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Esteri
Cina vs Usa in Alaska, alleanze asiatiche, Myanmar. Pillole asiatiche
Il summit Usa-Cina in Alaska

"Gli Stati Uniti non possono dare lezioni alla Cina come se ci fossero superiori". In questa frase di Yang Jiechi, deus ex machina della diplomazia cinese (nonché ex ambasciatore negli Usa nella fase di opportunità strategiche tra 2001 e 2005, qui dettagli in più), si racchiude molto del significato dei rapporti attuali tra Washington e Pechino. Con Xi Jinping, e dopo crisi finanziaria, trumpismi e Capitol Hill, la Cina non accetta più di essere trattata da sparring partner ma esige una relazione tra pari. Secondo il "sacro" dogma della non interferenza. 

Con questi presupposti, era ovvio che il cosiddetto "restart summit" in Alaska (definito tra l'altro in modo diverso dall'una e dall'altra parte con discrepanza sul termine "dialogo strategico") non potesse produrre risultati sconvolgenti. Anche perché Joe Biden non è intenzionato a resettare i rapporti bilaterali. Dopo lo "show da bulli", come lo ha definito Simone Pieranni, a favore di telecamere con accuse reciproche tra "rottura delle regole internazionali", "violenza" e "ipocrisia", a porte chiuse il dialogo ha preso una strada più civile. Le accuse di Antony Blinken e Jake Sullivan su Hong Kong, Xinjiang, Taiwan, cyberattacchi ai danni degli Stati Uniti e coercizione economica ai danni degli alleati (in primis l'Australia) e le repliche di Wang Yi e Jiang sull'esportazione della democrazia a stelle e strisce, di cui "non tutti si fidano", e le punzecchiature sui diritti umani non rispettati in casa propria (con ovvia citazione di Black Lives Matter) si è passati a temi più concreti, ma non si è cenato insieme.

Ci sono state aperture sulla cooperazione in materia sanitaria e ambientale, con la lotta al Covid-19 e al cambiamento climatico. Ma si è discusso anche di altre questioni geopolitiche, in primis Iran, Afghanistan e Corea del nord. C'è anche la possibilità che Biden e Xi Jinping si incontrino e si vocifera di una data a ridosso del 22 aprile, giornata della terra. Nelle relazioni bilaterali occupa una posizione fondamentale anche Cui Tiankai, l'ambasciatore cinese i cui termini di mandato a Washington sarebbero già abbondantemente scaduti ma i cui rapporti rendono indispensabile a Pechino.

Tra i motivi di attrito tra le due parti c'è comunque sempre Hong Kong, con Biden che ha comminato le prime sanzioni in materia a ufficiali cinesi. A proposito dell'argomento, l'Economist ha pubblicato un briefing dedicato ai piani di Pechino per l'ex colonia britannica.

Ma attenzione anche all'incombente "lotta sul Dalai Lama" e al Tibet, come raccontato in maniera esauriente sul Foglio da Carlo Buldrini.

Si vedrà, intanto l'incontro di Anchorage è servito per iniziare a prendersi le misure. Ad alcuni diplomatici cinesi, soprattutto i "falchi", potrebbe mancare il quadriennio di Trump. Vero che il tycoon ha acceso i riflettori sulle mosse di Pechino in un modo che è complicato, se non impossibile, spegnerli, ma allo stesso tempo aveva messo a grande rischio i rapporti con gli altri paesi asiatici. Il deterioramento del sistema di alleanze statunitense era stato un indiscutibile assist alle mosse cinesi, che in questi ultimi anni ha potuto rafforzare i propri legami commerciali (vedi RCEP, Regional Comprehensive Economic Partnership) e politici (leggasi Corea del sud, Filippine, Pakistan, Cambogia, Sri Lanka e Nepal) nell'Indo Pacifico.

 

LE ALLEANZE ASIATICHE DI BIDEN

Proprio il punto, quello delle alleanze, su cui sta puntando sin dall'inizio Biden. Come raccontato la settimana scorsa, Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin sono stati a Tokyo e Seul. Obiettivo: rilanciare le partnership bilaterali in funzione anti cinese e insieme il dialogo trilaterale, sospeso durante gli ultimi anni per lo scontro diplomatico tra Giappone e Corea del sud.

I risultati? Buoni solo a metà. In Giappone, le dichiarazioni sono state piuttosto esplicite: maggiore cooperazione nell'Indo Pacifico, riaffermazione di un'alleanza definita "indistruttibile", la Cina nel mirino. E si è preparato il terreno alla prossima visita del premier Suga alla Casa Bianca.

