Esteri
Xi Jinping, Putin, Modi... Non possiamo più sottovalutare l'asse globale non atlantista
Non è più tempo di mostrare i muscoli, magari di cartone, ma del dialogo diplomatico multipolare

Xi Jinping e Vladimir Putin
Xi Jinping, Putin, Modi... Non possiamo più sottovalutare l'asse globale non atlantista
Negli ultimi trent'anni la Repubblica Popolare Cinese ha avuto una crescita esponenziale. La Commissione Europea è sembrata cooperare perché l'immigrazione cinese è fatta soprattutto di gente tranquilla, che lavora e rileva attività, che sa integrarsi senza far rumore, portando con sé prodotti "made in China" a basso prezzo, in particolare nei settori dell'abbigliamento, dei calzaturifici, ma anche della ristorazione.
Stiamo capendo solo negli ultimi anni che la situazione, invece, è molto diversa. La UE e gli USA, almeno fino alla prima Presidenza Trump, hanno lasciato fare, tollerando manodopera a basso costo e risultanze di mediocre qualità, per il quieto vivere con i tanti che ne hanno approfittato a causa delle ristrettezze economiche che hanno messo in ginocchio il ceto medio occidentale.
Da circa dieci anni possiamo dire di aver sottovalutato la Cina, forse perché la storia ci ha insegnato che dove si legge comunismo, si capisce miseria, forse perché impegnati in altre faccende, forse per alterigia, forse per pressapochismo e negligenza, forse per un provincialismo di comodo o forse per giungere alla sfida finale. O forse per tutti questi ed altri fattori.
Fatto sta che ad inizio settembre, la Cina ha fatto vedere al mondo intero in cosa consista la propria potenza politica in occasione della celebrazione dell’80esimo anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale, con una imponente parata militare nel centro di Pechino.
Abbiamo una tecnologia avanzata e personale addestrato, in un apparato politico compattato da una mentalità rimasta comunista ma con un sistema economico che ha accettato le regole del Mercato, chiudendo con le storture ideologiche marxiste. Siamo forti e abbiamo una superpotenza nucleare - hanno voluto dire la Cina e i suoi alleati.
Numeri da capogiro alla parata di Xi: almeno 10mila soldati schierati, 5 miliardi di dollari spesi, decine di fabbriche chiuse per giorni per permettere un cielo terso e senza smog. Questi sono i messaggi che la Cina ha lanciato all'Occidente, con alcuni che hanno avuto la tremarella o è andato di traverso il caffè. Il particolare della presenza di Massimo D'Alema nella foto di gruppo dei big orientali ha destato polemiche feroci.
Difficile credere che l'astuto ed esperto politico, da tempo ai margini della politica parlamentare e critico dell'attuale dirigenza del PD, non le avesse previste. Anche questo è stato un messaggio. Difficile anche che i funzionari di Stato, incaricati del protocollo, cui il mondo orientale è sempre molto attento, non si sia accorto della sua presenza nella foto finale dell'evento.
Che ci faceva? Qualcuno gliel'ha chiesto o ci si è limitati agli sfottò su eventuali nostalgie senili per il suo passato comunista? C'è un mondo, a sinistra, che vuole rilanciarsi. E' quello che ha capito quanto il partito non possa essere vincente col volto di Elly Schlein, fra tolleranza costante dell'illegalità, gay pride, immigrazione clandestina ed altre amenità. Così cerca sinergie all'estero, ove ci si ritrova tra vecchi e nuovi compagni di uno spessore differente rispetto a quello nostrano, forse per nuove "vie della seta rossa", di contenuto nella proposta politica e di sostanza. L’incontro Sco concomitante è stato l’occasione per mostrare la centralità del soft power cinese e della sua capacità “aggregante” in un momento di grave crisi per le alleanze tradizionali. Nata nel 2001, l’Organizzazione riunisce dieci Stati euroasiatici, di cui Russia, Cina, Iran sono i capofila.
