D'Alema tifa Parisi? - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

D'Alema tifa Parisi?

Qualche giorno fa, Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, prendendo Sala con lo sguardo, come una zolletta di zucchero su un cucchiaino, gli ha detto all' incirca: "Senti, forse dovresti cominciare a dirlo un po' meno che sei di sinistra, dai retta". E contemporaneamente pare che Massimo D' Alema faccia campagna per Parisi. E forse davvero Milano, la città dove i fenomeni politici e di costume da sempre nascono e muoiono, da Mussolini a Berlusconi, da Mani pulite al Futurismo, è di nuovo il laboratorio di qualcosa. Alcuni lo chiamano partito della nazione, quel processo alchemico in cui si sciolgono la destra e la sinistra, e poi non si sa bene cosa viene fuori. Tuttavia le formule sono forse insufficienti a descrivere questo labirinto milanese in cui i due candidati sindaci si assomigliano fino allo specchiarsi l' uno nell' altro, in un gioco di equilibri precari, strategie di comunicazione, piccoli riassetti, un caos mimetico nel quale raccontano si stia infilando persino D' Alema, confezionatore di strategie buone a tutti gli usi, lui che non nasconde la sua simpatia per Parisi. Da Milano passa la sconfitta o la consacrazione del renzismo? O forse non passa niente di tutto ciò? Della trama, e dell' ordito, della mossa super intelligente e segreta, D' Alema sente la nostalgia perché ne ha assaggiato il sapore, dunque ora presume di muoversi in una sorta di controrealtà o di realtà ideale nella quale la vittoria di Parisi su Sala equivale all' inizio della fine per Renzi. Così, scrive il foglio, suggerisce ai suoi (pochi) interlocutori nella minoranza del Pd l' idea che Milano possa essere la breccia da cui riconquistare il partito perduto. E allora ce lo si può immaginare, al telefono, nel suo studio, sadico, diciamo, nel disporre i suoi attrezzi di gaio falegname politico. Ma le cose stanno davvero così? O forse, che vinca Parisi o vinca Sala, gemelli d' Italia, alla fine, cambia poco?