Mps–Mediobanca, altro che risiko: un gioco di potere. Da Delfin a Caltagirone, ecco chi si è arricchito davvero (nemmeno lo Stato è rimasto a mani vuote) - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 12:10

Mps–Mediobanca, altro che risiko: un gioco di potere. Da Delfin a Caltagirone, ecco chi si è arricchito davvero (nemmeno lo Stato è rimasto a mani vuote)

I grandi soci come Delfin e Caltagirone hanno visto crescere le loro partecipazioni di centinaia di milioni, il Tesoro ha registrato una rivalutazione di oltre 210 milioni e persino i manager contrari all’operazione ne sono usciti arricchiti

di Elisa Mancini

Mps–Mediobanca, si chiude l'Opas: ecco chi ha vinto davvero a Piazza Affari

Siamo al giro di boa. Dopo mesi di incertezza, l’Opas di Mps su Mediobanca sta per entrare nella sua fase decisiva. Una mossa che ha diviso il mondo finanziario tra chi l’ha vista come un assalto e chi invece come il tassello di una strategia di sistema. Ma al di là delle contrapposizioni, e tolte le etichette, la verità è, che guardando i numeri, l'operazione è stata una gigantesca macchina di creazione di valore. E qualcuno, in silenzio, si è arricchito moltissimo.

Nell’ultimo anno il risiko bancario ha fatto saltare gli equilibri di un sistema rimasto fermo troppo a lungo: prima Andrea Orcel con Unicredit ha tentato l’assalto a Banco Bpm, poi Bper ha messo le mani sulla Popolare di Sondrio. Ma il colpo più inatteso è arrivato da Siena: il Monte dei Paschi, la banca più antica del mondo, ha puntato dritto a Mediobanca, simbolo per eccellenza del potere finanziario italiano.

Un’operazione sistemica, spinta dal governo e dal Tesoro, che ha trovato però la barricata del management di Piazzetta Cuccia. Alberto Nagel ha difeso con i denti l’autonomia della banca, ma mentre le due sponde si fronteggiavano, in Borsa i titoli correvano. E il conto finale, oggi, dice che il vero vincitore non è l’una o l’altra sponda, ma chi ha moltiplicato il valore delle proprie partecipazioni.

Sì perchè a trionfare davvero sono stati i grandi soci. Come analizza il Corriere della Sera, il nome che svetta su tutti è quello di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio guidata da Francesco Milleri. Con il 19,8% di Mediobanca e il 9,8% di Mps, Delfin si è trovata nella posizione perfetta, sfruttando l’effetto leva della doppia presenza su entrambi i fronti. Risultato? Un incremento complessivo di 848 milioni di euro in pochi mesi.

A ruota Francesco Gaetano Caltagirone, che con il 7,4% di Mediobanca e quasi il 10% di Mps ha incassato circa 428 milioni. Per la precisione, 177 milioni dall’aumento del titolo senese e 251 milioni dall’apprezzamento di Mediobanca. Una doppia scommessa vinta che lo conferma tra i protagonisti più influenti della finanza italiana.

Non è rimasto a guardare neppure lo Stato. Il Ministero dell’Economia, azionista di Mps con l’11,7%, ha visto crescere la sua partecipazione di circa 210 milioni. Una cifra che non compensa certo i miliardi spesi per salvare la banca senese, ma che comunque gonfia le tasche del Tesoro. E non è finita. Anche i grandi fondi non possono "lamentarsi". BlackRock, con oltre il 5% di Mediobanca, ha visto crescere il valore della sua posizione di circa 171 milioni.  Banco Bpm, forte di una quota del 9% in Mps, ha guadagnato oltre 60 milioni.

E nemmeno il management di Mediobanca, pur ostile all’operazione, è rimasto a mani vuote. L’ad di Mediobanca Alberto Nagel ha visto salire il valore del suo pacchetto personale da 49 a oltre 62 milioni. Il presidente Renato Pagliaro ha raggiunto i 38,5 milioni, mentre il direttore generale Francesco Saverio Vinci è salito sopra i 27 milioni. Numeri che, va detto, sono frutto anche di anni di piani di incentivazione, ma che rendono chiaro come l’Opas abbia fatto felici non solo gli azionisti, ma anche chi la battaglia l’ha combattuta e difesa in prima linea.

Questa sera, 8 settembre, si chiude la prima fase e il conto alla rovescia è già iniziato. A venerdì le azioni Mediobanca conferite a Mps avevano superato il 45,8%. dopo aver superato nei giorni precedenti la soglia minima irrinunciabile del 35%. Ora l'attenzione degli investitori punta sul superamento o meno della soglia critica del 50%. Una quota che dice molto: basta poco per varcare la soglia che segnerà il punto di non ritorno di questa operazione.

Ma la verità è che l’Opas Mps-Mediobanca è stata, soprattutto, una questione di soldi. E i soldi hanno premiato i soliti noti, Delfin e Caltagirone su tutti, seguiti dal Tesoro e dai grandi fondi. Un risiko travestito da battaglia di principi ma che, alla fine, ha confermato la regola più antica della finanza: chi conta davvero ne esce sempre con le tasche più gonfie.

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