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Siccità: in Piemonte comincia a mancare l’acqua. Il Nord teme il peggio

Piogge regolari e diffuse sono ormai un ricordo

 

E’ l’immagine del lago di Ceresole (ai piedi del Gran Paradiso) completamente prosciugato, l’istantanea emblematica di una situazione climatica che, nonostante il maltempo, resta idrologicamente preoccupante nel Nord Italia; ne sono conseguenza, ad esempio, possibili interruzioni del servizio idrico nelle valli alpine, generalmente ricche d’acqua, tra la Valsesia e la Valsessera, in provincia di Vercelli e Biella, nel nord del Piemonte. Sul monte Rosa, l’altezza del manto nevoso è circa il 30% della media degli scorsi 15 anni (cm.132) e tutti principali fiumi della regione sono largamente deficitari sulle portate dello scorso anno (fonte: ARPA Piemonte). E’ proprio il Canavese, che sta soffrendo maggiormente per la siccità: numerosi gli incendi ed irrigazione già avviata.  Il Piemonte meridionale ha invece beneficiato di significative nevicate.

Il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche evidenzia come l’Italia settentrionale continui a soffrire per mancanza d’acqua ed insufficienti livelli nivali.

“Di fronte ad una situazione di persistente emergenza, è ancora più evidente la necessità di infrastrutturare il Nord della Penisola con nuovi invasi, efficientando al contempo quelli esistenti – indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – La nostra proposta prevede la realizzazione di 13 bacini, il completamento di altri 4 e la manutenzione straordinaria di ulteriori 9 per riportarli alla capacità originaria. Dobbiamo assumere definitivamente che i cambiamenti climatici stanno stravolgendo anche l’andamento meteo e le piogge diffuse, utili all’agricoltura ed all’ambiente, sono ormai un ricordo.”

A fine febbraio in Val d’Aosta mancavano all’appello 50 centimetri di neve (record negativo degli ultimi 20 anni) con l’indice S.W.E. (Snow Water Equivalent) praticamente dimezzato. Sul fronte pluviometrico, il deficit medio mensile risulta ancora più marcato (-74,29%), arrivando a -90% nella fascia centrale della regione. A completare l’anomalo quadro climatico sono le temperature, che in febbraio, rispetto alla media, hanno segnato + 4° a quote basse e +2° in altura, facendo del 2022 il secondo mese più caldo dal 1970 (fonte: Centro funzionale regionale- Regione Autonoma Valle d’Aosta).

I livelli dei grandi bacini naturali sono tutti abbondantemente sotto la media; unica eccezione è il lago di Garda, che però comincia a calare. Il Lario ha una percentuale di riempimento pari al 7,6%, mentre l’Iseo, al cui livello medio mancano 60 centimetri, ha una percentuale di riempimento (7,9%) inferiore dell’85% rispetto al 2021.

In Lombardia, le portate del fiume Adda sono in costante calo, mentre le riserve nivali hanno avuto un incremento di 242,1 milioni di metri cubi (+34%) rispetto alla settimana scorsa; il deficit complessivo di riserva idrica si riduce così da           -55,7% a -49,63% sulla media storica.

Permane la crisi idrica anche in Veneto, dove su Dolomiti e Prealpi mancano all’appello 90 centimetri di neve, pari a rispettivamente -25% e -35% sulla media storica. Il lago del Corlo (nel bacino del fiume Brenta, che registra un livello inferiore di 1 metro e mezzo rispetto alla media) segna il record negativo dal 1996 (9,7 milioni di metri cubi d’acqua invasata, cioè -13 milioni sulla media storica, pari a -57%) Non se la passano meglio i fiumi della regione, che anche questa settimana restano abbondantemente al di sotto dei livelli degli anni precedenti.

In Emilia-Romagna, come in tutte le zone Appenniniche da Nord a Sud, sono arrivate pioggia e neve, in particolar modo sul versante adriatico ma, tra i fiumi, solamente il Savio pare averne già beneficiato, avvicinandosi, dopo molti mesi, ai valori medi del periodo (il torrente Enza invece, segna il record negativo).

Non si arrestano neppure i cali di portata del fiume Po ad iniziare dal tratto piemontese; alle stazioni di rilevamento a Piacenza e Cremona le portate sono sotto il minimo storico mensile (fonte: ARPAE).

Per quanto riguarda le piogge, il 75% dell’Emilia-Romagna è in deficit; a fare eccezione sono solo i bacini romagnoli a Sud della foce del fiume Reno. A Nord, la pianura ferrarese sta attraversando una delle peggiori crisi idriche dei recenti decenni: da inizio anno sono caduti solamente mm.38,6 di pioggia, di cui solo mm.7,6 a febbraio.

Passando al Centro Italia, va segnalata l’ottima performance dei fiumi marchigiani, in particolare Esino e Sentino, nonchè dei volumi d’invaso nelle dighe regionali.

La Toscana invece si conferma “a macchia di leopardo”: le piogge, infatti, hanno bagnato, con diversa intensità, la Valdarno, la Lucchesia, ma soprattutto la provincia di Massa Carrara (con picchi di oltre 50 millimetri). Resta a secco, invece, la costa grossetana e livornese; le portate dei fiumi sono ancora in calo con valori molto lontani dalle medie storiche.

“Il consolidarsi di situazioni localizzate nell’ambito di una stessa regione, impone un’ulteriore riflessione sulla necessità di dotarsi di schemi idrici, funzionali al trasferimento di quantità d’acqua fra un territorio e l’altro” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Nel Lazio, i fiumi Sacco e Liri-Garigliano si attestano fra i livelli più bassi del quinquennio.

In Campania, rispetto a 7 giorni fa, i livelli idrometrici dei fiumi Sele, Sarno e Volturno sono in aumento per la seconda settimana consecutiva, mentre si presenta una prima ripresa anche del Garigliano. Si segnalano in moderato recupero anche i volumi idrici nei bacini del Cilento e nel lago di Conza.

In Abruzzo, l’invaso di Penne conferma il trend positivo con il dato migliore dal 2017.

Avviata la stagione irrigua, diminuiscono, invece, i volumi della diga Sant’Anna in Calabria.

In Basilicata, i bacini vedono aumentare i loro volumi di circa 1 milione di metri cubi al giorno.

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