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Economia
Rete Tim, il tempo stringe: il costo del debito continua a crescere
Henry Kravis, Pietro Labriola, Dario Scannapieco

Rete Tim, il tempo stringe e il debito è sempre più caro

Mancano 15 giorni al termine fissato da Tim per presentare le offerte relative alla rete. La vicenda si tira avanti da tempo e la soluzione sembra ancora assai lontana dall’arrivare. Le parti sono distanti e nessuno sembra al momento disposto a fare un passo in avanti. Da un lato c’è Vivendi, che è azionista con il 24% dell’azienda, e che non vuol cedere a una cifra inferiore ai 31 miliardi di euro. Tanti? Pochi? È naturale che a Parigi si siano fatti i loro calcoli e non si siano svegliati una mattina stabilendo una cifra.

Va detto, però, che rispetto a quando Arnaud De Puyfontaine annunciò che quella era la valutazione, nel frattempo i tassi sono aumentati in maniera vorticosa e oggi il costo delle operazioni è decisamente più elevato di quello che era anche soltanto 12 mesi fa. Tradotto, è pensabile che si potrebbe limare qualcosa rispetto a questi 31 miliardi. Ma sicuramente per Vivendi non è pensabile accettare i 20 miliardi che propongono Kkr da una parte e Cdp-Macquarie dall’altra.

Il governo, che si era dato come mandato quello di risolvere il tema della rete unica, non riesce a intervenire in maniera netta. Teme che l’Antitrust europeo, visti gli interessi di Cdp sia in Tim che in Open Fiber, possa bloccare tutto. E quindi si limita a una vigilanza stretta ma statica. D’altro canto, l’ex Telecom ha urgenza di vendere. Il piano stilato da Pietro Labriola di scissione della Netco dalla Serviceco prosegue. L’amministratore delegato ha portato sul tavolo del cda due offerte, di valore analogo seppur con un diverso impianto. Ma sa che senza il via libera di Vivendi – che pure formalmente non fa più parte del consiglio di amministrazione – non si va da nessuna parte.

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