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Economia
Salvini “congeda” Starace e Labriola: le ragioni dietro le parole del ministro

Salvini congeda Starace e Labriola da Enel e Tim: i motivi

“Sia Tim che Enel hanno bisogno di un grande piano di medio-lungo periodo, cosa che evidentemente è mancata nell'ultimo periodo”. È tombale il giudizio che Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture, scolpisce per il management delle due aziende. Con una differenza sostanziale: se la principale impresa industriale italiana dovrà affrontare a breve il rinnovo dei vertici, con tutto ciò che comporta, Tim è un’azienda totalmente privata e quotata in Borsa. Un’intromissione? Non proprio, anche perché il governo sta partecipando al tavolo tra Cdp e Vivendi per la rete. 

Si dirà: nessuna particolare novità. Anche Fiat era un’azienda privata, quotata, eppure vennero varati incentivi ad hoc e spesso la politica si pronunciò sul management. Tra l’altro, il ministro Salvini non ha titolarità sulle nomine o sulla gestione della rete. Il suo, semmai, è un segnale che sta lanciando: agli alleati, per ricordare che la Lega non può essere estromessa dalla partite delle nomine che si sta consumando in questi giorni (a partire da Alessandro Rivera alla Direzione Generale del Mef, passando per le Agenzie Fiscali e finendo con le aziende partecipate); ma anche all’esterno, per far capire che il governo è presente sulle partite più importanti.

Partiamo da Enel. Dire che non abbia avuto un piano di medio-lungo periodo sarebbe ingeneroso. Francesco Starace, giunto al termine del suo terzo mandato, ha fatto registrare una capitalizzazione dell’azienda superiore a quella del suo arrivo. Certo, in un anno il titolo ha perso oltre il 20% del suo valore, ma è ovvio che questo debba essere ascritto alla crisi energetica che è originata dall’invasione russa in Ucraina. La verità è che Starace, così come Alessandro Profumo per Leonardo, è un uomo troppo vicino al precedente establishment. Normale avvicendamento, insomma. E infatti si sono fatti i nomi di Stefano Donnarumma, Francesco Venturini e perfino Flavio Cattaneo per la sua sostituzione (ma l'ex amministratore delegato di Terna sarebbe intenzionato a proseguire la sua carriera di imprenditore). Poco rileva il fatto che l'Enel sia stata più cauta nell'uscire dalla Russia o i tentennamenti sulla vendita di Open Fiber a Cdp-Macquarie. 

Su Tim il discorso cambia di molto. Salvini ha dichiarato che non vuole assistere a un nuovo spezzatino, perché ci sono oltre 40mila lavoratori coinvolti: “Non voglio rubare il mestiere ad altri colleghi ministri - ha detto - però riguarda tutti. L'importante è non farne spezzatini e non venderne pezzetti per toppare il buco”. E qui la faccenda si fa più complessa. Intanto perché lo spacchettamento dell’azienda è già nelle intenzioni, con la divisione tra ServiceCo e NetCo. Ma se si circoscrive il tema solo alla rete, parlare di diverse anime significa tornare indietro di mezzo secolo, quando si impedì la posa dell’infrastruttura per la Tv via cavo, un protocollo che ha spopolato negli Stati Uniti e che invece non è mai decollato in Italia

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