Europatrimoniale sulla casa, ci siamo. "Una tassa sui risparmi degli italiani"
Intervista a Isabella Tovaglieri, relatrice di minoranza al Parlamento Ue. Giovedì il voto in Commissione sulla direttiva-casa
La direttiva casa? Un’europatrimoniale che costerebbe migliaia di euro per ogni famiglia italiana...
Isabella Tovaglieri è europarlamentare della Lega, componente della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (Itre) del Parlamento Europeo, relatrice di minoranza della nuova e controversa direttiva Epbd, per l’efficientamento energetico degli edifici, meglio nota come “direttiva casa”. Giovedì 9 febbraio si vota in Commissione.
L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT
Onorevole, lei ha definito questo provvedimento una ‘europatrimoniale’. Non sarà forse eccessivo?
"Assolutamente no, anzi è probabilmente riduttivo. La direttiva rischia di essere un salasso per aziende, lavoratori, famiglie del nostro Paese, che in Ue sarebbe il più penalizzato dalla direttiva casa. E questa, rispetto alla patrimoniale, che è una tassa che colpisce i risparmi ma non intacca il patrimonio, sarebbe molto peggio. Qui si prevede un obbligo di ristrutturazione legato all'efficienza energetica, di conseguenza la maggior parte degli immobili italiani perderebbe le caratteristiche per essere comprato e venduto. Pensiamo a chi ha un mutuo, la banca perderebbe la garanzia che è rappresentata dall'immobile, mentre sui nuovi mutui, per abitazioni a bassa efficienza, gli istituti bancari potrebbero richiedere più interessi per il finanziamento".
Una prospettiva inquietante. Ancora una volta vale il mantra “ce lo chiede l’Europa”?
"Questo provvedimento parte da lontano, da tempo sapevamo che l’Ue stava andando in quella direzione, privilegiando l’ideologia della sua agenda green, alla concretezza di affrontare la realtà. Siamo tutti a favore del rispetto dell’ambiente e dell’efficientamento energetico, ci mancherebbe altro: ma questa non è assolutamente la direzione giusta per raggiungere quell’obiettivo. Per questo stiamo combattendo la direttiva a ogni livello. Nel metodo e nel merito".
Cosa contestate, nel merito?
"In primis il fatto che non si sia tenuta in considerazione la specificità del sistema economico italiano, nel quale per la maggior parte delle persone la casa rappresenta la parte preponderante del proprio patrimonio. Spesso esse sono frutto di eredità del proprio passato e in molti casi i proprietari - allo stesso tempo abitanti - della casa non hanno la possibilità economica di affrontare grosse spese di ristrutturazione. Quindi contestiamo le scadenze del tutto insensate e troppo ravvicinate: è impensabile che i proprietari di casa vengano obbligati a mettere mano al portafoglio e spendere cifre ingenti in così breve tempo".
C’è anche un problema di metodo? L’Ue avrà interloquito con i rappresentanti delle categorie, per partorire questa proposta...
"Assolutamente no, il settore edilizio, che non solo è in difficoltà e ancora alle prese con la crisi post-pandemica, è anche la realtà che più andrebbe a subire l’impatto della direttiva. Non sono stati minimamente coinvolti e nemmeno ascoltati. La dice lunga sul modo di operare di questa Ue. E’ assurdo, e oggi non ci stupisce vedere tutte le associazioni di categoria sul piede di guerra: con loro stiamo dialogando e abbiamo presentato proposte migliorative proprio in base alle loro esigenze".
Quali sono le vostre proposte?
"Abbiamo presentato circa un centinaio di emendamenti. Lo stesso provvedimento è stato subissato di proposte emendative, questo è molto significativo e dimostra che le criticità sono molteplici. Come Lega, in accordo con il nostro gruppo Identità e Democrazia, chiediamo ulteriori deroghe rispetto a quelle previste attualmente, in particolare per famiglie con redditi troppo bassi per permettersi ristrutturazioni estremamente onerose. Inoltre, chiediamo l’eliminazione del cosiddetto ‘passaporto di ristrutturazione’, misura burocratica e cara per avere Stato e Ue che guardano dentro la casa degli italiani: noi siamo per la libertà, contro ogni tipo di obbligo. Anche contro l’obbligo di colonnine elettriche e posti bici, con cablaggio estremamente oneroso, che dovrebbe essere lasciato a discrezione di proprietari e inquilini, non deciso dai burocrati di Bruxelles".
Che cosa succederà, ora?
"Il 9 febbraio è previsto il voto in commissione. La Lega si è schierata fin dal primo giorno contro questa eurofollia e voterà convintamente 'No'. Ci aspettiamo che anche gli altri partiti del Paese seguano la rotta da noi tracciata in commissione: l’Italia deve fare squadra a difesa delle sue aziende, dei suoi lavoratori, delle sue famiglie. Noi siamo pronti a dare battaglia".