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Esteri
Sovranità digitale, antivirus russi nei pc ministeriali: Italia in pericolo

Gli effetti sulla sicurezza informatica e sulla sovranità digitale italiana ed europea

È un argomento di cui in Italia non si parla molto, ma se il conflitto in Ucraina può insegnarci qualcosa è proprio l’importanza della nostra sicurezza informatica e di quella che viene definita «sovranità digitale».

Io sono Andrea Pasini un imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e credo che la nostra difesa verso Putin passi sopratutto dalla rete. Solo qualche giorno fa, Mosca ha annunciato che lascerà presto Internet per concentrare il suo traffico su Runet, una rete domestica e virtualmente impenetrabile perché ogni dato scambiato non lascia mai i server russi, coperti da crittografia governativa.

La Russia è senza dubbio un paese che ha molto investito sull’informatica, prova ne è che molte delle nostre soluzioni per la sicurezza informatica sono proprio russe. È stata una di queste a lanciare l’allarme sulla vulnerabilità dell’Europa.

Il caso Kaspersky, come è stato ribattezzato dai media, vede protagonista un’azienda fondata a Mosca da Eugene Kaspersky nel 1997. Oggi uno degli uomini più facoltosi al mondo, con la sua azienda Kaspersky vanta 2.700 partnership con il settore pubblico tra cui ministeri, comuni, alcuni settori delle forze dell’ordine, partecipate nei servizi di pubblica utilità. Tra le sue collaborazioni compaiono anche aziende private di rilievo come il team Ferrari di Formula Uno.

Di cosa si occupa Kaspersky? Di antivirus e la maggioranza dell’Europa sembra farne uso. Anche gli Stati Uniti hanno lavorato per anni con l’azienda, fino al 2017 quando a ridosso del Russiagate l’Agenzia federale per la sicurezza nazionale americana ha messo al bando i suoi prodotti. In quell’istanza il signor Kaspersky aveva rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, asserendo che l’uomo sarebbe stato attaccato «per colpire Putin».

Da Palazzo Chigi al Ministero della Difesa, dal Ministero della Giustizia al Ministero dell’Interno, tutti in Italia usano Kaspersky e lo scorso 28 febbraio è stata così depositato un’interrogazione parlamentare sui potenziali rischi del sistema in Italia. Il problema non risiede nel fatto che l’azienda sia Russa quanto nel fatto che il suo fondatore è consulente della difesa a Mosca. Quindi, per ovvie ragioni politiche, non è possibile escludere che questo software possa trasformarsi in una potenziale backdoor installata per accedere ai dati dei sistemici critici nazionali.

Il rischio di attacchi hacker da parte di Mosca è oggettivo e per questo motivo l’Europa si trova ora in una corsa contro il tempo per garantire la sicurezza dei suoi cittadini. All’interno del Next Generation EU si parla chiaramente di offrire supporto alle piccole imprese per far sì che adottino tecnologie più avanzate, oltre a fornire alle persone delle competenze digitali di base, garantendo a tutti l’accesso a internet. Parallelamente alle iniziative per le imprese, l’Unione Europea si è ulteriormente impegnata a raggiungere l’eccellenza nell’ambito delle tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale e i cloud computing, le quali potranno essere utili per contrastare le numerose sfide che caratterizzano la nostra società.

Attraverso il programma Europa digitale, l’Europa stanzierà 7,5 miliardi di euro  da utilizzare per portare la tecnologia digitale alle imprese, alle pubbliche amministrazioni e ai cittadini. La sicurezza digitale deve essere oggi più che mai una priorità di ogni governo europeo. È indispensabile che l’Italia attivi dei sistemi di sicurezza informatica fabbricati in Italia e non all’estero per poter avere una sicurezza maggiore che nessuno possa sottratte dati sensibili del nostro paese.

 

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