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Politica
Caos balneari, si ritorna a Draghi. Meloni sola, si scalda la partita nomine
(Fonte immagine: Pexels) 

Il governo Meloni torna alla soluzione Draghi sui balneari, ma restano scorie

"Rispetto alla norma che formalmente è in vigore, quanto richiamato dal Capo dello Stato meriterà attenzione e approfondimento da parte del governo nel confronto con le forze parlamentari". E' questo il commento che trapela da palazzo Chigi dopo la lettera di richiamo del presidente della Repubblica sul Milleproroghe. Le osservazioni della prima carica dello Stato sono legate alla decisione dell'esecutivo e della maggioranza di puntare alla proroga delle concessioni balneari.

Il governo ha fatto intendere di voler intervenire, fonti parlamentari della maggioranza riferiscono che ci sarebbe stata un'interlocuzione tra palazzo Chigi e il Quirinale prima che il Colle diramasse la missiva. Insomma, si punta ad evitare – rimarca un 'big' delle forze che sostengono il governo – ogni ipotesi di conflitto istituzionale.   

Secondo la Stampa, "la battaglia ingaggiata da un pezzo di centrodestra per fermare la messa a gara delle concessioni balneari si concluderà con l’ennesima retromarcia. Giorgia Meloni non ha alternative: il richiamo scritto di Sergio Mattarella al rispetto delle norme comunitarie è solo l’ultimo e più decisivo atto formale che costringerà il governo ad accettare l’applicazione della direttiva sulla concorrenza". Di fatto, si tratterà di un ritorno alla soluzione Draghi.

Polemiche sulle nomine. Freni: "Nomineremo manager per dare una svolta"

Ma la vicenda lascerà delle scorie nella maggioranza. Meloni era contraria all'emendamento di Lega e FI al Milleproroghe in Senato sulla proroga delle concessioni balneari, ma ha evitato che si spaccasse la coalizione in Aula. Scrive la Stampa: "La sensazione di chi vive a stretto contatto con la premier è che, se il rapporto con i ministri è molto buono, gli alleati in Parlamento non siano davvero tali: a ogni momento di difficoltà la leader di Fratelli d’Italia si ritrova da sola. Gli esempi iniziano a essere troppi per non diventare una tendenza".

Sempre secondo la Stampa, ora si scalda "la partita nomine. FI e Lega nervosi per l’assenza dei tavoli: “Fanno tutto da soli” si dice". Intanto, in un'intervista a Repubblica, il sottosegretario leghista Federico Freni afferma: “Nelle partecipate nomineremo manager per dare una svolta". E ancora: "Esistono solo manager bravi e manager meno bravi. Un bravo manager è in grado di tradurre in azioni concrete l’indirizzo politico dell’azionista a prescindere dalle proprie convinzioni personali. Il 25 settembre gli italiani hanno chiesto a gran voce un cambio di indirizzo, e non resteranno delusi".

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