offerta ufficiale ancora inferiore da circa 800 milioni.

Ma nelle ultime ore sta cercando di riguadagnare terreno – anche se la partita sembra ormai pressoché chiusa – il fondo americano Certares che si appoggia su Delta ed Air France-Klm. Una cordata che non dispiacerebbe ad alcuni manager apicali di Ita e che ha presentato un'offerta tra i 600 e i 650 milioni lo scorso 5 luglio. Rapidamente il piano del fondo: fare di Fiumicino il terzo hub europeo, insieme ad Amsterdam e Parigi, puntando forte su America Latina e Africa; triangolare maggiormente con il Nord America: Delta è la compagnia più attiva negli aeroporti Kennedy di New York e Logan di Boston che rappresentano una fetta di oltre il 50% della capacità di volo dichiarata da Ita nel piano per i primi mesi del 2023. E la volontà di puntare sulla clientela premium che è quella che garantisce i migliori margini. 

Ribadiamo: al momento Msc-Lufthansa ha un vantaggio siderale sulla cordata di Certares. Perché ha il placet del Mef e perché basta – e non è un modo di dire – una firma per completare l’iter iniziato il 5 luglio scorso con la chiusura dei termini per la presentazione delle buste con le offerte. Però in questi anni ne abbiamo viste veramente di ogni, e non si può etichettare come “impossibile” l’ennesimo ribaltone su un’azienda che, mai come questa volta, sembrava avviata verso il risanamento. Non resta che aspettare. Però, calendario alla mano, il tempo stringe: nel 2018, a causa della più lunga crisi istituzionale nella storia repubblicana, passarono 89 giorni tra le elezioni e l’incarico al governo giallo-verde di Giuseppe Conte. Se si dovesse ripetere questo copione, l’esecutivo entrerebbe in carica la vigilia di Natale e avrebbe una settimana per sistemare il dossier Ita. Nel 2013 passarono 62 giorni tra le elezioni e la formazione del governo Letta. Il che porterebbe alla fine di novembre l'entrata in carica dell'esecutivo. Con tutti i rischi che conosciamo. 

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