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Economia
Lavoro agile, decolla se arrivano incentivi fiscali e contributivi per aziende

Lavoro agile e smart working, non siamo ancora pronti 

*Con questo articolo inizia la collaborazione con Affaritaliani.it l'avvocato Marco de Feo esperto di diritto del lavoro con studio a Bari e Milano

Dal prossimo 1° Aprile torneremo al regime ordinario per l’accesso al lavoro agile. Ma avremo davvero compreso lo “spirito” dello smart working? Siamo pronti ad introdurlo seriamente nelle realtà produttive? L’istituto è balzato agli onori della cronaca solo con l’inizio della pandemia stante il ricorso massivo al suo utilizzo. In questi due anni abbiamo assistito ad una adozione forzata e ad una sperimentazione sul campo di una legge che dal 2017 ne aveva regolato le caratteristiche e le modalità di attuazione.

Educazione vuole che non si risponde mai ad una domanda con un'altra domanda, ma agli HR Manager che mi chiedono “Avvocato, mi prepara il regolamento per lo smart working?”, rispondo “In azienda siete pronti culturalmente a non venire in ufficio, a non essere vincolati all’orario di lavoro? Siete pronti a misurare il lavoro per obiettivi e non per tempo?” Lo smart working non si introduce, come direbbero i francesi tout court, dall’oggi al domani, ma è il risultato di un processo che si avvia prima di tutto con la formazione, tanto digitale quanto culturale.

Mi riferisco alla formazione dei responsabili ad assegnare ai collaboratori gli obiettivi da raggiungere, senza controllare se sono connessi e se rispettano l’orario di lavoro, esercitandosi a delegare e responsabilizzare i membri dei propri team, rivedendo i modelli organizzativi e di gestione delle risorse umane. Risorse umane che dovranno, attraverso la formazione, essere istruite non solo al lavoro smart in sicurezza, ma anche a come raggiungere gli obiettivi assegnati, sfruttando al meglio il lavoro agile a proprio vantaggio, ovvero conciliando nel miglior modo possibile i tempi di lavoro con la propria vita privata.

Non trascurabile, inoltre, è l’utilità sociale dello smart working. Quanti disoccupati ed inoccupati per situazioni familiari, sociali, fisiche e geografiche, non trovano e non cercano lavoro? E quanti lavori nuovi, nati dall’evoluzione tecnica e tecnologia, possono trovare la loro esecuzione in modalità agile? La risposta alle due domande è una sola: tanti.

Il lavoro agile ha nel suo DNA una chiara finalità sociale tesa a favorire l’inclusione proprio delle donne, dei soggetti fragili ed appartenenti alle categorie protette che incontrano più difficoltà nel trovare lavoro o hanno situazioni ed esigenze personali e familiari tali da non permettere neanche di cercare un lavoro.

Su reslikking, upskilling e working match il PNRR prevede un rilancio delle politiche attive per il lavoro con 5 miliardi di euro di stanziamenti per il programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori) e 600 milioni - pochi - per il potenziamento dei Centri per l’impiego. L’obiettivo è creare 3 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2025 anche attraverso attività di formazione e aggiornamento in modo tale da rendere i lavoratori più versatili e collocabili

Tuttavia, una vera spinta occupazionale dettata dal lavoro agile si avrà quando il legislatore adotterà degli incentivi fiscali e contributivi incisivi e vantaggiosi per le aziende, armonizzando anche le categorie che hanno già priorità di accesso sulla scorta della produzione normativa emergenziale che ha già ampliato la platea degli aventi diritto.

avvocato Marco de Feo
Avvocato Marco de Feo
 

 

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