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Economia
Ucraina, grano e mais sfondano quota 400 euro. Record in Italia per la guerra

L'effetto del conflitto e delle sanzioni internazionali nei confronti della Russia

Dai 249 euro di prima della guerra a 435 euro mentre Mosca continua a bombardare l’Ucraina. Il prezzo del grano tenero (a tonnellata) e del mais proseguono il rally e, segnando rispettivamente +17% e +23% rispetto alla scorsa settimana, sfondano per la prima volta nella storia in Italia quota 400 euro a tonnellata. L’allarme è lanciato Cai (Consorzi agrari d'Italia) in base alla rilevazione settimanale della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento in Italia per le contrattazioni fisiche dei prodotti agricoli.

Il grano tenero è salito in una settimana di 60 euro a tonnellata fermandosi tra 402 e 411 euro a tonnellata, con punte di 435 euro per il frumento più proteico. Il mais, invece, ha toccato quota 405 euro a tonnellata con un rialzo di 75 euro rispetto all'ultima quotazione della scorsa settimana. Rispetto alle rilevazioni del 17 febbraio, ultima settimana prima dell'inizio della guerra, il grano tenero ha subito una impennata del 31,4%, il mais del 41%, sorgo e orzo del 38%, la soia del 9,5%.

Ma non solo grano, mail, sorgo, orzo e soia: la guerra Russia-Ucraina sta stravolgendo le fluttuazioni sul mercato delle commodity per petrolio, gas, nichel, palladio, alluminio e rame. I prezzi delle materie prime si avviano a chiudere una settimana di "volatilità selvaggia” a causa delle sanzioni internazionali nei confronti della Russia, che minacciano di interrompere il flusso di export da due dei maggiori esportatori globali come Mosca e Kiev.

L'impatto più visibile è stato sulle quotazioni del petrolio. Il greggio europeo, che prima dell'invasione, il 23 febbraio, era già su massimi pluriennali a 97,56 dollari al barile, si è impennato fino a toccare i 139 dollari a inizio settimana, un rialzo del 42%. Forte accelerazione anche per il barile Usa, da 92 a un massimo di 130,5 dollari lunedì, +41%. Ancora più violenti i movimenti di prezzo del gas naturale in Europa, una commodity su cui il Vecchio Continente è dipendente dalla Russia per oltre il 40% del fabbisogno.

I prezzi del future scambiato ad Amsterdam sono schizzati di quasi il 400%, passando dagli 81,5 euro/Megawattora di prima dell'invasione a un picco di circa 300 euro/MWh lo scorso martedì. In rally anche i metalli industriali, in particolare il nichel (di cui la Russia produce il 17% della fornitura globale), che ha visto oscillazioni dei prezzi tali da spingere il London Metal Exchange a sospendere le contrattazioni sul future. Martedi' il prezzo del nichel è salito fino al +111% durante la seduta e ha scambiato brevemente sopra i 100.000 dollari/tonnellata.

La mossa è stata la più grande mai vista sul Lme. Non trascurabili i movimenti anche di altri metalli: palladio, alluminio e rame hanno tutti visto aumenti a due cifre dei prezzi. L'alluminio è arrivato a guadagnare il 20% dall'inizio del conflitto, sfiorando i 4.000 dollari/tonnellata; il palladio, di cui le miniere russe soddisfano quasi la metà della domanda globale, è salito anche del 42% fino a un picco di 3.329,5 dollari.

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