Medicina
Virus respiratorio sinciziale, in Italia circa 290 mila casi all'anno: il valore dell'informazione per la prevenzione
La protezione dei soggetti fragili resta la priorità: in Italia si registrano ogni anno circa 25.000 ospedalizzazioni di bambini sotto i 5 anni legate alle complicanze da RSV, e si stima che siano circa 26.000 i ricoveri degli over 60

Virus respiratorio sinciziale, un fenomeno sottovaluto e sottostimato: necessaria informazione sulle opportunità di prevenzione per fronteggiare i circa 290.000 casi annuali
In Italia, il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) causa circa 290.000 casi all'anno, ed è responsabile di 1800 decessi. I sintomi sono simili a quelli influenzali, ma possono determinare complicanze respiratorie significative nei soggetti fragili (over 60, persone immunocompromesse e neonati). Quello del Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) è un fenomeno sottovalutato e sottostimato, che spesso non viene diagnosticato correttamente, nonostante ad oggi esistano test specifici. La mancanza di un trattamento specifico rende meno urgente la diagnosi eziologica; e per questo motivo i dati epidemiologici disponibili non rispecchiano l’impatto reale.
La protezione dei soggetti fragili resta la priorità: in Italia si registrano ogni anno circa 25.000 ospedalizzazioni di bambini sotto i 5 anni di età legate alle complicanze del virus respiratorio sinciziale come bronchiolite e polmoniti, e si stima che siano circa 26.000 i ricoveri degli over 60 dovute al virus. Sul fronte della prevenzione, sono oggi disponibili strumenti sicuri ed efficaci come la vaccinazione e l’immunoprofilassi; nonostante queste opportunità, il VRS non è ancora incluso, però, nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV).
Fondamentale che sul virus respiratorio sinciziale, come del resto su tutti i virus respiratori, l’opinione pubblica sia correttamente informata e aggiornata sui rischi e sulle strategie di prevenzione a disposizione, con un’assunzione di responsabilità da parte delle fonti di informazione più autorevoli e influenti, compreso il giornalismo medico-scientifico. È da questa necessità che prende le mosse il Media Tutorial “Giornalismo scientifico e comunicazione biomedica: il caso della malattia infettiva da virus respiratorio sinciziale” promosso dal Master SGP – La Scienza nella Pratica Giornalistica della Sapienza Università di Roma, con il contributo non condizionante di Pfizer, che oggi a Roma ha messo a confronto i giornalisti con gli esponenti del mondo medico-scientifico, specialisti in igiene, medicina preventiva e pediatria.
La rilevanza per la salute pubblica dei virus respiratori risiede sia nell’impatto socio-sanitario legato alla loro larga diffusione, sia al potenziale pandemico espresso da alcuni ceppi di virus influenzali e coronavirus.
"La maggior parte dei virus respiratori ha una spiccata tendenza stagionale", spiega Pier Luigi Lopalco, Professore Ordinario di Igiene presso l'Università del Salento, "nell’emisfero Nord del pianeta è nei mesi invernali che si verificano i picchi di infezioni da influenza, virus respiratorio sinciziale, SARS-CoV-2, metapneumovirus, rhinovirus e adenovirus, per citare i virus più frequentemente diagnosticati. La circolazione combinata di questi virus rende la stagione invernale particolarmente critica in termini di pressione sul sistema sanitario".
"Ancora oggi le informazioni che abbiamo sulla circolazione dei virus respiratori sono affette da una forte sottostima. Il sistema di sorveglianza non è completamente efficiente nel rilevare i casi reali e ciò non consente di valutarne il reale impatto sociosanitario: a questo scopo sarebbe necessario impostare studi ad-hoc, che, laddove eseguiti, hanno mostrato che il danno individuale e sociale di queste infezioni va ben oltre il periodo della malattia acuta. Nei soggetti fragili e anziani, ad esempio, un periodo di ricovero seguente una infezione respiratoria, che può scatenare una serie di complicanze, si associa spesso ad una perdita consistente dell’autonomia", ha concluso Lopalco.
In Italia, dopo l’esperienza della pandemia da COVID-19, il sistema di sorveglianza dell’influenza (Influnet) si è ampliato diventando RespiVirNet, con l’obiettivo di migliorare le conoscenze su altri virus respiratori, come SARS-CoV-2 e, appunto, il virus respiratorio sinciziale, che nel frattempo sono diventati prevenibili da vaccinazione. La sorveglianza ha un ruolo chiave nella gestione delle malattie infettive, ma ancor oggi non è completamente efficace nella rilevazione di tutti i virus respiratori.
"La sorveglianza consente di misurare il reale carico di malattia, supporta la programmazione sanitaria e l’allocazione delle risorse, guida le decisioni sulle strategie preventive e aumenta la consapevolezza del carico di malattia", dichiara Caterina Rizzo, Professoressa Ordinaria di Igiene e Medicina Preventiv presso l'Università di Pisa, "comprendere e comunicare il peso dell’RSV a tutti gli attori coinvolti è essenziale per rafforzare la prevenzione, ridurre la sottostima e tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione".
