Salvini, il libro-confessione: "Il primo bacio in Melchiorre Gioia". Anteprima - Affaritaliani.it

Politica

Salvini, il libro-confessione: "Il primo bacio in Melchiorre Gioia". Anteprima

Claudio Bernieri

Su Affaritaliani.it l'anteprima del libro-confessione di Matteo Salvini

Si tratta di cento domande che Chiara Giannini , inviata di guerra del Giornale, fa a Matteo Salvini. Poche battute, e  il libro ci porta a Roma. Andando avanti nella lettura, ci si imbatte in una piccola, nuova,  curiosa Oriana Fallaci  che sicuramente farà strada nel mondo letterario. Una scoperta , che probabilmente vedremo sabato al Salone del Libro, ovvero al Saloon 2.0. quando l’editore Polacchi e il suo staff presenteranno il libro in una cornica insolita nei pressi del Lingotto.

COME COMINCIA

“Il suo è il cognome più cliccato su Google in Italia: è l’uomo più desiderato dalle donne dello Stiva- le, anche, di nascosto, da quelle di sinistra, malgrado non abbia propriamente la faccia del latin lover .Matteo Salvini è questo: è l’espressione di un’Italia popolare e populista, quella fatta da operai, impiegati, muratori, panettieri, operatori turistici, imprenditori. Ecco perché Salvini incarna per la maggior par- te degli italiani il leader perfetto: è vicino ai giovani, ma anche agli anziani”

IL backstage. La Giannini arriva al Palazzo

“Roma, palazzo del Viminale. Mattinata di metà aprile. Splende un sole che riscalda. Mi avvio verso l’ingresso, passo i controlli e mi dirigo verso gli agenti di polizia. «Buongiorno, avrei un appuntamento con il ministro Salvini». 

«Buongiorno» mi rispondono «favorisca i documenti, prego»

… «Buongiorno, Chiara», mi dice alzandosi per venirmi a salutare. «Come stai?». 

Dopo i convenevoli ci sediamo. «Ti va un caffe prima?» mi chiede. «Ma sì», rispondo io. Sarebbe il terzo, ma amen. Poco dopo arriva un commesso con il vassoio. Matteo ci mette zucchero in abbondanza. «Dolce» mi dice sorridendo «perché la vita del ministro è già abbastanza amara». 

Lo beve in tre sorsi, poi noto un attimo di esitazione. Sigaretta sì, sigaretta no.Sigaretta no.«Quindi hai smesso?» gli chiedo. 

«Non ne tocco una dal trenta marzo! Forse è la volta buona...».                       

«Vorrei mi raccontassi la tua giornata tipo» inizio io. «Beh, cerco di tenere ritmi umani. Mi alzo presto e per le sette cerco di essere pronto. Certo, a volte ci sono sere in cui si lavora no a tardi e gli impegni si acca- vallano, ma mi alzo comunque di buon’ora per tenere d’occhio le operazioni più importanti». 

«Quindi leggi subito i giornali?» proseguo. 

«Quelli preferisco leggerli la sera, ma se c’è qualcosa che mi viene segnalato ci presto attenzione. Però cerco di non farmi condizionare da ciò che scrivono i gior- nalisti, anche se purtroppo le menate politiche me le fanno sempre vedere». 

«Dai, mica tutte!». 

«No, ma la maggior parte, sì, ogni giorno c’è un retroscena, un articolo che mi spiega cosa avrei detto e non detto... spesso e volentieri fondati sul nulla cosmico... sul “Si dice che”, “Parrebbe che”... Ripeto. Menate politiche». 

SALVINI  DA BAMBINO

Partiamo dall’infanzia. Ministro, che bambino era? 

«Giocavo solo con le ruspe! Scherzo, ovviamente. Anche se macchinine, ruspe, soldatini, Subbuteo, a ri- pensarci era un altro mondo, i giochi erano reali. 

Il CALCIATORE

Quali erano le sue aspettative da giovane? Che avrebbe voluto fare da grande? 

«Il grande sogno impossibile era quello di fare il cal- ciatore, anche se non l’ho mai coltivato sul serio. Era una di quelle fantasticherie che da bambino mi face- vano compagnia quando andavo con i miei allo stadio oppure giocavo con gli amici. Un po’ più seriamente avevo preso invece la passione per il giornalismo, che in e etti dopo sarebbe diventata la mia professione, ma già da ragazzino mi divertivo a intrufolarmi agli eventi al centro dei ri ettori, soprattutto di calciomercato (si è capito che mi piace il calcio, sì?). La politica è arrivata ai tempi del liceo, ma non avrei mai pensato che sareb- be diventata così importante nella mia vita». 

IL PUPAZZO DI ZORRO

Mi racconti di un ricordo a lei caro. Un aneddoto inedito legato alla sua vita prima di entrare in politica. 

«Quando mi hanno rubato il pupazzetto di Zorro? Andavo all’asilo mi pare e niente, mi portavo dietro sempre questo pupazzetto di Zorro nché un giorno non me l’han fregato. A raccontarla adesso sembra chissà quale predestinazione, chissà magari diamo lo spunto a Massimo Recalcati per fare una puntata sui traumi infantili di Salvini, quando invece è stato sem- plicemente il primo impatto con l’ingiustizia. 

L'AMORE

«L’amore, cantava Gaber, è una parola strana: vola troppo. Andrebbe sostituita. Non sarebbe meglio chia- marlo: la cosa? Potrebbe diventare più concreta. Vivi degli attimi intensissimi che al momento sembra ti la- scino segni profondi, importanti. Ma la cosa non è que- sto o meglio, non è solo questo. La cosa è trasforma- zione, incontro, crescita insieme. È un patto di sangue stipulato tra due persone o, forse, prima ancora, dal destino». 

La fidanzatina

Senza fare nomi, ricorda la sua prima fidanzatina? Che ne ha fatto? 

«Mi ricordo, mi ricordo. Primissimo bacio in via Melchiorre Gioia. Basta, non dico di più. Mentre la prima danzata vera l’avevo conosciuta in vacanza in Val Rendena, nei giorni del ponte di San’Ambrogio. Con lei ho passato anni bellissimi, ricordo la prima va- canza a Minorca e il Capodanno a Salisburgo a giocare a palle di neve. Oggi è sposata e fa il medico, ha tre bambini. Se sta leggendo ne appro tto per salutarla. 

I CENTRI SOCIALI

È vero che faceva parte di un centro sociale? 

«Quella di Salvini che frequentava i centri sociali è una leggenda. Tutto è nato quando nel 1993, appena eletto consigliere comunale a Milano, in occasione di una manifestazione contro lo sgombero del Leoncaval- lo, io dichiarai una cosa tipo: “I teppisti vanno “I teppisti vanno presi e puniti, ma non tutti quelli che vanno al Leoncavallo sono dei disgraziati”. E guardi, nonostante siano passati tanti anni da allora, io quella frase la sottoscrivo an- che da ministro dell’Interno.

(Segue...)