Politica
Scontro Meloni-Tajani sulla riforma dell'Ue. Marina Berlusconi sempre più irritata con la premier e tentata dalla politica
Il nodo è quello del superamento del voto all'unanimità

Giorgia Meloni e Antonio Tajani
No della premier al voto a maggioranza. Lega con Fratelli d'Italia
Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno fatto spesso gioco di squadra in chiave anti-Lega (soprattutto la parte più euroscettica del vice-segretario Roberto Vannacci) in politica estera. Il sostegno a Kiev anche militare non ha mai convinto il Carroccio e in più occasioni, in particolare il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, ha criticato un eccessivo appiattimento sulle richieste del presidente Zelensky.
Ora però la situazione si complica ulteriormente perché il pressing di Donald Trump affinché il nostro Paese acquisti armamenti americani da mandare all'Ucraina mette in difficoltà Giorgia Meloni che sta cercando di prendere tempo per non accelerare troppo nelle spese per la difesa. Anche perché in Parlamento ha sottolineato che non un euro verrà sottratto al welfare, alla sanità, alle pensioni e in generale ai servizi per i cittadini. Anche la Lega è in imbarazzo, certo la corsa agli armamenti non piace a Matteo Salvini ma come si fa a dire no all'"amico" Trump?
Ma il vero e nuovo punto di scontro, stavolta tra la presidente del Consiglio e Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, è sulla riforma delle istituzioni Ue e in particolare sul superamento del voto all'unanimità grazie al quale un solo Paese dei 27 può mettere il veto su qualsiasi decisione importante (come spesso ha fatto l'Ungheria di Viktor Orban). Meloni è assolutamente contraria, non vuole cedere e teme che il "nemico" francese Emmanuel Macron organizzi il gruppo di Paesi nord-europei in chiave proprio anti-Italia. Ma Tajani la pensa esattamente al contrario anche perché a promuovere questa riforma è la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e i vertici del Partito Popolare Europeo del quale Forza Italia fa parte.
Dietro, come sta accadendo sempre più spesso, c'è la mano di Marina Berlusconi (che ha una visione europea a 360 gradi vista anche l'operazione di acquisizione di Mfe del colosso tedesco ProSieben che ha portato a interlocuzioni tra il gruppo Fininvest e i massimi vertici della politica a Berlino) la quale si oppone a qualsiasi deriva sovranista. E, sottotraccia, questa contrapposizione in prospettiva potrebbe essere l'occasione per la primogenita del Cavaliere di sciogliere la riserva e scendere in campo direttamente in politica.
Obiettivo rinnovare Forza Italia, allargarla ad altre forze politiche liberali come Azione di Carlo Calenda e non solo e cercare un'intesa, sul modello Germania, con una sinistra riformista che non può certo essere quella di Elly Schlein e men che meno di Giuseppe Conte e di AVS. Ma tra i Dem ci sono moltissimi moderati che contestano lo schiacciamento sulla Cgil della segretaria, ad esempio tutta l'area che fa capo a Lorenzo Guerini, Paolo Gentiloni e al padre dell'Ulivo Romano Prodi.
Insomma, dietro le quinte, sulla riforma dell'Unione e sul superamento del voto all'unanimità dei 27 potrebbe scatenarsi un vero braccio di ferro dagli esiti imprevedibili tra Meloni, spalleggiata da Salvini, e Tajani/famiglia Berlusconi. Tanto da portare Marina a seguire le orme del padre ed entrare in campo in politica, pronta per le elezioni del 2027.
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