Covid-19, la Spagna lancia l’ipotesi della terza dose di vaccino
Le dichiarazioni del ministro spagnolo infiammano la comunità scientifica e preoccupano i cittadini
Molti paesi in via di sviluppo non hanno nemmeno ricevuto il vaccino contro il Covid-19 o le dosi necessarie per iniziare una prima vaccinazione. Molti altri, quelli ricchi, hanno ottenuto milioni di dosi ma non sono nemmeno riusciti, al momento, a vaccinare con una dose la metà della popolazione. In questo contesto all’orizzonte già qualcuno ipotizza che dovremo fare una terza dose e molto probabilmente dovremo rifarcela ogni anno.
Uno tra i primi ad accendere la luce sull’ipotesi di una terza dose è stato il ministro della Salute spagnolo, Carolina Darias, che ha dichiarato come “tutto indichi che sarà necessario somministrare una terza dose del vaccino contro il Coronavirus a causa della comparsa di nuove varianti che potrebbero ridurre le attuali protezioni”.
Gli spagnoli hanno già firmato, attraverso l’Ue, accordi con Pfizer e Moderna. Praticamente sono certi che la terza dose verrà fatta ma non sanno ancora identificare una data.
Sempre secondo il ministro gli spagnoli dovranno vaccinarsi ogni anno ma l’obiettivo primario è di continuare a vaccinare il più velocemente possibile per raggiungere l’immunità di gregge.
Ma la posizione del governo spagnolo è supportata da prove scientifiche? Al momento la necessità della terza dose di vaccino non sembra esserlo. Le agenzie regolatorie come EMA in Europa e FDA negli Stati Uniti, e i risultati degli studi pubblicati fino ad ora dimostrano che il programma completo di tutti i vaccini utilizzati (Pfizer,BioNTech,Moderna, Janssen e AstraZeneca) è sufficiente a proteggere da tutte le varianti conosciute del Covid-19.
Le persone vaccinate possono, in qualche caso, contrarre l'infezione, ma svilupperanno sintomi clinici lievi o persino potrebbero essere asintomatici.
Secondo i dati di Darias l'83% delle persone contagiate in questa quinta ondata della pandemia non erano immunizzate, l'11,4% aveva ricevuto una dose e solo il 5,5% aveva completato le due dosi.
Visto il clamore delle dichiarazioni del ministro un portavoce ha cercato di fare una rettifica dicendo che “ le parole del ministro volevano dire soltanto che la Spagna è preparata anche alla terza dose ma rispetterà comunque le decisioni della comunità scientifica”.
I Ceo di Pfizer-BioNTech e Moderna, invece, nelle loro dichiarazioni hanno ripetutamente confermato la necessità della terza dose.
La posizione dei giganti del Big Pharma è motivata dalla diminuzione dei livelli di anticorpi in alcune persone, ma nessuno ha visto i dati che supportano la necessità di una terza dose.
Gli esperti sanitari hanno ricordato che gli anticorpi sono solo una parte del complesso sistema immunitario. Inoltre un calo nelle misurazioni di laboratorio, non significa che l'organismo non sia più protetto contro il virus.
Lo scorso maggio la Commissione Europea ha chiuso un accordo con Pfizer-BioiNTech per l'acquisto di 900 milioni di dosi, più altri 900 milioni opzionali, nel caso fossero necessarie dosi suppletive.
La comunità scientifica è comunque concorde nel ritenere non necessaria la terza dose. SARS-CoV-2 finirà per essere un virus stagionale, che potrebbe rendere necessaria la vaccinazione annuale.
Una preoccupazione però sta nella lentezza del processo di immunizzazione. Purtroppo sono ancora tanti i paesi in cui nemmeno i gruppi più vulnerabili sono stati vaccinati, e questo aumenta le possibilità che il virus continui a mutare per difendersi dai vaccini.
Sarebbe questo scenario, più o meno probabile a seconda delle fonti, che renderebbe necessaria una terza dose.
Le “avventate” dichiarazioni del ministro hanno però svegliato la risposta del collega della salute della comunità di Madrid, Enrique Ruiz Escudero che ha detto “ come prima di aumentare la possibilità di una terza si dovrebbe lavorare per garantire l'arrivo delle dosi almeno per la prima e la seconda dose". E il dibattito nella politica si è appena aperto.
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