Anche se va sottolineato quanto scrive Giulia Pompili nella sua Katane. "Dopo la fatica fatta da Abe prima, e da Suga poi, per tornare ad avere un rapporto fruttuoso con la Cina, non credo che a Tokyo siano stati tutti particolarmente felici del fatto che gli americani abbiano usato il palco giapponese per dire parole durissime contro la Cina. Se da un lato c'è sicuramente l'ambiente militare che sostiene l'alleanza anticinese guidata da Washington, tra i diplomatici deve esserci stato qualche mal di pancia". Per saperne di più di come il Giappone vede i suoi rapporti con Cina, Stati Uniti ed Europa, da leggere l'intervista, sempre di Giulia Pompili, al direttore di Nikkei Asia. 

Intanto, i rapporti commerciali tra Giappone e Cina proseguono spediti, come dimostra il volume record di importazioni di Tokyo a febbraio.

In Corea del sud è andata molto diversamente. Dopo la ministeriale 2+2 e l'incontro con il presidente Moon Jae-in, linea molto più morbida e nessuna accusa diretta alla Cina. Fattore che ha fatto esultare i media cinesi, che sottolineano la "razionalità" del governo sudcoreano, la sua "impossibilità di scegliere" e individuano proprio in Seul l'anello debole della strategia asiatica di Biden. 

Questo anche perché sanno che Seul ha bisogno di Pechino sul fronte del dialogo intercoreano, argomento sul quale Washington e Seul, scrive sempre Pompili, "sono su fronti diversi, e durante la visita si è visto: Blinken ha parlato per esempio di denuclearizzazione della Corea del nord, mentre Moon ha parlato di denuclearizzazione della penisola". Lo stesso Blinken ha chiesto alla Cina di esercitare la sua influenza su Pyongyang per riavviare il dialogo, ma da Kim Jong-un non arrivano risposte ai tentativi di contatto.

Ultima tappa del tour asiatico è stata l'India, per il solo Austin. La Cina è stata anche qui al centro di un dialogo che però potrebbe incepparsi su alcuni punti, in primis il rispetto dei diritti umani a cui Biden sembra tenere molto ma di Narendra Modi non è esattamente un paladino. Anzi. Per ora Nuova Delhi resta un "like-minded partner" e centro della strategia americana nell'Indo Pacifico, come dimostra l'intenzione di sostenere la produzione del vaccino anti Covid indiano, da schierare contro quello cinese nella diplomazia sanitaria in Asia. Ma anche la cooperazione militare con la Russia resta un tema da chiarire.

Il Vietnam, che secondo il The Diplomat dovrebbe essere piuttosto soddisfatto della linea tenuta finora da Biden, prosegue la sua abile strategia diplomatica tra Washington e Pechino.

Attenzione alle Filippine, che presto dovrebbero decidere se rinnovare l'accordo difensivo con gli Stati Uniti. Il governo di Duterte alza la voce per la presenza di circa 220 navi cinesi, presidiate da forze marittime, attorno a una barriera corallina a ovest di Palawan.

 

CONVERGENZA CINA-RUSSIA

Chi invece non entra nel discorso delle alleanze di Biden è certamente la Russia, come dimostrato dall'intervista del neo presidente americano in cui si definisce Vladimir Putin un "assassino". La conseguenza, prevedibile, è che Putin sia costretto a intensificare la collaborazione con Xi Jinping, come d'altra parte già fatto negli ultimi anni. Solo qualche giorno fa, Cina e Russia si erano dette pronte ad assumere una linea comune di fronte a Washington e hanno annunciato il progetto congiunto di una stazione spaziale lunare. Ma il passaggio da partnership ad alleanza è difficile da compiere, per le reciproche (storiche) diffidenze derivanti anche banalmente dalla vicinanza geografica. Proprio su questo punto scommettono gli apparati americani, convinti che una vera alleanza tra Russia e Cina non possa concretizzarsi. Ne ho scritto nel dettaglio qui.

Nei prossimi giorni, intanto, il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, sarà in visita a Pechino.

 

ALTRO SU USA/CINA

Intanto, ad Atlanta un 21enne ha ucciso otto persone, di cui sei di origine asiatica, in tre centri massaggio. Il movente non è stato ancora chiarito ma intanto la comunità asioamericana è in allarme, visto l'aumento dei crimini d'odio nei suoi confronti. Basti pensare che nel 2020, a fronte di un calo generale di hate crimes del 7% nelle grandi città Usa, sono aumentati di quasi il 150% quelli nei confronti di cittadini di origine asiatica. Effetto anche della retorica sinofoba e del "Chinese virus" di Trump. 

