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Caso Bova, parla l'avvocato: "Raoul è un padre solido: non arretra dinanzi ai ricatti. Uno schermo o il web non sono sinonimo di impunità"
Chat private divulgate senza consenso e presunta estorsione: l'attore si è ritrovato vittima di un’aggressione mediatica senza precedenti. Le parole del suo legale David Leggi

Intervista esclusiva all'avvocato di Raoul Bova
Affaritaliani incontra in esclusiva David Leggi, del foro di Roma, avvocato che nella giornata di ieri ha rilasciato il seguente comunicato: "Le azioni compiute, su cui gli inquirenti stanno indagando, hanno attivato il web in maniera illecita e inaccettabile, dove si continua a diffondere in maniera incontrollata materiale la cui natura va ancora accertata. Si è attivata una macchina infernale che non guarda in faccia a nessuno, né alle persone né ai loro figli, che non hanno tutti gli strumenti per discernere la cronaca dalla cattiveria o dal voyeurismo di bassa lega. Tutto ciò fa riflettere sui meccanismi collegati al mondo del web e dei social media che sembrano essere il nuovo il far west".
Così all'Ansa David Leggi, legale di Raoul Bova, in merito alla vicenda di audio e chat rubati e dei presunti ricatti in quanto difensore di Bova, nella rognosa questione che ha coinvolto l'attore, ritrovatosi vittima di un’aggressione mediatica senza precedenti con indagini che viaggiano veloci in corso, indagati e sviluppi che faranno molto rumore. Prima di iniziare l’intervista, bisogna specificare un elemento importante: la denuncia fatta da Bova e dal suo legale, è stata fatta ben prima che scoppiasse il caos con i suoi divulgatori mediatici poco “limpidi”.
E secondo le nostre informazioni, saranno i cellulari che “parleranno e racconteranno” chi sono i colpevoli di questa vicenda e quanti e quali responsabilità hanno le persone coinvolte. E in questa vicenda è stato chiaramente coinvolta la parte legale di Google che gestisce Youtube, piattaforma dove Bova è stato sputtanato per intenderci. E anche da Google, secondo le nostre informazioni, presto avremo novità in merito.

David Leggi, il legale di Raoul Bova
Avvocato, si aspettava di trovare il “far west” del web?
Purtroppo ce ne rendiamo conto solo quando in quel far west, in quel tritacarne, rimane intrappolato qualcuno a noi caro. Il che ci fa fermare e riflettere sotto un diverso punto di vista: quello dei danni che possono fare giudizi superficiali, cattivi, privi di analisi delle innumerevoli situazioni umane.
Come si può descrivere, a chi non ha i mezzi per difendersi, questa giungla che sta gestendo?
Sia chiaro: il web è stata una svolta epocale che ha accorciato confini e distanze, purtroppo, però, nel bene e nel male. In questi casi siamo costretti a coglierne la declinazione peggiore: i giudizi istantanei e superficiali, figli di frustrazioni e cattiveria gratuita. Uno Squid Game al quale, nonostante si sappia di poter essere mediaticamente uccisi, vi si partecipa comunque, convinti che a “noi” non potrà mai capitare…e invece può capitare a chiunque, famosi o no.
Quali sono i reali rischi, da un punto di vista umano, per la vittima?
Avete idea di quanti ragazzi fanno scelte drastiche proprio perché non hanno la forza e le risposte a questo tipo di cose? Pretendiamo di giudicare la vita degli altri come se stessimo guardando un oggetto e non una persona, dimenticando che ha un proprio vissuto e che quello che si vede in superficie è insignificante. Ecco, direi alle mie figlie di farsi scivolare addosso i (pre)giudizi di chi non le conosce.
Quali sono i rischi per il “carnefice” nel momento in cui viene utilizzata la sfera e le comunicazioni private ed intime e violata la privacy di una persona?
Allo stato attuale gli strumenti di tutela sono il Garante della Privacy, che irroga sanzioni e può ordinare la rimozione di contenuti dal web, e l’Autorità Giudiziaria, civile e penale, a seconda che si persegua un risarcimento del danno ovvero, in caso di illeciti costituenti reato, che lo Stato applichi una pena.
Come pensa possa finire una storia del genere?
I tempi del web sono troppo rapidi per essere tutelati con questi strumenti che, benché cerchino di essere il più celeri possibile, danno risposte postume che non riescono nemmeno a fungere da deterrente per gli altri. Oramai utilizziamo la pec per ogni cosa, un buon inizio forse potrebbe essere quello di subordinare la possibilità di aprire un canale o un profilo solo dopo identificazione certa. Già così elimineremmo tutti i fake e responsabilizzeremmo gli utenti, rendendoli consapevoli del fatto che una tastiera e un monitor non sono uno schermo di impunità.
Quali sono le difficoltà di un legale nell’affrontare una cosa del genere?
La consapevolezza di quel disallineamento temporale fra web ed effettiva tutela di coloro che ne restano vittima.
Come sta Raoul Bova?
E’ un padre ed un uomo solido. Non arretra di fronte alla violenza altrui né, come d’altronde è oramai noto, davanti ai ricatti.