Esteri
Guerra Ucraina, effetto Lavrov: Israele rompe con la Russia, nel mirino l'Iran
Oltre alla Siria, sono in gioco gli equilibri nel Medio Oriente: vertice regionale con Biden. Mosca teme l'accerchiamento anche a sud
Guerra Ucraina, l'intervista di Lavrov porta alla rottura tra Russia e Israele
L'ormai celeberrima intervista di Giuseppe Brindisi, conduttore di "Zona Bianca" su Rete 4, al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov non sta avendo conseguenze solo in Italia, con una polemica furibonda sull'opportunità di dare voce al diplomatico del Cremlino. No, quanto dichiarato da Lavrov durante la trasmissione andata in onda sulle reti Mediaset sta avendo ripercussioni anche a livello internazionale. In particolare sul rapporto tra Russia e Israele, con una crisi diplomatica che potrebbe portare a conseguenze anche sul teatro del Medio Oriente.
Tutto nasce, ovviamente, dalla dichiarazione di Lavrov secondo la quale anche Adolf Hitler "aveva sangue ebreo" e che "gli ebrei sono tra i peggiori antisemiti". Facendo riferimento alle origini del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e alle accuse del Cremlino rivolte a Kiev con un governo bollato come neonazista nella propaganda interna alla Russia. Ma facciamo un passo indietro. Lo scorso marzo, il premier israeliano Naftali Bennett era stato il primo leader di un certo rilievo internazionale a recarsi a Mosca dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Sembrava che Israele potesse assumere un ruolo di mediatore tra la Russia e Kiev, ancora prima dell'attivismo della Turchia di Erdogan.
Poi, nelle scorse settimane, qualcosa si è inceppato. Con ripercussioni anche in Medio Oriente tra Siria e Iran. Ora, però, rischia di essere arrivata la parola fine a un rapporto già burrascoso. Alle parole di Lavrov ha fatto seguito uno scontro istituzionale ad altissimo livello. Israele ha immediatamente convocato l'ambasciatore russo Anatolij Viktorov per protestare contro le parole definite "imperdonabili" di Lavrov. Il collega di Lavrov, il ministro degli Esteri Yair Lapid, ha dichiarato che "gli ebrei non si sono autodistrutti durante l'Olocausto. Incolpare gli ebrei per l'antisemitismo rappresenta un palese livello di razzismo contro gli ebrei".
La rottura tra Russia e Israele rischia di causare un effetto domino in Medio Oriente
Lo stesso Bennett ha deciso di entrare in gioco: "Le parole di Lavrov non sono vere e le loro intenzioni sono sbagliate. L'obiettivo di tali menzogne è accusare gli stessi ebrei dei crimini più terribili della storia, che sono stati perpetrati contro di loro, e quindi assolvere i nemici di Israele dalle sue responsabilità". Il primo ministro di Israele ha ribadito che "nessuna guerra del nostro tempo è come l'Olocausto o è paragonabile all'Olocausto". A seguito delle dichiarazioni di Lavrov, il ministero degli Esteri israeliano ha convocato l'ambasciatore russo in Israele per "chiarimenti". Chiedendo poi delle scuse, che non sono mai arrivate.
Mosca ha risposto in maniera durissima, accusando "l'attuale governo israeliano" di sostenere "il regime neonazista di Kiev". Aggiungendo che "la storia, purtroppo, conosce tragici esempi di cooperazione tra ebrei e nazisti". Secondo il ministero degli Esteri russo, Zelensky "specula sulle sue radici" e lo fa in modo abbastanza consapevole e del tutto volontario. Nascondendosi dietro le proprie origini ebraiche, il capo dello Stato ucraino "copre i neonazisti ucraini, eredi spirituali e di sangue dei carnefici del suo popolo". Dunque non solo nessun passo indietro, anzi Mosca ha persino calcato la dose.
E dire che finora Israele aveva tenuto una posizione molto bilanciata sull'invasione russa. Pur votando a favore delle risoluzioni anti russe alle Nazioni Unite non ha mai condannato apertamente la mossa di Putin. E ha cercato di proporsi inizialmente come mediatore e provando a promuovere il dialogo tra Mosca e Kiev. Senza riuscirci. Ma negli ultimi anni le relazioni tra Israele e Russia erano state buone, tanto che Mosca ha lasciato più volte mano libera a Tel Aviv in Siria, dove l'esercito israeliano ha più volte colpito obiettivi vicini ai Guardiani della rivoluzione iraniana in Siria. Anche se, come noto, la Russia appoggia sia il regime di Bashir al-Assad che lo stesso Iran.
Con la guerra in Ucraina Israele attacca la Siria e mette nel mirino l'Iran: vertice regionale con Biden. Mosca teme l'accerchiamento anche a sud
Ora, però, tutto questo rischia di cambiare. Nelle scorse settimane, infatti, Israele ha condotto nuovi attacchi causando anche diversi morti durante la guerra in Ucraina. Mossa che non è piaciuta al Cremlino, che ha dichiarato che gli attacchi israeliani “mirano ad aumentare la tensione, riprendere le operazioni militari e consentire all'Occidente di svolgere attività militari in Siria”. Più o meno artificiosamente, la Russia crede ora che mentre è distratta dal conflitto Tel Aviv stia cercando di alterare gli equilibri in Medio Oriente a sfavore degli alleati di Mosca. In primis Siria e Iran.
Alla fine dei conti, infatti, secondo molti osservatori al centro del dialogo del Cremlino tra Bennett e Putin ci sarebbero stati più i dossier legati a Damasco e Teheran piuttosto che quello riguardante la guerra in Ucraina. I timori russi potrebbe veenire alimentati da una notizia diffusa proprio in queste ore. Il sito di informazioni Usa Axios ha svelato che gli Stati Uniti e Israele stanno discutendo sulla possibilità di organizzare, in occasione della visita del presidente Joe Biden in Medio Oriente che dovrebbe svolgersi a fine giugno prossimo, una riunione con i leader della regione.
Lo scorso 24 aprile Biden ha accettato l'invito di Bennett in Israele, ma senza fissare una data: secondo Axios, la visita dovrebbe svolgersi nella seconda metà di giugno e dovrebbe durare fra 24 e 36 ore. Si tratterebbe della prima missione del presidente Usa in Medio Oriente da quando è alla Casa Bianca. Se andasse in porto il progetto di un forum regionale Mosca potrebbe sentirsi ulteriormente accerchiata anche sul fronte meridionale.