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Roma, 22 set. (Adnkronos) - Il welfare aziendale "esce irrobustito dall'esperienza che abbiamo vissuto. C'è stato un salto di qualità anche dal punto di vista culturale. Abbiamo vissuto una accelerazione da parte del management delle imprese, con la consapevolezza del ruolo sociale che le aziende hanno in un contesto difficile". Lo ha detto Enea Dallaglio, ricercatore e partner di Innovation Team - Gruppo Cerved, nel corso della presentazione del rapporto Welfare Index Pmi 2020 di Generali Italia."Nonsotante le difficoltà economiche, il fatto che le aziende non abbiano tagliato le spese per welfare è una cosa straordinaria, bellissima, che dimostra non solo generosità, ma anche intelligenza: l'imprenditore sa che non può non interessarsi di quello che succede, perché da ciò dipende il futuro", ha detto ancora.Le imprese, ha aggiunto, "si sono poste come punto di riferimento per la comunità. Stiamo vivendo una crisi di disgregazione della società e le aziende si sono poste come aggregatore". Inoltre, ha spiegato Dallaglio, "le imprese attive sul welfare sono passate dal 25% a oltre il 50%. Ma quello che conta sono le aziende molto attive, che sono arrivate al 22% e che sono le locomotive, quelle che tirano questo movimento".Inoltre, ha rilevato Dallaglio nel presentare il rapporto, "il welfare impatta sui risultati delle aziende. Quelle che lo hanno più robusto sono quelle che negli ultimi due anni sono cresciute maggiormente per risultati finanziari e di produttività, ma anche per la crescita del numero di addetti. Sono le imprese - ha ricordato - che hanno dato i migliori risultati alla società e al territorio in termini di crescita occupazionale".In Italia, ha aggiunto Dallaglio, nel corso dell'emergenza sanitaria "il sistema sanitario italiano ha retto" ma è evidente che "non abbiamo una medicina del territorio diffusa". Ad esempio "l'assistenza agli anziani è un problema, non abbiamo quella domiciliare qualificata. In questo campo, le iniziative a favore delle famiglie sono passate dal 7% al 23%. Ma il problema principale in Italia è l'istruzione e quindi il tema dei giovani. In Europa siamo il Paese meno istruito, con più difficoltà a far concludere il percorso educativo. Serve sostegno alle famiglie e - ha concluso citando i dati del rapporto - attraverso il welfare aziendale c'è un 6% delle imprese che aiutano non solo i lavoratori, ma anche le loro famiglie, nel percorso di studio".





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