Palazzi & potere
D'ALEMA FA SCACCO MATTO A RENZI!
Spettacolare intervista di D'Alema alla Gazzetta del Mezzogiorno. Ci sono più messaggi "tra le righe" qui che in duemila anni di storia dell'umanità.
"Il governo sta incontrando difficoltà con i suoi alleati centristi, che - forse per la loro vocazione al martirio - appaiono destinati a un compito di servizio, con relativo licenziamento finale.
Prevede una crisi di governo a breve?
Non prevedo nulla. Il grado di passività e masochismo di transfughi e reclutati vari è sotto gli occhi di tutti. Non so se in loro ci sarà un moto di resipiscenza. Il presidente del Consiglio comincia a rendersi conto che il risultato del referendum è tutt’altro che scontato. Finora contava su un facile successo all’insegna dell’antipolitica. Ora, sull’onda della politicizzazione e della personalizzazione del voto da lui promosse, il successo non appare più così scontato. Renzi cerca di ridurre le difficoltà, aprendo uno spiraglio su una possibile modifica della legge elettorale che, per alcuni, può essere la condizione ineludibile per un voto favorevole al referendum. Naturalmente, la discussione verrebbe rinviata al post-referendum".
Può essere un buon compromesso?
Credo che il grado di credibilità del premier, quando assume impegni di questo tipo, sia stato già misurato. Con esiti sempre negativi.
Il Fronte del No è variegato, il che fa discutere.
Già. Anche il Sì è composito. Al No si riproverà di fare la campagna con Brunetta. Ma il Sì fa maggioranza con Verdini. Più grave il secondo caso, mi pare, perché comporta ben altra solidarietà.
Renzi avrebbe detto che se vincesse il Sì l’Italia otterrebbe più flessibilità nei conti pubblici dagli organismi europei.
Bah. L’Italia ha già ottenuto flessibilità. Certo, se viene utilizzata per togliere l’Imu e per distribuire 500 euro ai 18enni, sperando nel loro voto, questa flessibilità non aiuta lo sviluppo del Paese. Il livello degli investimenti pubblici nell’ultimo governo di centrosinistra era di 44-45 miliardi di euro l’anno. Col governo Renzi è sceso a 29 miliardi. Senza investimenti in infrastrutture non c’è crescita. Non si fa sviluppo con le mance. Il governo dovrebbe battersi per togliere dal calcolo del Patto di Stabilità gli investimenti pubblici.
Renzi ha detto che lascia la politica in caso di vittoria del No al referendum. Che succede dopo?
Sì, ha detto che lascia. Ma lui spesso non fa quello che dice. Come hanno dimostrato le sue rassicurazioni a Enrico Letta. Se dovessimo prendere per buone le dichiarazioni di Renzi sulle conseguenze del referendum in caso di vittoria del No, dico solo che si farebbe un altro governo. C’è in Italia un numero cospicuo di personalità in grado di guidare l’esecutivo. Nessun diluvio senza Renzi.
Che succede nel Pd se Renzi perde il referendum?
Renzi ha detto che non lascia la segreteria. Ma lui ha sostenuto che solo il leader del partito può essere capo del governo.
Nello Statuto del Pd è previsto il doppio incarico (premiership e leadership).
Sì, è così. Allora, quando dice la verità Renzi? Quando dice di volersi dimettere da premier in caso di sconfitta o quando dice che resta alla guida del partito e di conseguenza anche del governo, per via della disposizione statutaria? Comunque, io non chiedo le dimissioni di Renzi. Chiedo solo una buona riforma al posto di una cattiva riforma. La caduta di una cattiva riforma costituzionale renderebbe automatico il varo di una nuova legge elettorale.
Ma Lei è favorevole al doppio incarico, al modello Westminster? Esiste in tutt’Europa.
Il modello Westminster si fondava su un bipolarismo che non esiste più. I movimenti anti-establishment sorti in questi anni hanno destabilizzato il panorama politico europeo. Come possiamo affrontare questa novità, queste nuove aspettative attraverso marchingegni che riducono la base elettorale dei governi? La stessa Francia non è più governabile pur disponendo di regole del gioco che hanno ben funzionato per decenni. Come si fa a eludere il problema del consenso popolare? Per tornare al Pd, se Renzi perde si farà un congresso vero, una discussione politica seria nel Pd.
Il M5S è contro la riforma costituzionale, ma non vuole cambiare l’Italicum. Che farà?
I grillini hanno due interessi: avere l’Italicum e avere Renzi come antagonista. Con queste condizioni sono sicuri di vincere, come ha spiegato Pagnoncelli. Certo, sono allettati dallo status quo, ma hanno anche detto che le riforme sono sbagliate. Bisogna vedere se saranno coerenti con il loro pensiero politico o con le loro convenienze.
Presidente, il Fatto Quotidiano le chiede di chiarire questa frase a lei attribuita dal Corriere della Sera: «Renzi è un uomo del Mossad. Bisogna sconfiggerlo». La frase è stata rilanciata nel resoconto di un’inchiesta su un presunto complotto ai danni di Renzi e dell’ad dell’Eni, Descalzi.
Non ho mai detto che Renzi è una spia del Mossad. Che Renzi abbia un rapporto speciale con il primo ministro Netanyahu è notorio. Ma è un fatto politico, non spionistico. Che in Lussemburgo ci sia una società in cui i migliori amici di Renzi sono soci di alcuni Fondi israeliani, è noto. Il che è stato scritto e documentato. Ma ciò, ripeto, non significa che il presidente del Consiglio sia una spia. Trovo solo un po’ strano il rapporto tra la destra israeliana e l’attuale governo italiano.
Lei ha accusato l’ambasciatore israeliano a Roma, Noar Gilon, di interpretare «in modo molto attivo e dinamico il suo ruolo, partecipando - e non solo con articoli - alla vita politica del nostro Paese». Può chiarire a cosa si riferiva?
L’ambasciatore israeliano è una figura singolare, sulla cui storia ci sarebbe molto da riflettere.
Il governo sta rassicurando i risparmiatori, ma c’è inquietudine nel Paese.
La difficoltà delle banche è figlia della crisi economica e, a volte, di quelle cattive gestioni tese a privilegiare, nella concessione del credito, l’amicizia all’affidabilità imprenditoriale. A tal proposito, vorrei fare questa considerazione. C’è un’indagine per insider trading nei riguardi dell’ingegner De Benedetti che avrebbe detto di aver acquistato azioni perchè informato da Palazzo Chigi sull’imminente decreto per le Popolari. De Benedetti dice di aver realizzato una modesta speculazione, guadagnando 600mila euro. Cosa che consolerà i piccoli risparmiatori che hanno perso tutto o moltissimo. Non ho nulla contro di lui. Siccome in quella circostanza si verificò una manovra speculativa di straordinarie proporzioni, non di soli 600mila euro, domando se qualcuno sta indagando sulla vicenda. I magistrati fanno discorsi interessanti, a volte comizi. Ma le indagini su questioni così rilevanti si fanno?
De Benedetti non è tenero su Renzi. Luna di miele finita?
La luna di miele del suo gruppo editoriale con Renzi continua in modo impressionante. Evidentemente l’editore si è dissociato dal suo gruppo editoriale. Interessante. Ho trovato molto bella e ricca la sua intervista a Cazzullo.
