Fisco e Dintorni
Reato di omessa dichiarazione: non bastano le indagini bancarie

Affinché si possa configurare il reato di omessa dichiarazione dei redditi non è sufficiente il solo accertamento bancario basato su presunzioni ma occorre che il Fisco dia prova che i versamenti sul conto corrente non siano già stati tassati e che siano direttamente riconducibili al contribuente.
Sul punto, la Corte di Cassazione penale, con sentenza 36.849, depositata il 6 settembre 2023 (sentenza visibile su www.studiolegalesances.it – sez. Documenti), ha sancito che: “Ora, sebbene risponda al vero che non sia stata fornita alcuna prova della provenienza di tali somme e del fatto che il reddito finanziario di cui le stesse costituiscono l'oggetto sia stato sottoposto a tassazione, deve, tuttavia, rilevarsi che in ordine alla riferibilità di tali somme all'odierno ricorrente, ed in particolare alle condotte illecite a lui attribuite, la Corte di appello, pur investita sul punto da uno specifico motivo di gravame, non ha fornito un'adeguata risposta, essendosi limitata, in termini assertivi ed assiomatici, a sostenere la riferibilità di tali somme al A.A.(ricorrente), senza chiarire le ragioni sulla base delle quali, pur nella pacifica ascrivibilità formale delle somme in questione ad un conto corrente bancario intestato alla madre del prevenuto, le stesse dovevano ritenersi nella loro complessiva integralità … redditi totalmente tassabili prodotti dall'imputato e da questo non dichiarati al fisco” (si veda pagina 6 della sentenza).
La vicenda trae spunto da un processo in cui un amministratore di una società nei due precedenti gradi di giudizio era stato ritenuto colpevole del reato di omessa dichiarazione, previsto dall’articolo 5 del D.Lgs. n.74/2000.
L’imputato ricorreva per Cassazione eccependo i due motivi per cui gli era stata contestata la responsabilità per il reato di omessa dichiarazione in virtù di una duplice presunzione tributaria.
Più nello specifico, il primo motivo riguardava i versamenti rinvenuti sul conto corrente della madre dell’imputato, i quali erano stati qualificati come reddito non dichiarato da quest'ultimo e il secondo motivo quello per cui il predetto conto corrente fosse riconducibile all’imputato stesso.
Le suddette risultanze per la responsabilità del reato di omessa dichiarazione, ad avviso della difesa, sarebbero state ritenute anche dalla Corte d’Appello provate sulla base dei soli accertamenti bancari e dal silenzio serbato dal ricorrente in sede di contraddittorio con l'Amministrazione finanziaria.
Al contrario, la sentenza della Suprema Corte ha riformato i due precedenti gradi di giudizio affermando che le risultanze delle indagini bancarie non possono rappresentare idoneo elemento di prova ai fini della condanna, stante l'inutilizzabilità in sede penale delle presunzioni tributarie. Il giudizio della Cassazione, inoltre, ha stabilito che le sentenze precedenti dei giudici di merito avrebbero soltanto affermato, senza un valido e concreto riscontro, che gli imponibili contestati corrispondevano a versamenti sul conto corrente della madre dell’imputato. Ma non solo, non è stata nemmeno fornita la prova del perché il conto corrente della madre fosse stato ritenuto collegabile al figlio.
Dunque, se da una parte è noto che in ambito fiscale l’impossibilità di giustificare i movimenti bancari costituisce un motivo di tassazione del reddito non dichiarato, dall’altra occorre far presente come in ambito penale le sole presunzioni tributarie non siano sufficienti a configurare il reato tributario ma occorrono fondati elementi di prova.
Dott. Danilo Romano
Avv. Matteo Sances