Economia
Mediobanca, tutto pronto per l’assemblea di lunedì: ecco gli ultimi rumor
Un’assemblea partecipata sarebbe una buona notizia per Alberto Nagel. Ma l’impressione è che sarà un assise combattuto

Mediobanca, tutto pronto per l’assemblea di lunedì
Gli anglosassoni lo chiamano “too Close to call”, troppo risicato il margine per annunciare un vincitore sicuro. Quello che è certo è che lunedì ci sarà un’assemblea di Mediobanca da ricordare negli annali.
L’occasione principale è la scelta se proseguire, o meno, con l’Ops su Banca Generali che in sostanza toglierebbe dalla pancia di Piazzetta Cuccia l’intera partecipazione in Generali (il 13,1% del capitale) per consegnarle un “gioiellino” da gestire per rendere Mediobanca ancor più focalizzata sul wealth management. Se l’assemblea voterà a favore, si aprirà poi una seconda fase di cui diremo tra poco, se si opporrà di fatto darà un segnale chiaro all’amministratore delegato Alberto Nagel.
La prima incognita che va compresa è quale sarà la partecipazione all’assemblea stessa. Più basso il capitale iscritto, più facile la vittoria per l’ingegner Caltagirone che non fa mistero di ritenere l’operazione totalmente sbagliata. Più alta la partecipazione, più facile che vi siano fondi che daranno l’ok a Nagel. La sensazione è che si deciderà con uno scarto basso, un paio di punti percentuali. E qualcuno scommette perfino sul ribaltone.
La perplessità che qualcuno ha avanzato è che Mediobanca, oggi, è centrale nel mondo economico italiano proprio in virtù di quel 13% di Generali che la rende una sorta di crocevia della finanza. Insomma, non sarà più il “salotto buono” dei tempi di Enrico Cuccia ma resta un polo strategico vitale. Senza Generali, dice qualcuno, si rischierebbe di diventare meno strategici focalizzandosi solo sulla gestione patrimoniale.
Non basta: oggi Generali vale circa 500 milioni di dividendi all’anno, mentre Banca Generali ne garantirebbe un po’ meno. Mediobanca ha comunque previsto di negoziare una partnership industriale con Assicurazioni Generali che sarà un ulteriore elemento utile ad incrementare il valore che l’unione genererà per tutti gli stakeholders, il cui impatto sarà valutato.
D’altro canto, la logica industriale del progetto c’è tutta, tant’è che perfino Francesco Milleri, che tramite Delfin detiene il 20% del capitale, ha applaudito all’iniziativa. E vedremo quindi come voterà.
L’assemblea sarà un momento di grande importanza, tant’è che è stato fatto un esposto in procura per un ipotetico concerto tra Caltagirone e Delfin, un iniziativa non nuova che già in passato era stata respinta. Esposto che fonti di Mediobanca si sono affrettate a dichiarare non presentato da Piazzetta Cuccia.
E oggi non si vedono grandi motivazioni per cui potrebbe essere accolta, visto che la litigiosità degli eredi Del Vecchio ha di fatto reso impellente la necessità di capire che cosa fare con le tante partecipazioni azionarie e c’è chi immagina una dismissione delle quote di Mediobanca o di Generali.
Se l’assemblea di lunedì darà disco verde all’operazione, si aprirà poi una nuova partita che riguarda l’Ops pendente di Mps su Mediobanca. Anche in questo caso a menare le danze è il duo Caltagirone-Milleri con il governo a benedire l’operazione. Insomma, gli schieramenti in campo sono definiti, con l’incertezza di alcuni soci forti come i Doris che daranno l’ok all’operazione, ma al tempo stesso hanno già detto che per loro non ci sono né vantaggi né svantaggi. Posto che diversi fondi voteranno il loro “ok”, pare che diverse casse siano contrarie. Insomma, una partita ancora tutta da giocare, con un esito tutt’altro che scontato.