Economia
La guerra dei browser è aperta: OpenAI sfida Google, ma Chrome domina il 64% del mercato
L’obiettivo di OpenAI è di sottrarre tempo e attenzione agli utenti dall'ecosistema di Google

La guerra dei browser: Open Ai contro Google ma Chrome ha il 64% del mercato e la fiducia degli utenti
C'era molto Google nel tanto atteso browser Ai Atlas con cui Open Ai vuole sfidare il predominio nella navigazione online che è saldamente nelle mani della società di Mountain View. L’operazione non è semplice perché Chrome, il browser di Google, viene usato dal 64% degli utenti online. Ma c’è anche un altro problema. Infatti quando il browser alimentato dall’Ai di ChatGPT prova a cercare informazioni e video, naviga tramite le schede di Google.
Il fenomeno ChatGPT ha già cambiato il modo in cui 800 milioni di persone accedono alle informazioni, costringendo Google a ripensare il suo core business: la ricerca. Il browser avrebbe dovuto fare a Chrome quello che ChatGPT ha fatto a Google Search: stravolgere un'abitudine radicata. L’obiettivo di OpenAI è di sottrarre tempo e attenzione agli utenti dall'ecosistema di Google, dove ogni clic e ogni ricerca alimentano le sue revenue pubblicitarie. Il problema è che il browser d OpenAI assomiglia molto a Chrome, perché è costruito su Chromium, il software open-source di Google .
Il debutto di Atlas, martedì scorso, è servito anche a ricordare il vantaggio più importante di Google: la ricerca. OpenAI fa ancora molto affidamento sull'indicizzazione di Google per ottenere risultati in tempo reale. E infatti quando Google ha recentemente limitato le sue regole della ricerca ai primi 10 risultati, le risposte di ChatGPT sono cambiate sensibilmente, perdendo ad esempio molti riferimenti a Reddit.
OpenAI ha iniziato a costruire il proprio prodotto di ricerca all'inizio del 2024, ma i dirigenti dell'azienda hanno poi ammesso che il loro obiettivo iniziale, far sì che ChatGPT si affidasse all'indice di ricerca di OpenAI per l'80% delle risposte entro la fine del 2025, era troppo ambizioso e avrebbe probabilmente richiesto ancora diversi anni. Quest'estate OpenAI ha cercato di lavorare direttamente con Google, ma, ovviamente Mountain View non vuole.
Se OpenAI riuscirà a reinventare davvero l'esperienza del browser, invece di ricostruire Chrome con un ChatGPT embedded, potrebbe costringere ancora una volta Google a cambiare. Una delle caratteristiche più pubblicizzate di Atlas è l'"agente", un assistente di navigazione in grado di eseguire operazioni online in più fasi. Nella demo, ChatGPT ha trovato una ricetta, ha navigato su Instacart e ha aggiunto gli ingredienti al carrello, effettuando anche il check-out, ma solo se si è disposti a fornire i dati di login e di pagamento. E proprio questo è il dilemma. Saranno gli utenti disponibili a fornire informazioni sensibili, come il numero di carta di credito, a un browser che fa tutto da solo?
Google ora sta lavorando per lanciare la propria versione di un agente intelligente per il suo browser Chrome. Ma la sfida per Open Ai è difficile: il suo browser si trova a competere non solo con la tecnologia più affidabile ma con le abitudini, la fiducia e l'infrastruttura che Google ha costruito in vent’anni di attività. Il vero banco di prova non la velocità di navigazione ma la conquista della fiducia degli utenti.