Quest'anno, davanti al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, lo SCO ha marcato fortemente il proprio significato di assemblea atta al dialogo e alla cooperazione politico-economica alternativa alle analoghe iniziative a guida occidentale, come ad esempio il G7. Già questo, come fatto in sé, poteva essere di grande interesse per un politico come D'Alema, in vista di eventuali futuri coinvolgimenti?
"Il padrone di casa – il presidente cinese Xi Jinping – ha potuto proiettare l’immagine di un “multilateralismo della sovranità”, fruttuoso nelle sue interlocuzioni diplomatiche, quanto tutelativo degli interessi degli attori coinvolti" - ha commentato Federico Sangalli, della rivista geopolitica Aliseo.
L’immagine del presidente indiano Modi, accanto a Xi e al presidente russo Vladimir Putin ha permesso al leader cinese di poter affermare che il nuovo mondo fosse riunito lì, avendo superato le vecchie riunioni del blocco occidentale. Infatti, il ministro degli Esteri cinese, ha detto che a Tianjin si è riunita «la maggioranza silenziosa del mondo» ed ha dimostrato quanto sia potente e unito, a fronte di ogni giudizio di isolamento proveniente dall'Europa.
Pechino resta convinta che la sua inesorabile pedagogia economico-culturale riuscirà laddove i mezzi coercitivi usati da altri imperi hanno miseramente fallito. E, soprattutto, che riuscirà a coalizzare in funzione anti-americana, anche la grande Russia neo-zarista, il cosiddetto terzo mondo che quello arabo-mussulmano, oltre, ovviamente, a tutta la penisola dell'Indo-Pacifico.
Se il vertice di Tianjin ha rilanciato il soft power multipolare della grande potenza cinese, la parata di Pechino due giorni più tardi è stata l’occasione per ricordare al mondo che la Repubblica popolare ha a disposizione un crescente numero di strumenti di hard power. Affiancato dai leader delle potenze nucleari allineate (Russia, Pakistan, Corea del Nord), Xi ha messo in guardia l’avversario americano: solo un rapporto paritario potrà «evitare le tragedie del passato».
Promettendo di impegnarsi per una soluzione pacifica, il presidente Xi ha anche affermato che il suo esercito diventerà una potenza «mondiale». Un sistema d’arma per la difesa aerea non denominato ha suscitato interesse per l’innovativa combinazione tra un numero consistente di celle di lancio per missili (teoricamente, fino a 96) e un cannone automatico montato in una torretta mobile. Mentre quest’ultimo appare un tratto inusuale nel campo delle batterie lanciamissili anti-aeree, è probabile che sia stata pensata come strumento di difesa ravvicinata contro possibili attacchi droni.
A proposito di questi ultimi, la Repubblica popolare non si è risparmiata, mostrando gli ultimi modelli dei suoi droni navali e aerei. La presenza dell’imponente AJX-002, un drone sottomarino che raggiunge i 20 metri di lunghezza, ha confermato il forte investimento profuso dalla marina cinese nel campo dei droni subacquei, ufficialmente a scopo di ricognizione e raccolta intelligence.
In campo aereo, Pechino ha messo in mostra i suoi avveniristici modelli di velivoli stealth senza pilota. Sebbene sia noto l’impegno della Cina in questo campo, la parata di mercoledì non ha deluso le aspettative. Di particolare interesse, il nuovo drone denominato semplicemente Type B è stato classificato secondo una nuova categoria, quella del “Unmanned Air Superiority Fighter”, caccia per la superiorità aerea senza pilota. In altre parole, più un caccia da combattimento a guida remota che un drone.
La rivista Aliseo conclude: "Ma lungi dall’essere stata relegata ai margini, la Cina continua a credere in una strategia biforme, da un lato lavorando con discrezione per posizionarsi come mediatore e provider multipolare, dall’altro investendo in un costante rafforzamento del proprio dispositivo militare. «Parla piano ma porta con te un grosso bastone, tutti ti ascolteranno», diceva Teddy Roosevelt. Xi Jinping sembra aver imparato".
Ovviamente tutto questo dimostra che non è più tempo di mostrare i muscoli, magari di cartone, ma del dialogo diplomatico multipolare, se in Occidente domineranno la lungimiranza e la saggezza.