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Esteri
Ucraina, Tajani: "Sì alle armi, non è tempo di pace". Ma la Nato è a pezzi
Guerra Russia-Ucraina, raid ucraino su palazzo governo a Donetsk

Tajani: "L'Italia invierà i sistemi antimissile all'Ucraina"

Sì alle armi italiane all'Ucraina. Lo chiarisce il ministro degli Esteri Antonio Tajani in una intervista al Corriere della Sera: "Lo ripeto di continuo: l’Italia sostiene ogni pista possibile per arrivare a una pace giusta in Ucraina, che significa l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Ma intanto continuano brutali e indiscriminati gli attacchi russi. A livello generale le conseguenze globali del conflitto, soprattutto in termini di sicurezza alimentare ed energetica, continuano a essere pesanti. Il conflitto deve finire al più presto: ma allora peri Paesi alleati dell’Ucraina deve essere ben chiaro che dobbiamo fare tutto il possibile per aiutare questa nazione nella sua battaglia per l’indipendenza".

Come spiega Tajani: "L’Italia ha già fornito all’Ucraina 5 pacchetti di aiuti nel campo della difesa per circa 1 miliardo di euro. È in preparazione un sesto pacchetto, che include sistemi di difesa aerea. Il ministro Kuleba ha ringraziato per il sostegno fornito, ho ripetuto che continuerà. In collaborazione con la Francia stiamo finalizzando l’invio del Samp-T".

Nato a pezzi, in Ungheria fatti fuori i generali pro Nato

Nel frattempo, però, la Nato si spacca come dimostra il no tedesco ai tank. Come spiega la Stampa, le pressioni su "Scholz – schernito sui social dai mercenari della Wagner come «uno degli eroi dell’operazione Z» – proseguono a ogni livello. I ministri degli Esteri dei Paesi Baltici hanno ribadito che la Germania consegni «ora i carri armati Leopard a Kiev». Varsavia ha fatto sapere che potrebbe consegnare i tank in barba al divieto tedesco e che ospiterà soldati ucraini per l’addestramento. Malgrado la solidità mostrata negli ultimi undici mesi, la Nato è divisa sulla strategia da seguire mentre sia Russia sia Ucraina si stanno preparando a una grande offensiva di primavera per spaccare definitivamente l’equilibrio del conflitto". 

Il ministero della Difesa dell'Ungheria ha destituito almeno 170 alti ufficiali delle forze armate, fra cui generali e colonnelli. Il provvedimento viene presentato come necessario per ringiovanire e ammodernare la difesa, scrive il portale Daily News Hungary. L'opposizione accusa il governo di Budapest di volersi liberare degli ufficiali a favore della Nato, alleanza di cui l'Ungheria fa parte.

Secondo Agnes Vadai, ex sottosegretaria alla Difesa e deputata della Coalizione Democratica all'opposizione, giovedì erano già stati destituiti in 170, tutti filo Nato, ma alla fine si potrebbe arrivare a migliaia. Ora nelle forze armate conta la lealtà politica, ha sottolineato. Le destituzioni avvengono nell'ambito di un decreto del governo che permette agli ufficiali delle forze armate di andare in pensione dopo 25 anni di servizio. Ma sembra che sia stato il ministero della Difesa a scegliere chi deve lasciare il posto. Gli ufficiali devono andarsene entro due mesi e poi riceveranno il 70% del salario, anche se continueranno a lavorare. 

Mosca: "Armi offensive a Kiev porteranno a catastrofe globale"

"La fornitura di armi offensive da parte dell'Occidente a Kiev porterà a una catastrofe globale e a misure di ritorsione russe con l'uso di armi più potenti". Lo ha detto il presidente della Duma di Stato russa, Vyacheslav Volodin, citato da Ria Novosti. "Se Washington e i Paesi della Nato forniranno armi che verranno utilizzate per colpire le città e tentare di impadronirsi dei nostri territori, ciò porterà a misure di ritorsione che utilizzano più armi potenti", ha scritto Volodin nel suo canale Telegram. "I membri del Congresso degli Stati Uniti, i deputati del Bundestag, dell'Assemblea nazionale francese e di altri Parlamenti europei dovrebbero rendersi conto della loro responsabilità nei confronti dell'umanità", ha aggiunto. 

 

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