Favorevoli o contrari all'art. 18 per i dipendenti pubblici?
Il commento del Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca
Ha scatenato numerose polemiche la sentenza della Cassazione sull'estensione deIle nuove disposizioni normative relative al nuovo articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori al pubblico impiego. In attesa che venga emanato il Testo Unico della Pubblica Amministrazione, la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha predisposto uno studio sugli effetti dell'applicazione dei licenziamenti per giusta causa ai dipendenti pubblici. In particolare, sono stati analizzati i flussi relativi all’anno 2014 delle comunicazioni obbligatorie, diffusi dal Ministero del Lavoro, sulla base dei dati trasmessi dai datori di lavoro in caso di interruzione del rapporto di lavoro. Se si guardano i dati sui licenziamenti, nel 2014 in Italia ci sono stati 1,09 milioni di licenziamenti nel settore privato. Tra questi, 828.000 casi derivano da un licenziamento economico, mentre in 89.000 casi si è proceduto con un licenziamento per motivi disciplinari ossia, di giusta causa o per giustificato motivo soggettivo.
Pertanto, i licenziamenti per motivi disciplinari rappresentano l’8% del totale e lo 0,67% degli oltre 13 milioni di rapporti di lavoro attivi nel settore privato.
Se le stesse percentuali venissero applicate, come da questa simulazione, anche ai 3.233.000 rapporti di lavoro del pubblico impiego, emergerebbe che i lavoratori potenzialmente licenziabili per motivi disciplinari sarebbero ogni anno circa 21.661 a fronte di un costo medio del lavoratore pubblico pari a 48.936 euro. Il costo complessivo dei dipendenti pubblici potenzialmente destinatari di un provvedimento di licenziamento per giusta causa sarebbe pari a 1,060 miliardi di euro.
Questi dati sono stati commentati dal Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca: "Abbiamo provato a semplificare come potrebbe svilupparsi l’applicazione percentuale delle statistiche del settore privato al settore pubblico attraverso una simulazione un po’ provocatoria per sottolineare che, se nel settore privato a fronte di questi licenziamenti ci sono poi delle assunzioni, anche nel settore pubblico si dovrebbe pensare ad una maggiore flessibilità, al di là di quello che risparmierebbe lo Stato, che poco non è. Lo scopo della nostra provocazione – ha precisato De Luca - è spiegare che questi provvedimenti dovrebbero portare ad una corsa alla meritocrazia e ad una maggiore qualità della prestazione lavorativa. Se venissero attuati, infatti, ci sarebbe una maggiore competitività sul lavoro, mentre in caso contrario potrebbero portare a fenomeni di lassismo che ogni tanto vengono segnalati nel settore pubblico”.