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Economia
Stipendi, il triste traguardo italiano: salari bassi e precarietà in aumento

Stipendi, salari bassi  e disoccupazione in aumento: l’analisi di Eurostat e Ocse

L’Italia gode di un triste primato in Europa: nel Belpaese i salari sono inferiori rispetto alla media. Un confronto che emerge in maniera inequivocabile per la fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni. Impietoso il confronto con la Germania, dove lo stipendio in media è di 19.482 rispetto al nostro di 15.858 euro. Un dato dirompente che si riflette anche sul tasso di disoccupazione; mantenendo come termine di paragone la Germania, secondo Eurostat, la mancanza d’impiego si aggira attorno al 10%. Ben differenti i numeri in Italia, dove la disoccupazione è di circa 23,3%.

L’Italia è tra i pochi Paesi europei a segnalare una drammatica diminuzione degli stipendi dal 2010 a oggi. Un dato testimoniato da Ocse: -2,90% rispetto al 1990. Un dato da sorvegliare che crea polemiche nel mondo dell’imprenditoria. Figure come Tiziana Fausti, self-made woman del mondo della moda, taglia corto: “I giovani ai colloqui per le assunzioni chiedono solo di weekend liberi e straordinari”.

Stipendi, salari bassi e disoccupazione in aumento: i giovani tra i più colpiti. Vittorio Colao: “Gli imprenditori si impegnino a pagare di più”

Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, difende a spada tratta i giovani. La situazione è complessa e non si può nascondere la testa sotto la sabbia. Colao si rivolge così al mondo dell’imprenditoria: “Assumete di più, pagate di più, soprattutto i giovani e i migliori laureati. Gli stipendi reali, soprattutto da noi in Italia, sono ancora troppo bassi. Proviamo a fare come i nostri partner europei che li hanno aumentati”.

Necessario l’affondo di Colao sul gender gap, la discrepanza tra gli stipendi di uomini e donne è ormai difficile da ignorare. Il ministro si è così espresso: “Le discriminazioni di genere vanno combattute con ogni energia. Abbiamo donne che si laureano con voti più alti degli uomini, prendono parte più dei colleghi maschi alle esperienze di tirocinio curriculare e di lavoro durante gli studi, eppure a 5 anni dalla laurea guadagnano il 20% in meno dei colleghi maschi. Anche questo oltre a essere ingiusto è francamente uno spreco di risorse”.

 

 

 

 

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