Il virus respiratorio sinciziale colpisce in modo diverso diverse fasce d’età, con sintomi tuttavia comuni e che inizialmente potrebbero essere ricondotti a diverse patologie virali, come tosse, starnuti, naso che cola, respiro sibilante. Quando però la patologia legata al VRS non si ferma alle alte vie aeree ma diventa più insidiosa, nei neonati e nei bambini piccoli si presentano segni legati alla difficoltà respiratoria come respiri brevi e poco profondi oppure rumorosi, dilatazione delle narici durante l’inspirazione, pause nella respirazione e rientramento della parete toracica, che indicano la necessità di un intervento medico urgente.
"Il VRS è un virus ubiquitario che colpisce praticamente tutti i bambini entro i 2 anni di vita, con possibili reinfezioni nel corso della prima infanzia e financo in età adulta", commenta Paolo Manzoni, Professore Associato di Pediatria e Neonatologia presso l'Università di Torino, "se nei soggetti oltre i due anni di età il virus causa spesso sintomi simil-influenzali, colpendo per lo più le vie aeree superiori, al contrario, una percentuale importante di pazienti con età inferiore ai 2 anni presenta invece coinvolgimento delle basse vie aeree che può sfociare, nello specifico, nel quadro clinico classico conosciuto come bronchiolite e nelle sue complicanze sia immediate, sia a lungo termine".
Oltre ai neonati prematuri e di età inferiore ai 6 mesi, le popolazioni a rischio di sviluppare una patologia respiratoria grave a seguito di VRS sono le persone di età superiore ai 60 anni e quelle immunocompromesse o con patologie preesistenti come il diabete, le malattie cardiache e polmonari, nelle quali il virus può scendere alle vie respiratorie inferiori causando principalmente polmonite. A partire dal 2023 nell’Unione Europea sono stati resi disponibili vaccini contro il VRS indicati sia a proteggere i neonati fino ai 6 mesi, attraverso la vaccinazione della mamma (le donne in gravidanza possono vaccinarsi dalla 24a alla 36a settimana di gestazione), che adulti e anziani (le Società scientifiche raccomandano la vaccinazione per i soggetti a rischio di 60-74 anni e per le persone di età pari o superiore a 75 anni).
L’efficacia della prevenzione vaccinale del VRS nelle persone over 60 è stata evidenziata da diversi studi, tra cui una recente esperienza real world pubblicata sul New England Journal of Medicine, che ha valutato un primo impatto del vaccino nel prevenire i ricoveri: il vaccino bivalente ha ridotto le ospedalizzazioni per malattia respiratoria da virus respiratorio sinciziale da 0.66 a 0.11 eventi per 1000 persone/anno, con un’efficacia dell’83.3% (CI 42.9–96.9). Per le forme più gravi (tratto respiratorio inferiore), l’efficacia è salita al 91.7%, superando ampiamente il criterio di successo prespecificato.
"Numerosi Paesi hanno già emanato raccomandazioni per la vaccinazione contro l’RSV in base all'età (≥60, 65 o 75 anni) o ai fattori di rischio. Anche molte società scientifiche hanno fortemente raccomandato questa vaccinazione", conclude Sara Boccalini, Professoressa Associata di Igiene Università degli Studi di Firenze, "in Italia il Board del Calendario Vaccinale per la Vita raccomanda l'uso del vaccino contro l’RSV per tutti i soggetti di età ≥75 anni e per i soggetti affetti da patologie croniche di età ≥60 anni. Tuttavia, al momento la vaccinazione contro l’RSV non è raccomandata in base all’attuale Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025. La speranza è che le Istituzioni sanitarie italiane integrino quanto prima l’offerta del vaccino RSV per la popolazione anziana e a soggetti a rischio per patologie nel calendario delle immunizzazioni offerte attivamente e gratuitamente alla popolazione".
La sfida principale resta duplice: da un lato, rafforzare la raccolta di dati epidemiologici solidi per comprendere con precisione la diffusione e l’impatto della malattia infettiva da virus respiratorio sinciziale; dall’altro, integrare in modo equilibrato le strategie di prevenzione disponibili, tenendo conto di tutte le popolazioni fragili a rischio di complicanze. Un approccio basato sulle evidenze scientifiche potrà fornire un contributo concreto al dibattito pubblico e istituzionale, sostenendo scelte consapevoli e mirate nella tutela della salute collettiva.
Cosa è il Master di I livello “La Scienza nella Pratica Giornalistica”
Il Master di I livello “La Scienza nella Pratica Giornalistica” è stato istituito presso la Sapienza Università di Roma con l'obiettivo di fornire una formazione, sia teorica che pratica, per professioni emergenti basate sulla comunicazione della scienza quali il giornalismo scientifico ed il management della ricerca. Il Master, dalla durata annuale e diretto da Isabella Saggio, Professore Associato presso il Dipartimento di Genetica e Biologia Molecolare della Sapienza, vuole formare figure professionali in grado di svolgere una corretta funzione di comunicazione tra il mondo scientifico e le diverse componenti della società, come opinione pubblica e Istituzioni.