Esteri
Guerra Ucraina, la chiesa si spacca. E Bergoglio paga le posizioni anti Usa

Scisma tra i cristiani ortodossi. Scontro totale tra Papa Francesco e il patriarca Kirill. Ma il pontefice non convince per la sua postura lontana da Usa e Nato
Guerra in Ucraina, lo scontro Kirill-Bergoglio e lo scetticismo sul ruolo di Papa Francesco
Ecco alcuni passaggi di quanto detto da Kirill: "Se l'umanità riconosce che il peccato non è una violazione della legge di Dio, se l'umanità concorda sul fatto che il peccato è una delle opzioni per il comportamento umano, allora la civiltà umana finirà lì". E i gay pride "sono progettati per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano. Ecco perché per entrare nel club di quei paesi è necessario organizzare una parata del gay pride. Non per fare una dichiarazione politica siamo con te”, non per firmare accordi, ma per organizzare una parata gay. E sappiamo come le persone resistono a queste richieste e come questa resistenza viene repressa con la forza. Ciò significa che si tratta di imporre con la forza un peccato condannato dalla legge di Dio, e quindi, di imporre con la forza alle persone la negazione di Dio e della sua verità".
Bergoglio, dall'altra parte, ha attaccato implicitamente Kirill quando ha detto che “Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra e chi appoggia la violenza ne profana il nome”. Non tutti sono però convinti della posizione del pontefice. Ancora c'è chi ricorda i silenzi di Bergoglio sui dossier cinesi, Hong Kong e Xinjiang in primis, motivati forse dal desiderio di raggiungere un accordo di ampio respiro sulla nomina dei vescovi e dunque della presenza della chiesa cattolica in Cina, l'Ucraina prova a spingere il Papa sempre più fuori dall'area grigia.
La rottura coi vescovi conservatori americani e la narrativa anti guerra fredda hanno creato non pochi dissapori con gli Stati Uniti. Mentre Bergoglio non ha mai nascosto il suo desiderio di arrivare in "mondi lontani" e completare il cerchio del gesuita Matteo Ricci tornando a Pechino. Progetto complicatissimo ma mai del tutto tramontato. Di recente il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin ha dichiarato: "I fedeli in Cina possono testimoniare la propria fede e aprirsi anche al dialogo tra tutti i popoli e alla promozione della pace”.
Tutti elementi che ai critici fanno pensare che il Pontificato possa non riuscire ad assumere un ruolo di primo piano nella crisi.
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