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Esteri
Turchia-Germania, tensione. Berlino: Visti? Non ci faremo ricattare da Ankara

Il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel ha esortato l'Europa a non cedere ai "ricatti" della Turchia, dopo che Ankara ha minacciato di non riconoscere piu' l'accordo con l'Ue sui rifugiati se ai cittadini turchi non sara' consentito di viaggiare nei paesi della Unione senza visto al piu' tardi entro ottobre. "In nessun caso, ne' la Germania ne' l'Europa possono farsi ricattare", ha avvertito Gabriel, ricordando che Ankara ha dei passi da compiere prima dell'aabolizione del regime dei visti. Anche il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, ha sottolineato che le richieste dell'Ue in merito "sono chiare e devono essere rispettate senza eccezioni", riferendosi in particolare alla riformulazione della legge antiterrorismo chiesta da Bruxelles.

Gabriel ha anche difeso il divieto della Corte costituzionale alla trasmissione di un messaggio video di Erdogan durante la manifestazione di ieri a Colonia: "E' stata legittima ed e' servita ad allentare la tensione", ha detto.

Scintille tra Turchia e Germania il giorno dopo la manifestazione di Colonia, dove migliaia di turchi sono scesi in piazza per esprimere sostegno al loro presidente Erdogan. Il governo turco a metà giornata ha convocato l'incaricato d'affari tedesco ad Ankara. Il passo arriva dopo le proteste per il divieto, sancito dalla Corte Costituzionale tedesca, di trasmettere un video di Erdogan ai manifestanti.

Il Ministero degli Affari Esteri tedesco ha pero' minimizzato l'iniziativa diplomatica: "Nelle relazioni fra Stati e' una cosa quotidiana, normale, che accade cento volte, che il rappresentante di uno Stato sia pregato di recarsi al Ministero degli Affari Esteri del paese ospitante" ha detto il portavoce del dicastero Martin Schaefer, rimarcando che "non c'e' niente di eccezionale". Sul fronte interno, il primo ministro turco Binali Yildirim ha ribadito nuovamente che non c'e' alcuna ombra di dubbio sulla diretta responsabilita' del predicatore Fetullah Gulen, rifugiato negli Usa, nel tentativo di colpo di stato del 15 luglio scorso. Yildirim, in un incontro con la stampa nella sua residenza di Ankara, ha sottolineato che il Feto, l'organizzazione che fa capo a Gulen, ha trovato l'humus nelle scuole militari. Il Feto "ne ha assunto il controllo, fortificando il suo potere in queste scuole. Quelli che hanno provato a rifiutare - ha detto Yildirim - lo hanno fatto invano. Fetullah Gulen e' al centro del golpe".

Il governo, dopo la proclamazione dello stato d'emergenza di tre mesi, ha decretato la chiusura delle accademie di guerra e delle scuole militari, che saranno rimpiazzate da un ateneo ex novo. Rispondera' al controllo del Ministero della Difesa, assieme all'esercito di terra, alla Marina e all'Aeronautica. Gia' ieri il presidente Erdogan durante un programma televisivo aveva anticipato l'accorpamento dei servizi segreti e del comando generale al Ministero della Difesa. Al contempo, sulla Gazzetta Ufficiale si conferma la sospensione di 1389 militari tra cui l'ex consigliere capo di Erdogan, Ali Yazici.

Intanto sono stati arrestati altri due soldati che facevano parte del commando incaricato dai golpisti di catturare il presidente turco la notte del 15 luglio scorso. Il blitz, fallito con la fuga di Erdogan, avvenne poco distante dalla localita' balneare di Marmaris. Sale a 11, pertanto, il numero dei militari componenti quel commando catturati dalla polizia turca, che ha diffuso i nomi dei due ultimi arrestati: Mustafa Serdar Ozay e Muammer Gozubuyuk. L'operazione si e' conclusa nel sud-ovest del paese.

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turchia germania tensioneberlino ankara scontrogermania turchia nessun ricatto





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