Intercettazioni, “disobbedienza civile” di Travaglio. Serve scatto di civiltà - Affaritaliani.it

Politica

Intercettazioni, “disobbedienza civile” di Travaglio. Serve scatto di civiltà

di Daniele Marchetti

Intercettazioni, la guerra strumentale e l’unione necessaria

Posizione legittimissima a cui fa eco, su sponda opposta, la pressante richiesta al Governo di regole più stringenti

 

Il tema della regolazione delle intercettazioni è sicuramente una delle matasse più intricate e difficili da dipanare.

In esso si riassumono più questioni dirimenti o diritti fondamentali come la tutela della privacy, la ricerca del vero processuale oppure, su altro piano, la libertà (nel rispetto della legge) di indagine della Magistratura e la libertà di stampa per il mondo dei media.

Sacrosante questioni su cui, da tempo ed in modo strumental-ideologico, si fronteggiano due fazioni: l’una che guarda solo o prevalentemente la libertà di stampa per la quale ogni notizia che ha un interesse pubblico -una volta verificata- è comunque da pubblicare e l’altra, molto più affine al Governo in carica, che vede nella documentazione allegata agli atti processuali la vera causa degli eccessi, talvolta tragici, che ha avuto e, spesso ha, la pubblicazione di intercettazioni private, che poco sembrano avere a che fare con la vicenda processuale.

I primi gridano al “bavaglio” del Governo che intende limitare la pubblicazione delle intercettazioni e quindi restringere, surrettiziamente, la libertà di stampa e con essa il diritto dei cittadini ad essere informati. Gli altri che additano la Magistratura di “protagonismo” (mediatico se non, talvolta, politico) ed invocano misure “tagliola” per defalcare i documenti processuali da eventuali intercettazioni “superflue” in nome della privacy di ogni cittadino.

In questo scenario è piombata la decisione del Direttore Marco Travaglio di  boicottare -utilizzando lo strumento della "disobbedienza civile"- ogni regola che preveda/imponga la non pubblicazione delle intercettazioni.

Posizione legittimissima a cui fa eco, su sponda opposta, la pressante richiesta al Governo di regole più stringenti per limitare la ridondanza di intercettazioni allegate ai fascicoli processuali per evitare ogni possibile “berlina mediatica”.

Due fazioni che molti vogliono opposte e contrastanti, ma che, al contrario, sembrano assolvere ad un unico grande valore: il rispetto della persona umana nell'accezione del cittadino a cui deve essere garantito il diritto alla conoscenza e nell'accezione del cittadino intercettato (per caso e non) meritevole comunque del rispetto assoluto della privacy.

Posizioni che invece di combattersi come lance in resta a fronti politici opposti, dovrebbero sentire l’urgenza e la responsabilità di unirsi offrendo finalmente al nostra amato Paese quello «scatto di civiltà» che gioverebbe molto anche all’opera preziosa della Magistratura.