Palermo, 8 ago. (Adnkronos) - "Il mal secco sta distruggendo i limoneti di Siracusa". È l’allarme della Coldiretti siciliana che denuncia la situazione in cui i produttori "del prezioso agrume stanno vivendo per l’avanzamento di questa malattia che sta provocando danni immensi in quanto ad oggi non c’è una cura ma solo buone pratiche agricole e per questo – sottolinea il presidente della Coldiretti di Siracusa, Alessandra Campisi- serve un piano straordinario d’intervento"."Gli alberi – spiega – hanno bisogno di potature straordinarie: i rami infetti vanno subito tagliati. A seconda dell’evento atmosferico occorre praticare anche dei trattamenti a base di rame ed evitare così l’espandersi della malattia che quando è invece troppo diffusa impone l’estirpazione e il reimpianto. Inoltre – aggiunge – i rami infetti vanno bruciati". "Questa è una battaglia che va combattuta in fretta e non da soli – afferma ancora Alessandra Campisi - .Infatti occorre avviare una collaborazione continuativa per la ricerca tra il Consorzio di Tutela del Limone di Siracusa Ig e l’università di Catania. Inoltre è indispensabile la formazione professionale. Le aziende limonicole devono poter formare giovani potatori per bloccare la malattia"."Si tratta di costi aggiuntivi per le imprese agricole e per questo il sostegno straordinario immediato e diretto ai produttori calcolato per ettaro o per albero è l’unica via percorribile – sottolinea Alessandra Campisi - dice - Chi partecipa ai bandi europei ha l’obbligo di non estirpare per almeno due anni gli alberi impiantati e ciò va contro con la buona pratica agricola. La Coldiretti chiede di eliminare questa indicazione temporale. Chi invece non ha le risorse necessarie, non può arginare la diffusione e quindi i limoneti restano focolai. Infine – conclude Alessandra Campisi - servono attrezzature specifiche, come atomizzatori, reti di protezione, sistemi di nebulizzazione ad alta pressione (fog) e impianti di irrigazione a pioggia". Nel siracusano i limoneti si estendono su circa 5.500 ettari con una produzione che supera 1.300.000 quintali.
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