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Riforma del Csm, primo via libera: ma in Aula il vero banco di prova

Il testo è atteso in Aula martedì prossimo 19 aprile. Critico Renzi: "Una riforma inutile"

Riforma del Csm, primo via libera: ma in Aula il vero banco di prova

La commissione Giustizia della Camera ha approvato il testo della riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario con i voti favorevoli di tutta la maggioranza (Lega compresa), ad eccezione di Italia viva che, come preannunciato dallo stesso Matteo Renzi, si astiene. Il testo approderà in Aula martedì prossimo, 19 aprile. E inizia già il pressing di alcune forze politiche affinché si rimetta mano, durante l'esame in Assemblea, ad alcuni punti tutt'ora controversi.

La riforma prevede che i magistrati che verranno eletti in Parlamento o che assumeranno incarichi di governo (ministro o sottosegretario), una volta cessati dalla carica, non rientreranno nella magistratura ma saranno collocati presso le amministrazioni pubbliche. I magistrati ai ruoli apicali, come Capo di Gabinetto di un ministro, cessata la carica rimarranno per un anno fuori ruolo e per i successivi tre anni non potranno avere incarichi direttivi o semidirettivi. Infine i magistrati candidati che non vengono eletti non possono esercitare nelle regioni dove si sono candidati.

Il pentastellato Mario Perantoni ammette che, alla luce degli "interventi di alcuni gruppi", si "prospetta un ulteriore approfondimento su alcuni temi". I 5 stelle rivendicano lo "stop alle porte girevoli", considerato una "conquista importante". Ma, allo stesso tempo, non mancano di sottolineare "forti criticità" su altri aspetti, come la separazione delle funzioni o il sistema elettorale del Csm che "rischia di peggiorare la situazione esistente" con il dilagare delle correnti.

"E' una sintesi equilibrata ed efficace tra posizioni molto distanti", osserva Federico Conte di Leu, che sottolinea gli aspetti "innovativi" del testo, come "la valutazione di merito dell’attività dei magistrati, presupposto necessario per la verifica dell'efficienza del sistema, vero interesse dei cittadini, e per il conferimento di incarichi in maniera trasparente che premino la competenza e non l'appartenenza correntizia". Per Coraggio Italia, che sostiene la riforma, "saranno comunque necessari ulteriori approfondimenti normativi sul testo in ordine al funzionamento del Csm".

Molto critica Italia Viva: "Non facciamo barricate né ostruzionismo. Ma se chiami una legge riforma devi cambiare qualcosa, qua non cambia nulla", incalza ancora Renzi, che definisce la riforma "inutile, è acqua tiepida". Rincara Cosimo Ferri: "E' una riforma che accentua posizioni di potere e aumenta le poltrone. Non ci sarà nessun cambiamento. Noi non ci stiamo". La linea del Pd è di difesa della riforma, e soprattutto di rivendicazione del lavoro responsabile di mediazione per arrivare a un'intesa. "Ora è necessario portare a meta l'iter alla Camera per arrivare all'approvazione definitiva in Senato nei tempi che l'urgenza della riforma richiede", aggiunge Anna Rossomando.

Che l'intesa possa saltare a palazzo Madama è un timore condiviso da molti in Parlamento: sarà la vera prova del fuoco per la riforma. Lì infatti gli equilibri numerici sono più risicati: se la Lega dovesse votare a favore di emendamenti delle opposizioni - come già successo in commissione - che toccano i temi oggetto dei referendum, e senza i voti di Iv, allora si potrebbero verificare anche incidenti di percorso. I primi voti in Aula a Montecitorio dunque serviranno a capire i possibili posizionamenti.

"Ci auguriamo che il senso di responsabilità, che guarda all'interesse del paese prima che al proprio, sia tenuto in Aula anche dai partiti di maggioranza che non hanno perso l'occasione, in commissione, di piantare bandierine anche al costo di votare contro il governo", dice infatti il capogruppo dem in commissione Giustizia Alfredo Bazoli.

 

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