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Quirinale, Berlusconi in campo, ma Gianni Letta prepara il dopo-flop. Inside
Silvio Berlusconi

Quirinale, Berlusconi? Centrodestra col bilancino

 

Il patto dei carciofi. Il Centrodestra si trova a Villa Grande, residenza romana di Silvio Berlusconi, esattamente dieci giorni prima dell'inizio delle votazioni in Parlamento per eleggere il nuovo Capo dello Stato e, con un comunicato ufficiale, tutti i leader, anche quelli delle forze politiche minori, indicano l'ex Cavaliere come il più adatto per il Quirinale.

Formalmente, però, sarà un nuovo vertice della coalizione la settimana prossima a verificare se ci sono i numeri e, solo in quel momento, Berlusconi sceglierà la riserva. Il vertice-pranzo, a base di melanzane alla parmigiana, branzino al forno, calamari alla griglia e contorno di carciofi (particolarmente graditi da tutti i presenti, in molti hanno chiesto il bis e anche il tris), è stato abbastanza lungo, più del solito, e il comunicato finale mostra come con il bilancino sia sia cercato e raggiunto un compromesso. Berlusconi ottiene l'investitura, ma non subito, come chiedevano i centristi di Coraggio Italia e in parte la Lega, solo dopo una verifica dei numeri parlamentari.

Nessun riferimento a Mario Draghi, nonostante nei giorni scorsi Forza Italia avesse chiaramente detto che con SuperMario al Colle si sarebbe andati dritti al voto. Il percorso "comune e coerente" fino alle prossime elezioni politiche è la garanzia per Lega e Fratelli d'Italia che sia gli azzurri sia i partiti minori della coalizione resteranno fedeli alla destra, comunque vada la partita del Quirinale, e non daranno vita ad alcun centro o centrino. Implicito anche il no a una legge elettorale proporzionale e la conferma del sistema misto, in parte maggioritario-uninominale (Rosatellum).

Proprio sulla legge elettorale scoppia un caso. Attorno alle 19 un secondo comunicato  spiega che a margine dell'incontro del Centrodestra sulla imminente elezione del Capo dello Stato, i leader della coalizione Silvio Berlusconi (FI), Matteo Salvini (Lega), Giorgia Meloni (Fdi), Lorenzo Cesa (Udc), Maurizio Lupi (Nci), "confermano a nome dei loro partiti di essere impegnati, in vista delle future elezioni politiche, a non modificare l'attuale legge elettorale in senso proporzionale". Nella nota manca tuttavia manca la firma di Luigi Brugnaro per Coraggio Italia. Senza che i centristi di Toti hanno altri progetti.

Giorgia Meloni, comunque, ha ottenuto il passaggio sulla "convergenza parlamentare sui contenuti che da sempre sono patrimonio comune della coalizione", un modo per evitare una guerra interna e staccare sempre di più Lega e Forza Italia da M5S e Pd. Insomma, nei prossimi giorni continuerà l'operazione scoiattolo dell'ex Cav alla ricerca dei numeri telefonando ai grandi elettori, soprattutto del Gruppo Misto. Nel Carroccio e in FdI hanno forti dubbi che Berlusconi possa davvero scalare il Colle, ma per il momento devono assecondare l'ex premier.

Ma i momenti non mancano. Gianni Letta, per il secondo giorno consecutivo, ha lanciato un appello alla condivisione, proprio l'opposto della candidatura del fondatore del Centrodestra. Gianni Letta, che secondo alcune indiscrezioni stamattina avrebbe incontrato il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, ha affermato: "Il clima di serenità e di valutazione degli interessi generali del bene comune deve essere la guida per tutti quelli che hanno la responsabilità', il compito di eleggere il capo dello Stato. Spero che l'elezione del Capo dello Stato si possa svolgere in questo clima di serena partecipazione, di armonia e di impegno per il bene comune", ha aggiunto.

Nessuna guerra a Berlusconi (infatti Gianni Letta era al vertice di Villa Grande) ma un segnale alle altre forze politiche: se alla quarta votazione l'ex Cav è lontano da 505, probabile, parte la vera trattativa. E con Giuliano Amato versola presidenza della Corte Costituzione, si profila il derby Cartabia-Casini.

 

 

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