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Politica
Nardella in pole per la segreteria? Grandi manovre nel Pd. Il ruolo di Renzi
Dario Nardella (Lapresse)

Pd, la corsa al dopo Letta? Da Stefano Bonaccini a Elly Schlein

Si stanno scaldando i motori nel Partito democratico per eleggere il prossimo segretario e i nomi rimbalzano come trottole impazzite.

Il congresso dovrebbe essere fissato per il 12 marzo 2023 e quindi ci si confronta su un intervallo temporale lungo che lascia spazio alle più ampie manovre.

Il recente sorpasso dei Cinque Stelle targati Giuseppe Conte sul Pd accentua però la chimica interna facendo uscire allo scoperto chi se la stava prendendo comoda.

È del tutto evidente che la gestione di Enrico Letta sia stata disastrosa, proprio a causa del suo errore strategico e cioè seguire una fantomatica “agenda Draghi” di cui peraltro si è impossessato lestamente il Terzo Polo, invece di proseguire l’accordo largo con il Movimento. Poi un secondo errore tattico determinante è stato imbarcare Nicola Fratoianni (e la moglie) che di Mario Draghi è stato un fiero oppositore perdendo, nel contempo, Carlo Calenda.

Il candidato che sembrava avere più possibilità era il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che però se la deve vedere con il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, incrinando l’alleanza degli amministratori che è fondamentale per essere eletti.

Elly Schlein invece rappresenta tutto quello che non dovrebbe essere una nuova sinistra proprio a livello valoriale. Ne abbiamo parlato ieri qui

Assolutamente inadatto al ruolo un vecchio arnese della politica Andrea Orlando, per di più marchiato dal draghismo con il suo ruolo di ex ministro del Lavoro.

Le donne del partito invece ancora si chiedono come abbia fatto Giorgia Meloni a diventare presidente (al maschile) del Consiglio e non è che godano di molta popolarità.

Pd, Nardella segretario? Il ruolo di Renzi

Esauriti i nomi ne resta solo uno e cioè Dario Nardella, sindaco di Firenze, che era inizialmente dalla parte di Bonaccini ma che poi si è fatto due conti e lo ha abbandonato. Anzi, ha fatto di più perché non solo l’ha lasciato ma si è proposto lui in prima persona facendo un ragionamento coerente che rivela in realtà un piano strategico inziale in cui l’appoggio a Bonaccini era solo tattico.

Infatti appena le quotazioni del governatore emiliano sono salite nel borsino di piazza affari del Nazareno lui ha tagliato corto bombardando proprio il supporto esterno di Bonaccini e cioè Matteo Renzi e il Terzo Popolo.

Da considerare che Nardella era considerato l’alter ego di Matteo Renzi ed uno dei suoi amici più fidati. Dunque Nardella litiga furiosamente con Renzi con pretesto le multe a Firenze e così rompe automaticamente con il sostegno a Bonaccini e si fa largo come candidato indipendente.

Rivelatorio che si sia trattato di un piano già confezionato da tempo è il fatto che Renzi abbia poi dichiarato che a casa sua Nardella gli ha detto che era costretto a litigare con lui per poter diventare segretario del Pd.

Quello che il furbo ex premier però non dice è che lui –probabilmente- era d’accordo a farsi insultare perché poi la sua quinta colonna nel Pd diventerebbe in realtà un regno a due, una specie di superstato tipo Austria – Ungheria.

Un modo quindi di Renzi di tornare nel Pd per inglobazione.

E qui veniamo ad un altro punto fondamentale.

Per contrastare la potenza devastante della corazzata di centro – destra guidata dall’ammiraglia Giorgia Meloni occorre che Pd e Cinque Stelle si alleino in maniera strutturale.

Tuttavia questo procedimento è ad alto rischio perché dall’altra parte c’è un signore molto scaltro che risponde al nome di Giuseppe Conte che ha prima fatto fuori Matteo Salvini e poi ha invasellinato Luigi Di Maio e Beppe Grillo e c’è voluta tutta la bravura politica di Matteo Renzi per rimandarlo a casa aprendo al governo Draghi.

Quindi una reggenza Nardella con la simpatia ritrovata – diciamo così - dell’amico Renzi potrebbe essere l’antidoto allo sviluppo avvolgente del pitone Conte e nel contempo contrastare la destra.

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