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Coprifuoco, Conte sta con Salvini: "In estate non è ragionevole"

La pandemia è stata una frustata per il mercato del lavoro, consegnandoci alla vigilia del primo maggio, un vero e proprio paradosso: ci sono più disoccupati, quasi un milione, ma anche più posti vacanti; il processo di incontro tra domanda e offerta di lavoro funziona male, anche per la mancata corrispondenza tra i requisiti richiesti dalle aziende e le qualifiche offerte dai lavoratori, secondo quanto emerge da unPolicy Brief dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche.

Sono oltre 73mila i posti di lavoro non coperti e mai come ora, in presenza di accelerati cambiamenti strutturali, le politiche attive del lavoro richiedono una messa a punto. In particolare quelle dedicate a ridurre il mismatch, il disallineamento, tra i profili professionali che le imprese richiedono per stare al passo con i processi di innovazione tecnologica e la reperibilità di personale adeguatamente preparato o la tempestività nell’aggiornare le competenze di quello impiegato in azienda. 

Durante la seconda giornata del Festival del Lavoro 2021 sono state diverse le figure politiche che hanno fatto il punto sul mercato presente, tra restrizioni, blocchi causati dalla pandemia e ripresa futura. 

"La lotta al caporalato si fa su diversi fronti, certamente quello dei controlli, la contrattualistica ma la cosa importante e' anche riequilibrare il modo in cui la catena del valore si trasmette alla filiera. Se garantiamo ai produttori maggiore marginalita' riusciamo a fare in modo che possano avere contratti del lavoro migliori e che non accedano al mercato del lavoro nero e quindi al caporalato. Lo facciamo nel Pnrr dove ci sono 1,2 miliardi dei contratti di filiera per garantire che il valore aggiunto che si crea nella vendita del prodotto si trasferisca al produttore in modo corretto", ha detto il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, intervenendo al Festival del lavoro.

"Ci troviamo in una situazione di grave rischio. E il pericolo piu' elevato e' che le mafie possano collocare le loro liquidita' nell'economia sana, impossessandosi delle attivita' economiche senza modificarne all'esterno la titolarita'": è l'allarme lanciato da Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, nel suo intervento online. "Di fatto - ha spiegato de Raho - il titolare resta apparentemente quello vecchio mentre la gestione, di fatto, e' in capo all'organizzazione mafiosa. Nell'attivita' di contrasto abbiamo riscontrato anche che ci sono organizzazioni mafiose che costituiscono societa' finalizzate alla intermediazione della manodopera, poi offerta a prezzi piu' che concorrenziali alle imprese perche' lavora completamente 'in nero' e senza versare contributi".

“Senza legalità, non ci può essere vero sviluppo. Per un’impresa, operare in un ambiente inquinato da mafia, camorra o ‘ndrangheta significa avere costi in più, che la rendono meno efficiente e competitiva”, ha affermato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. “Bisogna perseguire i mafiosi e le loro attività criminali. Il primo terreno su cui colpire le mafie è lì dove fa loro più male: quello economico. Significa proseguire sulla strada della confisca delle aziende infiltrate, dei beni immobili e dei patrimoni frutto dei narcotraffici e delle attività legate al gioco d’azzardo, all’usura, alla gestione dei rifiuti, allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, agli appalti pubblici. Gli investimenti sulle infrastrutture sono decisivi", ha aggiunto Sbarra.

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