Uno scienziato di alto livello della Nato è stato accusato di spionaggio a vantaggio della Cina.

 

CINA

La scorsa settimana abbiamo abbondantemente raccontato quando accaduto al lianghui, le "due sessioni" (qui ho fatto una bella chiacchierata sull'argomento con Guido Alberto Casanova). Inizia intanto la lunga marcia di avvicinamento al congresso del 2022, con il pensiero di Xi Jinping che pare destinato ad assurgere a un ruolo ancora più elevato di quanto non sia ora. Altro segnale del potere sempre più cementato di Xi, mentre Macro Polo continua la sua panoramica delle "stelle emergenti" nella costellazione del Partito comunista.

La nuova campagna anticorruzione arriva anche nella Mongolia interna, provincia che nel 2020 ha lanciato segnali di irrequietezza che non sono piaciuti per nulla a Pechino.

Intanto, sul fronte interno, numerosi movimenti sul fronte economico/digitale. L'accelerazione sul fronte dello yuan elettronico si accompagna a un maggiore controllo dei colossi privati. Dodici compagnie nel mirino dei regolatori per posizione di monopolio. Ad Alibaba è stato richiesto di rivedere il suo impero nel settore dei media, peraltro coinvolto in una nuova legge che mira tra le altre cose a uno screening ancora più forte dei contenuti (con particolare attenzione ai drammi sulla storia del Partito).

Pinduoduo è diventata più grande di Alibaba, e il suo amministratore delegato si è dimesso. E' stata invece bloccata l'app di messaggistica Signalmentre diventa sempre più chiaro come internet sia diventato uno strumento a disposizione del Partito e non (come si pensava venti anni fa) contro di esso.

Pubblicato un articolo del 2018 di Xi Jinping sull'innovazione scientifica e tecnologica, nel quale si anticipavano le sette architravi dello sviluppo tech individuate dal nuovo piano quinquennale.

Sui media cinesi si discute di quanto emerso durante le "due sessioni", in particolare dell'aumento dell'età pensionabile (qui e qui) e dei piano legati allo sviluppo green.

Sul fronte "esterno", Pechino punta all'applicazione extraterritoriale delle proprie leggi finanziarie. China Media Project ha pubblicato un report sull'influenza della propaganda cinese sui media internazionali.

Circa venti ambasciate cinesi all'estero hanno annunciato facilitazioni nella richiesta di visti, ma solo per coloro che si sono inoculati il vaccino cinese. 

 

TAIWAN

Tra chi pareva temere il passaggio da Trump e Biden c'era Taipei. Per ora, però, prevale la continuità e il presidente democratico ha dimostrato di voler sostenere la posizione di Taiwan, impegnata a forgiare la sua identità per sfuggire alla presa di Pechino (qui Giorgio Cuscito).

La disfida degli ananas può rappresentare un case study interessante per i paesi asiatici (e non) coinvolti in dispute commerciali con Pechino. 

Dopo un anno, Taiwan rimuove il divieto di ingresso ai cittadini della Repubblica Popolare Cinese per motivi di business.

La città giapponese di Ishigaki, coinvolta nello scontro sulla denominazione dell'amministrazione delle isole Senkaku/Diaoyu con Pechino, chiede al governo giapponese di approfondire e istituzionalizzare i legami con Taipei.

Anche la Corea del sud (dopo, tra gli altri, la Germania) cerca l'aiuto dei produttori taiwanesi sulla carenza di chip.

Polemica tra Francia e Cina sulla possibile visita di un gruppo di senatori a Taipei.

Gli Usa premono sul Paraguay, unico alleato diplomatico rimasto a Taiwan in America latina, per collaborare in materia sanitaria con Taipei.

Taiwan e Palau inaugurano una "bolla di viaggio" a partire dal 1° aprile.

 

ASIA ORIENTALE

Per la prima volta un tribunale giapponese ha stabilito che le coppie omosessuali hanno il diritto costituzionale di sposarsi. Si apre uno spiraglio per una futura legalizzazione dei matrimoni, nonostante la dichiarata opposizione del partito di maggioranza. Qui Serena Console.

La Corea del nord ha interrotto le relazioni diplomatiche con la Malaysia.

