Economia
Ex Ilva, spento definitivamente l'altoforno 1 dopo l'incendio. Vendita a rischio, in 5.500 verso la Cig
Il ministro Urso: "L'impianto è compromesso". A rischio anche la cessione dell'azienda di Taranto

Ex Ilva, lavoratori preoccupati: in migliaia verso al cassa integrazione
Non c'è pace per l'ex Ilva di Taranto, l'incendio divampato nei giorni scorsi nell'altoforno 1 ha provocato danni significativi a tal punto da arrivare addirittura allo spegnimento totale dell'impianto. Questa mossa ha delle conseguenze, perché una volta spento non è facile riaccenderlo per una serie di problematiche tecniche. Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso è stato netto: "L'impianto è totalmente compromesso". Ora si parla di un possibile riavvio non prima della fine dell'anno, con conseguenze gravi soprattutto per i lavoratori.
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Una situazione allarmante che stamattina - riporta La Gazzetta del Mezzogiorno - potrebbe portare i commissari di Acciaierie d’Italia ad annunciare la necessità di mettere in cassa integrazione 5500 dipendenti, 4000 dei quali a Taranto, e la chiusura di alcuni siti produttivi, come quello di Novi Ligure. Attualmente la cassa nel gruppo è autorizzata per 3.062 cassintegrati a rotazione su poco meno di 10mila dipendenti, di cui 2.680 a Taranto su poco meno di 8mila addetti.
Questo incendio e il conseguente spegnimento potrebbe dunque aver compromesso la possibilità di rispettare il cronoprogramma industriale che prevedeva il raggiungimento di determinati target produttivi e la vendita del complesso aziendale agli azeri di Baku. Il blocco dell’altoforno 1 ha lasciato il siderurgico di Taranto con un solo altoforno in funzione, il 4, dimezzando la produzione, già minima rispetto agli standard storici e di sostenibilità.