Svolta meritocratica de che? Solo chiacchiere e rottamazione
«Svolta meritocratica nella pubblica amministrazione: i premiati col massimo dei voti calano all' 89%». Cosa direbbe Matteo Renzi di un titolo simile? «È una beffa», direbbe. Giusto. Il guaio è che proprio a Palazzo Chigi funziona così: i dirigenti che nel 2014 non hanno avuto il punteggio di 100/centesimi (cento/centesimi!) sono l' 11%.
Assurdo. E del 2015 non si sa ancora nulla.
C' è chi sperava, scrive stella sul corsera, che col cambio di governo l' andazzo dovesse cambiare. Il nuovo premier, infatti, aveva tuonato per mesi: «Quella contro la burocrazia è la madre di tutte le battaglie!».
«Serve una violenta lotta contro la burocrazia. Utilizzo l' espressione "violenta" perché non abbiamo alternative». Per non dire delle invettive contro l' appiattimento delle professionalità che spinsero anche il Sole 24 Ore , ad esempio, ad aperture di credito come quella che lo stesso Renzi riprese compiaciuto sul proprio sito: «Premiare il merito. È questa la priorità del programma di Matteo Renzi per far ripartire l' economia italiana». Tesi ribadita più volte: « Il merito è di sinistra, la qualità è di sinistra, il talento è di sinistra. Voglio stare dalla parte dell' uguaglianza non dell' egualitarismo».
Parole d' oro. I risultati, però… Cambiare la «macchina» è una fatica di Sisifo. E lo vedi lì, alla voce «performance» sulla pagina «Amministrazione trasparente» del sito ufficiale presidenza.governo.it. Sei righe: «Valutazione della dirigenza.