La fine dell’Ottocento costituì per l’Europa intera un’epoca di immensi cambiamenti: la tecnologia entrava a veloci falcate nelle vite delle persone, stravolgendole e rivoluzionando l’assetto stesso della società. Per alcuni era la fine del mondo come lo avevano sempre conosciuto, un passaggio inevitabile che generava nostalgia e timore; per altri, invece, si trattava di un’esplosione di nuove opportunità, che di certo non poteva essere ignorata.
Nella Napoli del 1888 Gaetano e Tunino fanno parte di questa seconda categoria: due fratelli sognatori, giovani, con lo sguardo volto al futuro e un’ambizione fuori dal comune. Nonostante la miseria in cui sono costretti a vivere, desiderano per sé stessi un avvenire diverso, fatto di luce, fama, soddisfazioni. Gaetano è una promessa del balletto, ma nella realtà dei fatti passa più tempo a svolgere le mansioni di sguattero del teatro che non salti e piroette; Tunino è un apprendista fabbro con la mente in continuo movimento. Il suo cervello partorisce invenzioni, progetti strampalati, evoluzioni della tecnica a cui nessuno, in quella città di borghesi, dà il minimo credito.
Un giorno tuttavia i due fratelli si imbattono in Étienne Jules Marey, uno scienziato francese noto per aver inventato uno straordinario apparecchio fotografico che, a sua detta, cambierà il modo stesso di rappresentare la realtà. Da quel momento, ogni sogno per gli stravaganti protagonisti di questa storia diventerà possibile, se solo avranno abbastanza coraggio e sangue freddo per inseguirlo…
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