Brescia, 16 apr. (Adnkronos) - Le confessioni sono "un atto di generosità che compiono entrambi, un atto generoso: Olindo per salvare Rosa e Rosa salvare Olindo", ma sono anche la prova che la coppia, condannata all'ergastolo per la strage di Erba, arrivano dopo "le pressioni" di chi li interroga in carcere. Lo sostiene Fabio Schembri, storico difensore dei coniugi Romano. Davanti ai giudici della corte d'Appello di Brescia, nel processo di revisione, spiega che per il loro 'amore quadrupede' la confessione "è il minore dei mali" per ottenere quella "cella matrimoniale" che è l'unica cosa che vogliono. La difesa conta "243 errori" nelle confessioni da parte dell'ex netturbino e della moglie descritti in sentenza come "intelligenti, capaci, astuti, capaci di mettere in piedi un alibi assai complesso", ma che invece "non sanno cosa è il luminol o le intercettazioni. Rosa non distingue la destra dalla sinistra, non sa leggere, Olindo non sa che l'ergastolo non si dà in cinque minuti, che la pena non si divide in due e non esistono camere doppie in carcere", aggiunge. "Il pg dice che non è vero che ci furono pressioni, ma a differenza di quel che dice lui le pressioni ci sono state e il giudice della condanna le ha certificate", quelle confessioni - poi ritrattate - sono il modo per vedere l'altro, chiosa il legale.
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