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Osservatorio ANBI: emergenza siccità al Sud, riserve in calo e agricoltura a rischio
Vincenzi (ANBI): " Va delineandosi un aggravamento delle condizioni idriche nell’Italia meridionale con segnali di preoccupazione anche per alcune zone centrali della Penisola"

Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche: al Sud riserve sempre più scarse, preoccupano agricoltura e approvvigionamento idrico
Il nuovo rapporto settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche evidenzia un progressivo peggioramento della situazione idrica nel Mezzogiorno d’Italia. Da circa due settimane, infatti, l’incremento dei volumi d’acqua immagazzinati si è arrestato e le già scarse riserve continuano a diminuire.
In Puglia, in particolare nella zona della Capitanata, si è registrata una perdita di circa 800.000 metri cubi d’acqua in soli quattordici giorni, a fronte di una disponibilità iniziale di appena 113 milioni di metri cubi. Il confronto con il 2024, già segnato da una situazione critica, evidenzia un deficit di 76,71 milioni di metri cubi. La diga di Occhito, situata in Molise ma fondamentale per l’approvvigionamento del Tavoliere, contiene ora solo 76 milioni di metri cubi, appena il 30% della sua capacità autorizzata. Di questi, soltanto 36 milioni saranno destinati agli usi diversi da quello potabile, mentre al di sotto dei 40 milioni – il cosiddetto “volume morto” – le erogazioni riguarderanno quasi esclusivamente il consumo umano. La disponibilità per l’agricoltura, dunque, sarà in grado di coprire meno del 6% del fabbisogno stimato.
Anche la Basilicata ha visto calare le proprie riserve idriche di 2 milioni di metri cubi in una sola settimana, con un deficit rispetto allo scorso anno pari a 56,13 milioni. In Campania, la situazione si presenta altrettanto complessa: i corsi d’acqua mostrano una tendenza alla riduzione e le criticità potrebbero intensificarsi nei mesi estivi. Nell’Irpinia, l’invaso di Conza, essenziale anche per altre regioni come la Puglia, a fine aprile risultava riempito solo al 74,52%, con 10,5 milioni di metri cubi in meno rispetto al massimo autorizzato e 4,76 milioni in meno rispetto al 2024. Sempre nella stessa area, la sorgente Sanità ha registrato in aprile la sua portata media più bassa degli ultimi dieci anni, con 3000 litri al secondo. Valori inferiori alla media si osservano anche alle sorgenti dei monti Picentini, di Cassano e di Serino. Questo fenomeno è il risultato di precipitazioni scarse nel corso dell’anno idrologico (-15% tra ottobre e marzo), unite agli effetti della precedente stagione siccitosa.
Secondo Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI, “Seppur a macchia di leopardo, considerando pure Sicilia e Sardegna, va delineandosi un aggravamento delle condizioni idriche nell’Italia meridionale con segnali di preoccupazione anche per alcune zone centrali della Penisola. A prevalere saranno inevitabilmente le logiche dell’emergenza, mentre registriamo che purtroppo continua a latitare la cultura della prevenzione: in Italia abbiamo dati, competenze e perfino risorse economiche, che necessitano solo di essere attivati dai soggetti decisori”.
In Calabria, i bacini artificiali Arvo, Ampollino e Passante mantengono livelli in linea con le medie stagionali, ma l’invaso del Menta ha raggiunto l’80% di riempimento, mentre quello di Alaco – al confine tra Vibonese e Catanzarese – mostra un deficit rilevante, pari al 47,5% rispetto alla capacità disponibile. In Molise, le piogge sui monti del Matese nel primo trimestre dell’anno sono risultate inferiori del 25% rispetto alla media, causando portate ai minimi storici per le sorgenti di Rio Freddo e Santa Maria dei Rivoli, secondo quanto rilevato dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale.
