UniCredit, l'ombra di un nuovo KO politico pende (anche) su Commerzbank. Ma la tassa sugli extraprofitti per Orcel non è un problema - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 19:36

UniCredit, l'ombra di un nuovo KO politico pende (anche) su Commerzbank. Ma la tassa sugli extraprofitti per Orcel non è un problema

Dopo il flop su Banco Bpm, il ceo di UniCredit riapre il dossier Commerzbank sfidando i veti di Berlino e le incognite del Golden Power. L'analisi dell'avvocato Giuseppe Carteni, partner dello studio legale LEAD

di Rosa Nasti

UniCredit, lo spettro del Golden Power su Commerzbank

Dopo lo stop di Roma su Banco Bpm, Orcel non molla la presa, e parlando apertamente alla CNBC, il numero uno di Piazza Gae Aulenti riaccende i riflettori sulle ambizioni di M&A della banca. Il bersaglio è ancora una volta il dossier Commerzbank, dal quale, nonostante i ripetuti veti di Berlino, UniCredit non intende ritirarsi.

"Siamo stati invitati e non ci siamo arresi", ha ribadito il top manager, chiarendo che UniCredit starebbe valutando attentamente il valore potenziale che tale operazione potrebbe generare, volendo perseguire l'obiettivo di  diventare protagonista a livello paneuropeo. 

Ma come possiamo valutare le mosse di Orcel e le ambizioni di M&A soprattutto dopo il flop su Piazza Meda? Secondo l'avvocato Giuseppe Carteni, partner dello studio legale LEAD, "Orcel si muove in una logica capital-light, doverosamente attento al consenso dei regolatori e al segnale del mercato.

L’esperienza BPM ha mostrato che UniCredit non insegue operazioni ostili, ma valuta dossier coerenti con la strategia europea di consolidamento. Commerzbank, in questo senso, resta una opzione strutturata, non una scalata improvvisata".

Tuttavia, sulle mosse del Ronaldo dei banchieri aleggia l'ombra ingombrante di un ostacolo già sperimentato: il Golden Power. Il rischio di un nuovo débâcle politico è infatti altissimo e se Orcel decidesse di tornare all'attacco di Commerzbank, la storia potrebbe clamorosamente ripetersi.

Nonostante, però, "l'assenza per ora di colloqui formali con Meloni e Giorgetti", come evidenzia Carteni, "un’operazione di questo livello richiederebbe un allineamento istituzionale fra Roma, Berlino e Bruxelles. La questione tocca il tema politico della sovranità bancaria e dell’integrazione del mercato europeo dei capitali".

Ma non solo risiko. Un altro tema scottante sollevato dalla CNBC è stata la controversa tassa sugli extraprofitti bancari. Orcel pur mantenendo un approccio cauto, ha definito la discussione "prematura",  ma si è detto comunque meno preoccupato rispetto ai suoi competitors.

Come mai? La risposta sta nella diversificazione geografica. Come spiega l'esperto, "la nuova imposta, estesa al margine di interesse e alle commissioni, con aliquote progressive rappresenta un aggravio strutturale per il settore. UniCredit, però, si trova in una posizione di vantaggio competitivo".

"Operando in 13 Paesi, l'Italia incide solo per circa il 40% del business complessivo", chiosa Carteni. Questa ampia diversificazione "riduce drasticamente l'impatto diretto della misura. Inoltre il gruppo vanta una capacità comprovata di assorbire shock regolamentari e fiscali come Orcel ha più volte ricordato". Insomma, se per altri istituti l'imposta pesa come un macigno, per UniCredit sembra un peso decisamente più leggero.

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