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Affaritaliani scatena il panico, Casamenti perde le staffe. Su Facebook lo travolgono le domande dei cittadini
La reazione del sindaco di Orbetello, Andrea Casamenti, al nostro ultimo articolo sul caso non si è fatta attendere

Porto di Talamone, Casamenti perde le staffe dopo il nostro ultimo articolo
L’ultimo articolo di Affaritailiani sul porto di Talamone ha riacceso la miccia. E la reazione del sindaco di Orbetello, Andrea Casamenti, non si è fatta attendere. Sotto pressione per la gestione opaca della vicenda volta alla discussa trasformazione dell’approdo talamonese e dopo la sonora bocciatura del Tar della Toscana, che ha annullato l’intera procedura come «radicalmente illegittima», il primo cittadino ha pubblicato un post su Facebook dai toni durissimi, chiudendo di fatto ogni spazio al confronto.
«Ho suonato la campanella di fine ricreazione. Il tempo degli accordi è scaduto. Punto». Una frase, quella del numero uno dell’amministrazione orbetellana, che ha scatenato una valanga di reazioni. Altro che fine della ricreazione: la discussione sui social si è trasformata in una vera e propria aula pubblica.
E tra i tanti interventi, spiccano le tre domande secche e puntuali di Stefano Marini, un semplice utente Facebook che ha saputo interpretare il malessere diffuso tra cittadini e operatori locali. Il suo commento, diventato virale, mette in fila tutte le criticità che l’amministrazione orbetellana continua ad aggirare.
Ecco le domande durissime rivolte al sindaco, che ancora non ha risposto: «Lei ha più volte dichiarato di voler trovare un accordo tra tutte le parti coinvolte nel progetto del porto di Talamone: può spiegare pubblicamente quali azioni concrete ha intrapreso in questi mesi per favorire realmente un'intesa? O dobbiamo pensare che fosse solo una promessa di stampo elettorale, puntualmente disattesa? Perché il Comune continua a gestire in modo opaco la comunicazione sul porto di Talamone, evitando sistematicamente di informare la cittadinanza sulle tappe più rilevanti della vicenda? Per esempio: perché non è stato detto nulla sul ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che ha annullato tutta la procedura? È normale, secondo lei, che un progetto da 42 milioni di euro venga lanciato nel cuore di agosto (ci riferiamo all’estate 2024) senza alcuna comunicazione ufficiale, con un bando pubblicato in una sezione secondaria del sito del Comune e solo sulla Gazzetta Ufficiale? Lo sa che la Gazzetta non è il magazine più letto dai cittadini?»
Il post del sindaco, che minimizza la questione e liquida tutto come una disputa tra “parti contrapposte”, è apparso scomposto e fuori tempo. Non solo perché arriva all’indomani di una sentenza clamorosa che ha smontato l’intero impianto amministrativo costruito dal Comune, ma anche perché ignora il crescente malumore di una comunità che chiede trasparenza, inclusione e rispetto delle regole.
Il riferimento alla “fine della ricreazione” suona come un insulto istituzionale. Qui non ci sono studenti indisciplinati, ma cittadini che hanno il diritto di sapere e di partecipare alle scelte sul futuro del loro territorio. E quando a farle sono poche mani, nel silenzio dell’agosto burocratico e senza una vera gara pubblica, la democrazia locale perde pezzi. Marini, che non è un politico né un attivista, ma semplicemente un cittadino informato, pone una domanda fondamentale: che cosa ha fatto concretamente il Comune per cercare un accordo, oltre agli annunci e alle dichiarazioni sui giornali? La risposta, finora, è nel nulla.
E poi c’è il nodo della comunicazione istituzionale: nessuna informazione sulla pubblicazione del bando nell’estate 2024, nessuna nota ufficiale sul ricorso al Consiglio di Stato, nessuna spiegazione sulla scelta – ora bocciata – di bypassare la STU per favorire un’assegnazione diretta. Il tutto condito da un silenzio amministrativo che rasenta l’elusione. Il nostro articolo ha semplicemente fatto luce su ciò che molti sussurravano. La reazione del sindaco dimostra che il nervo è scoperto. E mentre Casamenti alza la voce, i cittadini fanno le domande giuste. Ora spetta al Comune dare risposte, senza arroganza e senza suonare più campanelle. Perché a Talamone la ricreazione, semmai, non è mai cominciata.
Le puntate precedenti
Da un blitz ferragostano, consumato nel silenzio delle spiagge, a un duro braccio di ferro giudiziario destinato a salire davanti al Consiglio di Stato: la vicenda del porto di Talamone è diventata un banco di prova nazionale sul tema delle concessioni marittime e sull’applicazione combinata della direttiva Bolkestein e della legge Burlando.
Tutto comincia nell’agosto 2024, quando il Comune di Orbetello approva di corsa il progetto di trasformazione dell’approdo talamonese in un porto turistico da 42 milioni di euro, spalancando le porte a una neonata srl – la Porto Turistico di Talamone – e ponendo le basi per l’assegnazione in blocco delle 18 licenze allora ripartite fra piccole imprese e associazioni sportive. La scelta scatena le proteste di Unimpresa, che denuncia un possibile monopolio a scapito dei micro-operatori, e infiamma la comunità locale riunita nel Comitato "Salviamo Talamone", pretendendo massima trasparenza su incontri e procedure “informali” tra amministrazione e privati.
Il nostro quotidiano, con un’inchiesta iniziata il 23 agosto 2024, ha provato a far luce sul caso. Verbali societari che anticipano atti mai pubblicati, corsie preferenziali accordate prima ancora dell’uscita del bando e una tempistica che di fatto esclude ogni forma di contraddittorio.
Sotto questa pressione mediatica e civile, nell’ottobre successivo l’80% dei concessionari storici si coalizza nel Consorzio "Il Molo" e incarica l’avvocato Pierluigi Chech di impugnare delibera, avviso pubblico e segreto dossier progettuale. L’obiettivo è fermare, nelle aule del TAR Toscana, un iter definito “radicalmente illegittimo” perché lesivo dei principi di imparzialità, concorrenza e pubblicità.
Il 20 febbraio 2025 arriva la svolta: il TAR annulla l’intera procedura, bacchetta Orbetello per aver abbandonato senza motivazione la via – già deliberata – della Società di trasformazione urbana e condanna Comune e società proponente al pagamento delle spese. La sentenza riconosce in pieno le ragioni dei ricorrenti, certifica la mancanza di un coinvolgimento reale degli operatori e stronca l’inserimento «a sorpresa» della ristrutturazione della Rocca di Talamone in un progetto portuale già giudicato incoerente con la pianificazione urbanistica.
Poi, il 21 maggio 2025 la Giunta delibera un appello incidentale al Consiglio di Stato, scegliendo di affiancare – “congiuntamente e disgiuntamente” – la stessa Porto Turistico di Talamone srl contro la pronuncia di primo grado. Una mossa che tradisce le promesse di dialogo fatte a caldo dopo la sconfitta, riapre la frattura con il Consorzio e con il Comitato e alimenta il sospetto di un progetto nato più per accaparrarsi concessioni che per riqualificare il borgo marinaro.
Nel frattempo il paese combatte con emergenze reali – dal rischio idrogeologico alla chiusura della spiaggia del Cannone – e assiste, impotente, all’escalation giudiziaria fissata per il 2 dicembre 2025 a Palazzo Spada.