 

GOLPE IN MYANMAR

In Myanmar le vittime dall'inizio delle proteste contro il golpe militare dello scorso 1° febbraio sono salite a oltre 200. Dai cortei gioiosi si è passati da tempo alla guerriglia urbana. Introdotta la legge marziale in diverse aree di Yangon, Mandalay e non solo. Alla repressione fisica si accompagna quella digitale, con i continui blocchi di internet che hanno tra l'altro causato il rinvio dell'udienza di Aung San Suu Kyi, ora accusata anche di corruzione.

L’aumento delle violenze sta mettendo in discussione la linea della non ingerenza portata avanti dai paesi asiatici. La Corea del Sud ha annunciato la sospensione della cooperazione in materia di difesa e il divieto all’esportazione di armi verso Naypyidaw e sempre più aziende internazionali presenti sul territorio birmano stanno rivedendo i loro accordi e la loro produzione. La pressione economica delle imprese che stanno lasciando il Myanmar non sembra però convincere il Tatmadaw a fare marcia indietro.

Gli ultimi avvenimenti stanno invece spingendo la Cina ad assumere una linea diversa. Le proteste contro il golpe stanno assumendo sempre più una sfumatura anti Pechino. Nello scorso fine settimana sono state attaccate 32 fabbriche cinesi presenti in Myanmar, in particolare nell’area di Yangon. Alcune di esse sono state date alle fiamme, causando danni pari a circa 37 milioni di dollari.Durante gli attacchi, condotti da un gruppo di qualche decina di motociclisti armati di sbarre di ferro e taniche di benzina, sono rimasti feriti anche due lavoratori cinesi. Episodi che hanno spinto il portavoce del Ministero degli Esteri, Zhao Lijian, a sollecitare le autorità birmane affinché adottino “misure urgenti volte a porre fine agli attacchi e a consegnare alla giustizia i responsabili delle azioni”. L’Ambasciata di Pechino in Myanmar ha ricordato che gli investimenti nell’industria tessile hanno creato quasi 400mila posti di lavoro. Ho raccontato tutto nel dettaglio qui, compreso il perdurante silenzio dell'India che ha numerosi interessi in Birmania.

Il ministro degli Esteri delle Filippine, Teodoro Locsin, accusa l'occidente per quanto sta accadendo in Myanmar e per aver "distrutto Suu Kyi".

Il Manifesto prosegue nei suoi contenuti dedicati alla presenza di munizioni e hardware italiani nell'arsenale dell'esercito birmano.

 

CINA/ASIA

La crisi politica in Nepal continua a essere seguita con attenzione da Cina e India, che si contendono Katmandu, negli ultimi anni avvicinatasi in modo deciso a Pechino. Ora, però, con il premier Khadga Prasad Sharma Oli vacillante, le cose potrebbero cambiare.

Le Maldive hanno approvato l'utilizzo emergenziale del vaccino di Sinopharm. Non sarà felice l'India, che di recente ha persino salutato con favore il nuovo accordo difensivo tra le isole che rientrano tradizionalmente nella sua area di influenza e negli Stati Uniti, contrariamente al passato.

Tra i primi paesi ad aver adottato il vaccino cinese ci sono gli Emirati Arabi Uniti, che hanno iniziato a distribuire una terza dose del siero di Sinopharm.

Il Pakistan punta sullo sviluppo del porto di Gwadar, uno degli snodi fondamentali della Belt and Road, per incrementare i rapporti commerciali con l'Asia centrale.

Kazakistan e Cina promuovono un dialogo interparlamentare.

 

CINA/AFRICA

Si espande la distribuzione del vaccino cinese in Africa. In particolare in Egitto e Namibia.

In Tunisia verrà aperta un'accademia di training a guida cinese per i diplomatici locali.

Il Kenya nega che il porto di Mombasa possa essere una vittima della cosiddetta "trappola del debito" nei confronti della Cina.

Il Burundi sostiene la Cina sul tema di Hong Kong.

La morte improvvisa del presidente della Tanzania, John Magufuli, arriva in un momento delicato per le relazioni bilaterali con la Cina.

 

CINA/SUDAMERICA

Nonostante l'iniziale opposizione di Jair Bolsonaro, il vaccino cinese sta trovando spazio in Brasile, visto l'enorme necessità del paese sudamericano di contenere l'aumento dei contagi.

Il vaccino cinese trova diffusione anche nella Repubblica Dominicana.

Xi Jinping ha avuto colloqui con i leader di Guyana e Trinidad & Tobago, ma in generale i prestiti cinesi in America latina sono diminuiti nel 2020. 

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