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Esteri
Guerra Russia-Ucraina, Camporini: "Putin è in difficoltà, non ha più riserve"

Guerra Russia-Ucraina, il generale Camporini: “Russia in difficoltà, non ha più tante riserve da impiegare”

Ad un mese esatto dall'inizio della guerra in Ucraina, i combattimenti non si fermano e l'avanzata russa procede a rilento. Per fare il punto della situazione sul campo e sui possibili futuri scenari del conflitto, Affaritaliani.it ha intervistato il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa e prim’ancora dell’Aeronautica militare, oggi consigliere scientifico dello Iai (Istituto affari internazionali) e responsabile difesa e sicurezza di Azione.

Generale, qual è la situazione sul campo?

“Siamo in una fase di apparente stallo. Continuano le operazioni sul fronte sud-orientale, dove sembra che le forze russe abbiano conseguito il risultato di occupare tutta la fascia del territorio lungo la costa del Mar d'Azov, per unire la costa della Russia alla Crimea. Crimea che prima era collegata con la Russia soltanto dal ponte sullo Stretto di Kerch, costruito dopo l'annessione. Adesso, con la conquista di questa fascia, c'è una continuità territoriale. Rimane la resistenza, incredibile a dire il vero, della città di Mariupol, ma qui credo che sia solo una questione di giorni se non di ore, perché non si può resistere a queste condizioni oltre un certo limite”.

Sugli altri fronti invece?

“Sugli altri fronti sembra che le cose stiano andando diversamente. Se dobbiamo dar retta alle informazioni che ci arrivano, che purtroppo arrivano solo da una parte, ma sono anche corroborate da immagini satellitari, da intercettazioni elettroniche e quant'altro, è evidente che l'offensiva russa sia in difficoltà. E sembra che ci siano addirittura dei contrattacchi con delle posizioni già occupate dai russi che vengono riconquistate dagli ucraini. Quindi le cose non stanno andando benissimo per la Russia, anzi. Poi dobbiamo anche osservare che la Russia è grande e l'Ucraina è relativamente piccola però, dalle notizie che si hanno, sembrerebbe che la Russia stia impiegando una larga parte delle sue forze armate in questa operazione e quindi non abbia più tante riserve da buttare nella battaglia.

Quindi che scenari ci aspettano?

“Vediamo nei prossimi giorni come si svilupperanno le cose, dipenderà anche dalla capacità logistica russa che non appare esaltante. Dobbiamo guardare quello che accade e poi modellare iniziative diplomatiche rispetto a ciò che accade sul terreno”.

La Russia intanto è tornata ad agitare la minaccia delle armi atomiche, è un segnale di debolezza?

“E' sicuramente un segnale di debolezza. La questione delle armi atomiche al momento non sembra arrivare a livello governativo, bensì dai media. Sulla tv russa sono andati in onda dei talk show con delle ardite rappresentazioni di offensive contro la Polonia e l'Estonia. Questo mi sembra un modo di imbonire le folle russe. Ricordiamo che non molte settimane fa diversi Paesi, compresa la Russia, hanno sottoscritto una dichiarazione intitolata 'No first use', che vuol dire: noi non useremo per primi l'arma nucleare, risponderemo solo se verremo attaccati con l'arma nucleare. Quindi se questa dichiarazione è stata sottoscritta in buona fede dobbiamo essere ragionevolmente tranquilli”.

Si aspetta qualche decisione dai vertici Nato e G7 di oggi?

“Non credo che ci saranno sostanziali novità, se non un rafforzamento del supporto logistico alle forze ucraine e probabilmente anche supporto di intelligence. Tutte le altre misure, a partire dalla famosa No fly zone sono assolutamente al di fuori di qualsiasi agenda, non sono neanche lontanamente prevedibili. Il punto fondamentale, che credo verrà sottolineato, sarà quello che dobbiamo incrementare la postura difensiva sui territori dell'Alleanza, in modo tale da dissuadere qualsiasi velleità, anche di atti provocatori.

Lei ha sempre sostenuto la necessità della creazione di un esercito unico europeo, crede che questo conflitto possa dare un'accelerata al progetto?

“Quello delle forze armate uniche europee è da sempre uno dei miei sogni, che però è vincolato ad una preventiva unificazione delle politiche estere dei singoli Paesi. La politica estera comune è un prerequisito essenziale. Le forze armate sono lo strumento della politica estera, se manca la politica estera è inutile avere lo strumento”.

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