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Second hand economy, è boom nel 2020: risparmiate più di 10 tonnellate di CO2

Second hand economy: è boom nel 2020 

La second hand economy corre sempre più veloce e il 2020 è stato un banco di prova importante. Segnato dalla crisi e dall’emergenza pandemica, il cambio di passo non ha coinvolto solo le modalità di lavoro e socialità, bensì anche quelle d’acquisto. Dai complementi d’arredo all’abbigliamento, dagli oggetti tecnologici agli accessori, il mercato è riuscito a conquistarsi una fetta importante di pubblico. La conferma arriva da Subito, la prima piattaforma italiana per vendere e comprare, che conta oltre 13 milioni di utenti mensili. Nel 2020, tra giugno e dicembre, l’azienda ha infatti registrato una crescita del traffico del 14,5%, rispetto all’anno precedente. Accessori e Abbigliamento sono state le categorie più in crescita, portando a casa un +18% con 2,3 milioni di ricerche. 

Second hand economy: chi acquista usato 

Orologi, scarpe e borse sono tra gli oggetti più ricercate di questo anno. Mentre a spiccare a livello di marchio restano i classici brand come Gucci, Louis Vuitton e Fendi. Scelte che vengono sempre accompagnate da due parole chiave: vintage e unicità. Chi infatti fa compravendita di usato in abbigliamento e accessori è tecnologicamente evoluto e crede fortemente nel riuso e nel fascino dei vestiti vissuti.  Da una parte abbiamo infatti le “giovani metropolitane” under 35 che, social alla mano per instagrammare i pezzi vintage, scelgono i vestiti di seconda mano per un outfit ricercato, comprendendone l’utilità per combattere gli sprechi e fare economia, risparmiando e dando una seconda vita agli oggetti acquistati. Dall’altra, le “smart chic”, over 50, attente a uno stile di vita green e amanti del vintage. Vendono frequentemente, per necessità e per cambiare, e acquistano per passione cercando pezzi unici e scegliendo la second hand per ridurre gli sprechi, in un concetto di economia circolare. 

Second hand economy: l'impatto ambientale 

La second hand economy non è però solo una questione "vintage", bensì anche colletiva ed ambientale. Comprare e vendere usato è infatti un comportamento sostenibile di responsabilità sociale. Il riuso permette di  evitare la produzione di capi nuovi, risparmiando i costi ambientali di produzione e dismissione, calcolabili sia in termini  di emissioni che di materie prime.  Secondo quanto calcolato dall'Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL) per la piattaforma Subito, grazie alla compravendita, nel 2020 sono state risparmiate più di 10 tonnellate di CO2. Dietro ogni scelta di acquisto c'è quindi sempre una conseguenza a livello di impatto. Sapere che comprare un paio di sneakers usate fa risparmiare 13,6kg di emissioni, un giubbotto 13kg e un paio di jeans 33,4kg, può rappresentare un primo passo verso una consapevolezza nuova, da tenere bene in considerazione. 

 

 

 

 

 

 

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