Politica
Elezioni regionali in Toscana, Schlein si gioca moltissimo del suo futuro. Se Giani stravince, la segretaria del Pd sarà più debole
Il Governatore (favoritissimo) non è un uomo di Elly. Analisi

Toscana fondamentale per il Pd, poi la Puglia
Chi gli è vicino racconta di una Elly Schlein stranamente nervosa in queste ore. Eppure, con la vittoria in Toscana praticamente in tasca e quelle altrettanti probabili in Puglia e Campania alle porte, il suo umore dovrebbe essere certamente più tranquillo. Invece la segretaria sa che, da qui a novembre, si gioca moltissimo sul piano personale, e di settimana in settimana, molte delle sue certezze stanno evaporando. E proprio la Toscana sembra essere un crocevia importantissimo per capire qualcosa di più sul suo futuro, su quello del Pd e su quello del campo largo. La Regione è considerata una roccaforte inespugnabile per il centrodestra, dove non ha mai vinto, ed è naturale che diventi un baluardo cruciale per invertire la rotta di queste elezioni locali e legittimare la linea della segretaria, che naviga in acque agitate e controvento.
Ma proprio per questo ci sono buone ragioni per la segretaria dem di temere comunque l’esito del voto toscano. Innanzitutto, perché il candidato Eugenio Giani non si può certo considerare vicino alla segretaria, anzi. Prova ne è che la Schlein, fino a poche settimane fa, ha provato a sostituirlo con Emiliano Fossi, il suo fedelissimo segretario regionale del partito, o con Marco Furfaro altro suo fedelissimo all’interno della direzione del partito. La sollevazione popolare degli amministratori locali ha però costretto obtorto collo a fare marcia indietro ed accettare la candidatura di Giani. ”Il candidato del centrosinistra, governatore uscente, non è certo uomo vicino alla segreteria. Ed è naturale che una sua larga vittoria lo rafforzerebbe anche all’interno del partito, mettendolo quasi naturalmente in una posizione critica verso la linea della segretaria. Potrebbe essere una nuova spina, all’interno di un partito, in cui la fronda dei riformisti sta rialzando la testa, anche grazie alla nuova spinta di amministratori locali, come Silvia Salis, Gaetano Manfredi, e appunto il mite ma molto amato Giani”, dice un deputato di lungo corso dei dem.
Giani viene dalla scuola del Psi, ma si è fatto molto apprezzare, tra i dem toscani, prima come presidente del Consiglio regionale, e poi come governatore per quel suo fare semplice e sempre attento ai problemi di sindaci e amministratori locali. Pesa sulla sua gestione il fatto di non poter registrare rilevanti successi sul piano delle grandi opere, a cominciare dall’Autostrada Tirrenica e dalla superstrada Firenze-Pisa-Livorno. Ma questi cinque anni gli sono serviti a creare quel solidissimo legame con i sindaci, non solo di centro sinistra (“E’ sempre presente. Poi che risolva i problemi è un altro conto. Ma intanto lui c’è”) che ora per lui possono essere un importante serbatoio di consenso in vista di nuove sfide future. Perché, a sentire chi frequenta le stanze del nazareno da tempo, le sue quotazioni stanno notevolmente salendo anche a livello nazionale.
Inoltre, e qui la cosa tocca direttamente il campo largo, l’effettivo apporto del Movimento 5 Stelle (che nel 2020, con Irene Galletti come candidata di bandiera, hanno portato a casa un modesto 7%) all’interno dell’alleanza, finora nelle altre competizioni regionali resta un punto interrogativo, che alimenta le perplessità sulla reale sintesi politica del campo largo. Un nuovo probabile flop dei cinque stelle, anche in Toscana, dopo quelli in Calabria e nelle Marche, sarebbe certamente motivo per una nuova profonda riflessione, all’interno dei democratici, sulle eccessive concessioni fatte dalla segretaria, in nome della unità della coalizione, verso un alleato, che non sembrano assolutamente giustificate in termini elettorali.
E questo sarebbe, molto probabilmente, uno dei temi caldi nei due importanti appuntamenti organizzati dalle correnti riformiste del partito, ad ottobre, prima a Milano e poi a Livorno. Per placare i malumori e mettere a tacere le speculazioni sulla sua guida, allora, la segretaria necessiterebbe di un successo in Toscana che fosse perentorio. L’obiettivo minimo non è solo vincere, insomma, ma stravincere, cosa che non appare affatto così scontata, visto il recupero nelle ultime settimane del candidato del centrodestra, il sindaco di Pistoia, Alessandro Tommasi. La segretaria, insomma, in Toscana potrebbe giocarsi molto di più che una semplice Regione, data già per vinta da mesi.
Più che in Campania (dove il candidato è dei cinque stelle), più che in Puglia, dove la vittoria netta di Decaro sembra fuori discussione e dove proprio la segretaria potrebbe rivendicare il suo grande merito di aver ricucito lo strappo tra Decaro e gli ex presidenti Nichi Vendola e Michele Emiliano. Giani, con la sua aria da uomo della porta accanto, nel suo secondo mandato da governatore potrebbe anche costruire un suo futuro alla guida del partito. E come dice un’autorevole gola profonda della direzione del partito, il tentativo di sostituirlo era una mossa per depotenziare ed eliminare un pericoloso avversario. Come era stato già fatto con i big, come Nicola Zingaretti, Stefano Bonaccini, Dario Nardella, Antonio Decaro, spediti tutti in Europa, che per gli esponenti del Pd è come una sorta cimitero degli elefanti e prova ne è che appena possono fuggono da Bruxelles per tornare nell’agone politico romano.
Tutte le notizie della sezione politica