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Economia
Tim, Labriola: "I mercati non hanno capito e hanno affondato il titolo"

Tim, Labriola: "I mercati non hanno capito e hanno affondato il titolo"

“Dovremo capire che cosa è successo, ma è evidente che il nostro piano industriale non è stato compreso a fondo dal mercato”. Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, prova a rasserenare gli animi durante la call con i giornalisti, dopo una giornata da brivido. Alle 13.30 il nuovo progetto di una Telecom senza più la rete viene annunciato e, nel giro di poche ore, il titolo brucia poco meno del 24% e torna sui livelli della fine del 2022, quando cioè si consumava l’empasse sul futuro della rete. Oggi, nonostante la fiducia mostrata dal management di Tim, appare evidente che il mercato abbia bocciato il nuovo corso.

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Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, il 12% del flottante, cioè delle azioni libere sul mercato, è passato di mano. Un volume record che ha fatto interrogare in molti: non sarà che Vivendi abbia iniziato a vendere le sue quote? Da Parigi, per il momento, nessun commento. D’altronde i francesi presentano un bilancio in forte crescita, con fatturato a 10,5 miliardi e con la garanzia di una robusta impennata anche dell’utile dopo un anno di stop. 

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Rimane però da capire perché cotanto scetticismo intorno a Tim e al suo piano industriale. Ok, le condizioni di mercato sono complesse. Ma anche riportando indietro le lancette al tempo di Franco Bernabè e del suo piano del 2007, non si vedono risultati così catastrofici in Borsa. I tempi per risolvere la questione con Kkr e passare all’incasso sono stati delineati. Entro l’estate la rete verrà ceduta e poi sarà il momento di una nuova Tim, più “snella” e – si spera – più profittevole. Il problema rimane sempre il debito, l’elefante nella stanza che affligge l’ex-Telecom dalla sciagurata opa a debito del 1997 con cui si fuse l’azienda con Olivetti determinando di fatto la fine dell'azienda di Ivrea.

Gli analisti hanno fatto un balzo sulla sedia leggendo che il debito, attualmente a 20,3 miliardi, dovrebbe scendere per la nuova azienda di servizi ed enterprise fino a 6,1 miliardi, salvo risalire di un ulteriore miliardo nei successivi tre anni. La storia è sempre stata raccontata in modo preciso: vendere la rete – nonostante il secco rifiuto dei francesi di Vivendi – per abbattere l’indebitamento e tornare profittevoli. Missione più che compiuta per la prima parte, la seconda sembra per ora quella più complessa. Un dato positivo però c’è: come ha ricordato Labriola in conferenza stampa è vero che le azioni crollano, ma è anche vero che il rendimento sui bond è in calo, segno che la fiducia sul futuro c’è. Nel 2024 scadrà una quota di 4,6 miliardi di euro di debito. Capire a che tassi verrà rifinanziato sarà il primo passo della nuova Tim.  
 






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