Situazione diversa in Abruzzo, dove l’invaso di Penne mostra buoni livelli con 8,47 milioni di metri cubi d’acqua. Nel Lazio, invece, continua a diminuire il livello dei laghi di Bracciano e di Nemi, che hanno perso altri due centimetri nell’ultima settimana. I flussi del Tevere e del Velino risultano in crescita, mentre calano quelli dell’Aniene. In Umbria, le portate dei fiumi Topino, Chiascio e Paglia si mantengono stabili, con il lago Trasimeno che ha registrato un incremento dell’altezza idrometrica pari a un centimetro. Ad aprile, la regione ha goduto di una pluviometria di circa 73 millimetri, superiore a quella dello stesso mese nel 2024.
Nelle Marche, i fiumi Potenza, Tronto, Nera e Sentino sono tornati a scendere, mentre gli invasi continuano ad alimentare le campagne, perdendo in una settimana 430.000 metri cubi. In Toscana, le abbondanti piogge degli ultimi mesi hanno mantenuto le portate dei fiumi ben oltre la media, con la Sieve e l’Arno in crescita rispettivamente del 232% e del 130%. In Liguria, dopo un periodo di piogge intense, i fiumi dei bacini orientali, prevalentemente a carattere torrentizio, sono nuovamente in calo.
Nel settentrione, la disponibilità idrica resta elevata grazie alle frequenti precipitazioni e allo scioglimento delle nevi in quota. In Valle d’Aosta, nonostante un lieve calo rispetto alla scorsa settimana, i fiumi Dora Baltea e Lys restano ben alimentati. In Piemonte, invece, i livelli dei fiumi Tanaro, Toce, Stura di Demonte e di Lanzo risultano in discesa, in alcuni casi sotto la media. In Lombardia, il deficit nevoso – pari a circa il 31% – ha influenzato negativamente il bilancio idrico, con un saldo negativo stimato in 372 milioni di metri cubi, cioè il 12,9% in meno. Nonostante questo, i Grandi Laghi mostrano livelli superiori alla media stagionale: il lago Maggiore raggiunge il 103,4% della capacità, mentre il Lario è all’81,8%, il Sebino al 92,1% e il Benaco al 95,7%.
Anche il Nord-Est registra un 2025 particolarmente umido ma anche più caldo. In Veneto, le piogge di aprile sono state superiori del 26% alla media, con picchi di oltre il 40% nei bacini dell’Adige e del Piave. Tuttavia, il manto nevoso ha subito un calo del 30% sulle Dolomiti e del 40% sulle Prealpi, a causa delle temperature anomale, superiori di 1,7 gradi alla media. Le portate fluviali risultano generalmente nella media o superiori, con l’Adige in aumento del 33%, il Bacchiglione del 16% e il Livenza del 17%.
In Emilia-Romagna, a parte il fiume Reno, che mostra un leggero incremento, tutti i corsi appenninici sono in calo, con livelli che rimangono inferiori del 42% rispetto alla norma. Il fiume Po, pur registrando una flessione nei territori piemontesi, è ben alimentato dagli affluenti lombardi ed emiliani, con una portata rilevata a Pontelagoscuro superiore di quasi 1000 metri cubi al secondo rispetto alla media.
Parallelamente, a livello globale si assiste a un riscaldamento record degli oceani. Il mar Mediterraneo, in particolare, continua a presentare temperature ben al di sopra della norma, con anomalie che vanno da +1 a oltre +3 gradi. Questo fenomeno, secondo Copernicus, comporta rischi significativi per gli ecosistemi marini, specialmente in un ambiente chiuso come il Mediterraneo. L’Adriatico centro-settentrionale è già interessato da una proliferazione algale che riduce l’ossigeno disciolto in acqua, minacciando la fauna marina, la pesca e anche il turismo, a causa della comparsa della mucillagine, come già accaduto nel 2024.
“È questo l’ulteriore indicatore dei molteplici interessi toccati dalla crisi climatica. In attesa di ancora lontane risposte planetarie in tema di mitigazione, ci appelliamo affinché, almeno dal livello nazionale a quello europeo, si abbandonino pregiudizi ed ideologismi evidentemente superati da trasformazioni epocali, che abbisognano di urgenti risposte concrete e realmente sostenibili” ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale dell’ANBI.